Modigliani a Genova

una figuraccia a livello internazionale

Le infinite falsificazioni avvenute sin dall'indomani della morte di Modigliani, hanno dato in consegna a un pubblico meno esperto una visione deformata della sua reale produzione artistica: questo è uno dei motivi per cui il nome di Modigliani è molto spesso associato ai falsi. Tra le infinite querelle e i vari scandali che hanno coinvolto questo artista, alla memoria della maggior parte delle persone riaffiora costantemente il ricordo di quella che comunemente, e forse impropriamente, viene ricordata come la "beffa del 1984", evento che in linea di massima viene ricordato come il più grande scandalo collegato all'artista livornese, ma 'il caso di Genova', per come si sono evolute le successioni dei fatti e per il luogo prestigioso che ha ospitato la mostra di Modigliani, è senz'altro da ritenersi l'episodio più clamoroso di tutti i tempi.
Con il solo intento di lasciare ad ognuno la libertà di farsi un'opinione propria in merito a questo nuovo, e ci auguriamo anche ultimo "affaire Modigliani", in questa pagina viene riportata una cronistoria minuziosa di questo caso inclusi diversi articoli usciti su varie testate giornalistiche, svariati documenti emersi col passare del tempo e alcuni commenti personali e dei tanti appassionati che hanno vissuto sui social, insieme ai principali protagonisti, ogni passo di questa incredibile vicenda.

La mostra di Modigliani è stata allestita nell'appartamento del Doge di Palazzo Ducale di Genova, ed è stata coprodotta da Palazzo Ducale e da MondoMostre Skira, che ne ha affidato la cura a Rudy Chiappini. La durata di questa mostra era prevista per quattro mesi (16 marzo - 16 luglio), ma la notizia era già in circolazione alcuni mesi prima dell'inaugurazione. Il 15/03/2017, quindi un giorno prima dell'inaugurazione, ll Secolo XIX offre un'anteprima di questa mostra intervistando lo storico dell'arte Stefano Zuffi e il presidente di Palazzo Ducale Luca Borzani.

Il 3/02/2017 comparve sulla bacheca Facebook di Carlo Pepi un messaggio di una persona che gli chiedeva un parere in merito a questa mostra, allegando un articolo di un giornale nel quale si offriva alla vista un dipinto che sarebbe stato esposto in questa mostra genovese. Ovviamente, non potendo sapere quali opere sarebbero state esposte, il giudizio di Pepi si limitò al dipinto riportato nell'articolo (il grande nudo disteso), dichiarato da lui immediatamente falso.
Sempre attraverso Facebook, tre giorni dopo, il 6 febbraio, Carlo Pepi manifesta dei dubbi sulla mostra di Genova e il 17 aprile dichiara falso il "ritratto a Maria" che compariva tra le opere selezionate per questa esposizione genovese.
Nel frattempo l'esperto di Modigliani si procura il catalogo di Genova e il 29 aprile si espone pubblicamente, sempre attraverso Facebook, scrivendo un post dove dichiara che «rarissime sono le opere autentiche esposte a Genova» inoltre, ancora una volta, puntualizza il fatto di essere «il solo ad intervenire per frenare questo insostenibile generalizzato malcostume di fare mostre fasulle prendendo in giro il pubblico». 

Decido di andare a vedere questa mostra per il week end tra il 6/7 maggio e, appena uscito a Palazzo Ducale, scrivo un post dove esterno la mia meraviglia sulla logica con cui è stata allestita questa mostra, allegando alcune fotografie delle opere che non ritengo autentiche. 

18/05/2017 dal profilo Facebook di Carlo Pepi, si legge che Marc Restellini ha appoggiato la sua presa di posizione per 13 falsi esposti a Genova.

22/05/2017 la notizia viene battuta dall'Ansa che, dopo aver contattato Carlo Pepi, riporta la notizia delle 13 opere dubbie in esposizione a Genova, inoltre intervista l'esperto di Modigliani che si esprime in questi termini: «Stanno tutti zitti e buoni, ma la mostra su Modigliani a Genova andrebbe rivista perché secondo me ci sono almeno 13 opere dubbie. Inoltre tre dipinti "a doppia firma" sono male attribuiti, oltre che all'autore Kisling anche a Modigliani, che invece non c'entra nulla se non per esservi riprodotte delle sue opere. Perché i grossi espertoni continuano a non intervenire?». Il critico d'arte Carlo Pepi, grande esperto di Amedeo Modigliani, lancia dubbi sull'autenticità di opere esposte a Palazzo Ducale e aggiunge «Il mio invito è di verificare le opere che sono state e riunite nell'allestimento, perché ho la certezza che ce ne siano parecchie non autentiche». In questo articolo, Pepi, già fondatore ed ex direttore della Casa Natale Modigliani , viene ricordato come l'unico a non credere all'autenticità delle 3 teste ritrovate nei fossi di Livorno nel 1984 attribuite a Modigliani. L'intervista si chiude con queste sue parole «non è difficile accorgersi che ci sono diversi falsi in mostra a Genova. Mi è bastato vedere il catalogo».

La notizia viene ripresa dalle maggiori testate giornalistiche italiane, tra cui Repubblica che riporta la replica del Ducale e la relativa minaccia di querela che intendono avanzare contro Carlo Pepi per le sue dichiarazioni: «L'unico quadro che Pepi cita, il ritratto di Soutine, è stato esposto a Parigi, a Losanna, Pisa, Torino: tutti questi dati sono presenti nel catalogo. Così come nel catalogo è chiara la documentazione di tutte le opere esposte, che hanno una fitta bibliografia sia per esposizioni sia per pubblicazioni - dice il presidente di Palazzo Ducale, fondazione per la Cultura, Luca Borzani - il curatore dell'esposizione, Rudy Chiappini, è persona di grande prestigio che ha firmato esposizioni importanti, dal Moma di New York a Palazzo Reale a Milano. Come Palazzo Ducale stiamo valutando tutte le condizioni per una querela per danni morali e materiali nei confronti di Pepi per le sue affermazioni». Nello stesso articolo viene riportato il commento del curatore della mostra Rudy Chiappini critico e storico dell'arte, membro del Comitato di direzione della mostra su Modigliani a Palazzo Ducale che risponde così alle accuse rivolte a Carlo Pepi: «Affermazioni infondate, strumentali e pretestuose». Il curatore della mostra di Genova continua: «Non conosco Pepi, che pure viene definito 'un grande esperto di Modigliani' e non mi risultano sue pubblicazioni scientifiche e mostre curate sul grande livornese so solo che ha avuto divergenze su alcune opere con gli Archivi e vedo che basa il suo giudizio su semplici intuizioni tutte sue, fatte oltretutto basandosi sulla riproduzione in catalogo. Parla di falsi ma poi ammorbidisce il tono e invita alla verifica». Chiappini prende in considerazione due delle opere esposte e descritte da Pepi prima come false e poi come dubbie: «il "Nudo disteso" e il "Ritratto di Chaim Soutine", quest'ultimo già esposto a Pisa nel 2014 e a Torino nel 2015" in due mostre curate dal Centre Pompidou - ha detto Chiappini - non hanno suscitato alcuna riserva. Eppure Pepi è toscano, a Pisa avrebbe potuto andare a vederlo». «Sono assolutamente infondate e anche strumentali visto che escono a due mesi dall'inaugurazione della mostra e direi anche nell'imminenza delle elezioni. Tutte le opere esposte sono originali e le accuse pretestuose e infondate. Quindi ci sarebbero tutti i termini della querela e anche di una richiesta da parte degli organizzatori di risarcimento per danno di immagine» conclude Chiappini. Leggiamo anche una precisazione da parte di Pepi: «Ho subito notato, ad esempio, che un nudo è la copia di un originale di Modigliani venduto a valori esorbitanti. Ma ci sono anche ritratti non suoi come, per esempio, uno del suo amico parigino Soutine, un altro come "Maria" ed altri». Pepi, in totale, individua nella rassegna di Genova "almeno 13" opere non autentiche, più "i tre che sono di Kisling ma certamente non di Modigliani". Carlo Pepi, riconosciuto a livello mondiale come un grande esperto di Modigliani e incaricato pure da più tribunali di stilare perizie sulla materia, riferisce al giornalista de La Repubblica che «Il mondo è pieno di falsi Modì, io li riconosco subito. Mi sottopongono in continuazione l'esame di opere non originali, sono allenato», e tiene a dire anche: «Mi sono dimesso da Casa Natale Modigliani, che fondai, e poi dagli Archivi Modigliani perché, unico tra i curatori, mi rifiutavo di autenticare opere che a mio parere erano palesemente false».

Anche il quotidiano genovese Il Secolo XIX riprende la notizia riportata da Repubblica, aggiungendo una dichiarazione di Carlo Pepi il quale spiega che «L’attribuzione di opere a Modigliani è spesso controversa, talora ho preferito non fare polemica. Ma quando mi sono trovato tra le mani il catalogo della mostra di Genova e ne ho viste 13 false tutte insieme... allora mi sono detto che era troppo»

Sempre nell'articolo pubblicato on-line da Il Secolo XIX, riguardo all’elenco delle opere “dubbie”, leggiamo il commento di Pepi il quale riferisce di essere convinto che vi sia un gruppo di opere «platealmente false» e un gruppetto di più difficile attribuzione: nel primo gruppo ci sono le due opere indicate sul catalogo con i numeri 9 e 9bis, ovvero “Cariatide rossa” e “Gli sposi”, “Chaim Soutine” (numero 19), “Nudo disteso” (33, in cima alla pagina), il disegno “Ritratto di Moise Kisling” (36) e “L’atelier di Moise Kisling” (37), «attribuito a lui ed erroneamente a Modigliani»; analoga contestazione viene mossa alle opere indicate con i numeri 38 e 39, la “Testa di donna” (45), il “Ritratto femminile” (56) e il “Ritratto di Maria” (60).

Nello stesso articolo leggiamo anche la replica di Palazzo Ducale nella persona di Luca Borzani, presidente della Fondazione Ducale, il quale spiega che «sono tutte opere già pubblicate o già esposte nel tempo. L’opera cui fa riferimento Pepi è stata esposta a Losanna nel 1994, a Parigi nel 2003 in una mostra curata dal Centro Georges Pompidou, a Pisa nel 2014 e a Torino nel 2015. È evidente che tutte le sue considerazioni saranno esposte al curatore, Rudy Chiappini, che è un docente di chiara fama, grande esperto di Modigliani. È nostra intenzione considerare una querela per danni morali e materiali».

Rintracciato dal Secolo XIX, anche Rudy Chiappini ha confermato le parole di Borzani: «Sono opere più volte esposte in musei o gallerie di alto livello. Le polemiche? Preferiscono starne fuori: io sono in Svizzera e resto in Svizzera...».

23/05/2017 Il Tirreno pubblica un articolo nel quale viene fatto un riassunto della vicenda e vengono riprodotte per la prima volta le immagini delle opere poste in dubbio da Carlo Pepi.

Quei Modì sembrano falsi
Modigliani accuse e scontro su 13 opere esposte a Genova

24/05/2017 il prestigioso Institut Restellini, lancia attraverso il suo profilo Facebook un messaggio a sostegno della tesi di Carlo Pepi. Il messaggio porta la firma dello storico dell'arte francese e direttore della Pinacothèque de Paris e di Singapore Marc Restellini, conosciuto nel mondo dell'arte come uno dei massimi esperti di Modigliani e considerato come un vero pioniere nelle analisi scientifiche sulle opere dell'artista.


Esposizione Modigliani a Genova.
Nuovo scandalo attorno a Modigliani. Finalmente una serie di articoli coraggiosi sono stati pubblicati da ieri al riguardo di questa manifestazione.
Questa esposizione è dubbia, ho dovuto segnalare questa situazione alle autorità italiane non appena ne ho visto il contenuto.
L'istituto conosce queste opere perché sono dei falsi, noi disponiamo dell'insieme della documentazione e della documentazione scientifica per dimostrarlo.
Si tratta di contraffazioni note per almeno un terzo dei dipinti esposti. Non vedevamo una cosa del genere dalla condanna, con arresto, di Christian Parisot per contraffazione. Felicitazioni a Carlo Pepi per il suo intervento. Questa esposizione inganna gravemente il pubblico e nuoce all'immagine ed alla notorietà di Amedeo Modigliani. Siamo estremamente vigili e lo saremo per garantire l'integralità dell'opera ed il piacere del pubblico.
Marc Restellini

Esposizione Modigliani a Genova.
Nuovo scandalo attorno a Modigliani. Finalmente una serie di articoli coraggiosi sono stati pubblicati da ieri al riguardo di questa manifestazione.
Questa esposizione è dubbia, ho dovuto segnalare questa situazione alle autorità italiane non appena ne ho visto il contenuto.
L'istituto conosce queste opere perché sono dei falsi, noi disponiamo dell'insieme della documentazione e della documentazione scientifica per dimostrarlo.
Si tratta di contraffazioni note per almeno un terzo dei dipinti esposti. Non vedevamo una cosa del genere dalla condanna, con arresto, di Christian Parisot per contraffazione. Felicitazioni a Carlo Pepi per il suo intervento. Questa esposizione inganna gravemente il pubblico e nuoce all'immagine ed alla notorietà di Amedeo Modigliani. Siamo estremamente vigili e lo saremo per garantire l'integralità dell'opera ed il piacere del pubblico.
Marc Restellini

Questo annuncio di straordinaria rilevanza, viene riportato nei giornali online di Firenze Post e Liguria Notizie.it e in un piccolo articolo de Il Tirreno che uscirà il giorno successivo.

Dopo l'allarme lanciato da Carlo Pepi: Quei Modì ancora nel mirino. Marc Restellini: tutti sanno che un terzo delle opere è falso

25/05/2017 Carlo Pepi chiede al Comune di Livorno di ritirare le tre opere date in prestito alla mostra di Genova e il giorno dopo, sempre attraverso la sua pagina Facebook, l'esperto di Modigliani dà una spiegazione della sua istanza.

Livorno ritiri i suoi Modì da Genova

27/05/2017 esce un articolo su Il Corriere della Sera (inserto Corriere Fiorentino) e il giorno seguente Pepi lascia ancora un messaggio nel quale mette in evidenza le proprie competenze in materia; una scelta sicuramente dettata dal fatto che sui vari giornali cartacei e online, la sua lunga carriera, relativamente alle attribuzioni, risulta limitata alla sola vicenda del 1984, quando risultò essere l'unico esperto a schierarsi per la falsità delle teste 'pescate' nei fossi livornesi.

A questo riguardo, intendo fare chiarezza sulla carriera di uno dei protagonisti principali del mio libro, Carlo Pepi, raccontando alcune delle sue battaglie.

29/05/2017 esce su La Nazione un articolo nel quale viene riportata un'intervista a Carlo Pepi che come sua consuetudine non usa mezzi termini: «È una mostra indecorosa e mi domando dove siano i grandi esperti d’arte, quelli che appaiono in televisione, a Genova ci sono circa 13 opere dubbie, che neanche un bambino autenticherebbe» [...] Le opere a cui si riferisce Pepi – esposte tra pannelli con inesattezze biografiche e frasi che Amedeo non avrebbe mai detto - sono alcuni ritratti (tra cui quello di Chaim Soutine), degli studi di cariatidi, un nudo e tre nature morte attribuite a Moïse Kisling e all’artista italiano. «Lo sanno tutti che Modigliani non ha mai firmato nature morte, genere che detestava alla pari del paesaggio, tanto più a 4 mani! È pura fantascienza! Invito chiunque ad andare a visitare la mostra per rendersi conto di cosa è stato esposto». Conclude così Carlo Pepi, mentre da Parigi arriva anche l’appoggio dell’esperto Marc Restellini, attualmente impegnato nella pubblicazione del catalogue raisonné Modigliani: «per oltre un terzo dei dipinti esposti si tratta di falsi e disponiamo di tutte le prove scientifiche per dimostrarlo. Ho già segnalato il fatto alle autorità italiane».

Falsi Modì esposti a Genova. E i francesi danno ragione a Pepi

Esce anche un articolo su Repubblica nel quale si legge la riposta del sindaco Nogarin alla richiesta di Carlo Pepi di ritirare le opere date in prestito alla mostra di Genova. Nogarin chiede un «Immediato ritiro delle 13 opere sospette dalla mostra di Modigliani di Genova: i curatori facciano chiarezza su come sia potuto accadere questo "incidente"» e continua «Se ciò non avverrà, saremo costretti a pretendere la restituzione dei nostri dipinti, allo scopo di tutelare l'immagine di Livorno e soprattutto quella di Modì che troppe volte, nel recente passato, è stata compromessa». «Ciò che non possiamo accettare - commenta Nogarin - è che le nostre opere siano accostate a dei falsi: i tre quadri che abbiamo prestato, come ammesso dallo stesso Pepi, sono autentici e noi pretendiamo che questo dato di fatto sia riconosciuto sia dagli organizzatori che da Palazzo Ducale. La linea deve essere molto netta. Da un lato c'è il patrimonio universalmente riconosciuto di un artista e della sua città, dall'altro c'è chi specula sulla sua figura. Noi abbiamo il dovere di tutelare la produzione di Modigliani da ogni sospetto anche fosse solo velato. Per il resto, attenderemo i risultati delle indagini che le autorità competenti stanno già avviando». Da Palazzo Ducale arrivano i ringraziamenti di Rudy Chiappini al primo cittadino di Livorno: «ringraziamo il sindaco Nogarin di cui condividiamo lo spirito e intendiamo rassicurarlo. Proprio in questo senso abbiamo dato mandato ai nostri legali di tutelare in tutti i modi, l'immagine morale e materiale, degli organizzatori della mostra e del curatore». Gli organizzatori dell'esposizione, Mondomostre e Palazzo Ducale, ribadiscono quello che il curatore continua a ripetere: «Tutte le opere presenti in mostra sono già state presenti in grandi mostre presso prestigiose istituzioni, ciascuna ha una propria fitta scheda di catalogo, con una propria bibliografia. E sono disposti a presentare queste affermazioni in ogni sede dovuta». Nogarin però affonda il colpo, anche se non compie il gesto clamoroso di ritiro delle opere prestate alla mostra genovese: «Pepi è il massimo esperto in Italia del lavoro di Modì, ha avuto ragione nel 1984 a proposito delle famose teste e non ho ragione di credere che stia commettendo un errore in questo caso - spiega il sindaco - se non chiediamo il ritiro immediato delle opere è solo per rispetto del Comune di Genova cui abbiamo concesso il prestito prima e ora concediamo il beneficio del dubbio» .

30/05/2017 Carlo Pepi lancia un appello agli storici dell'arte italiani: «Lasciate da parte per un momento le vostre teorie ed andate a vedere la mostra di Modigliani a Genova. Voglio sperare che alcuni di voi abbiano "occhio" per rendersi conto della serie di porcherie che sono state esposte e prendete finalmente ed almeno una volta nella vita posizione dando il vostro contributo concreto a porre fine all'indecente, impunito proliferare dei falsi! Occupatevi in modo concreto della unicità, e sacralità dell'opera d'Arte ed assieme facciamo barriera al fine di far cessare l'invalso, impunito malcostume di mettere in circolazione miriadi di falsi! Voglio sperare che qualcuno di voi abbia le capacità, l'amor proprio ed il coraggio di prendere posizione».

Carlo Pepi si appella agli storici dell'arte italiani: Lasciate da parte per un momento le vostre teorie ed andate a vedere la mostra di Modigliani a Genova. Voglio sperare che alcuni di voi abbiano - occhio -  per rendersi conto della serie di porcherie che sono state esposte e prendete finalmente ed almeno una volta nella vita posizione dando il vostro contributo concreto a porre fine all'indecente, impunito proliferare dei falsi! Occupatevi in modo concreto della unicità, e sacralità dell'opera d'Arte ed assieme facciamo barriera al fine di far cessare l'invalso, impunito malcostume di mettere in circolazione miriadi di falsi! Voglio sperare che qualcuno di voi abbia le capacità, l'amor proprio ed il coraggio di prendere posizione


Questo appello non passa inosservato. Diversi storici dell'arte, i cui nomi sono protetti dal segreto istruttorio, rispondono alla chiamata manifestando il proprio sostegno a Carlo Pepi e a Marc Restellini per la loro presa di posizione contro i falsi esposti a Genova. Tra queste mail inviate a Pepi, compaiono dei nomi prestigiosi della storia dell'arte i quali, dopo aver analizzato la storia, provenienza, esposizioni ed autenticazioni delle opere incriminate, si sono resi disponibili ad avallare davanti a un Tribunale, nel caso ve ne fosse bisogno, la tesi di inautenticità mosse dai due esperti di Modigliani.

Sul giornale online di Liguria notizie leggiamo che i carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico di Roma si stanno occupando dello scandalo genovese e starebbero svolgendo accertamenti. La notizia viene confermata il giorno successivo sul giornale online Il Secolo XIX in cui viene riportata la notizia che «il collezionista toscano Carlo Pepi si era già rivolto ai carabinieri, con un esposto riepilogativo e fornendo a ruota un po’ di documenti, la propria testimonianza e accompagnando il tutto con l’elenco di altri potenziali esperti da ascoltare per trovare riscontro di certe perplessità». Inoltre veniamo a conoscenza che da questo esposto «ne è nata un’indagine dell’Arma, che ha cominciato a visionare carteggi sulle opere contestate ed è in contatto con la Procura di Genova, ancorché non sia facile al momento prevedere che piega prenderanno gli accertamenti». In una nota emessa nel pomeriggio del 30 maggio, Palazzo Ducale e MondoMostre Skira hanno precisato che:
- la mostra “Modigliani” è stata co-prodotta da Palazzo Ducale e da MondoMostre Skira, che ne ha affidato la cura a un comitato direttivo presieduto da Rudy Chiappini, già direttore del Museo d’Arte Moderna di Lugano, e composto da Dominique Viéville, già direttore del Museo Rodin di Parigi, e da Stefano Zuffi , noto critico d’arte;
- la documentazione in possesso conferma «l’autenticità di tutte le opere presenti in mostra», già esposte e pubblicate su cataloghi ragionati e su cataloghi di altre esposizioni di livello internazionale con una pluralità di curatori diversi;
- Palazzo Ducale e MondoMostre Skira «ritengono l’apertura dell’indagine utile» e intendono prestare la massima collaborazione agli organi inquirenti;
- Palazzo Ducale e MondoMostre Skira sono «fermi nell’intento di tutelare la propria immagine e il proprio operato in tutte le sedi competenti», anche «a conferma di una lunga attività espositiva ampiamente apprezzata» e «hanno già dato mandato ai propri legali di procedere giudizialmente».
Nei prossimi giorni - si legge - «sarà presente a Genova il professor Chiappini per illustrare le scelte operate».

31/05/2017 apprendiamo che la procura di Genova ha aperto un fascicolo sui presunti falsi di Modigliani esposti nella mostra a Palazzo Ducale. L'inchiesta, in mano al procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio e al pm Michele Stagno, è a carico di ignoti e il reato ipotizzato è quello di una violazione del codice dei beni culturali e paesaggistici.
Nelle prossime ore gli inquirenti potrebbero anche incaricare un perito che analizzi le opere contestate per capire se siano autentiche o meno. Veniamo anche a conoscenza che gli specialisti dell’Arma nei giorni scorsi si sono recati a Palazzo Ducale per acquisire i documenti relativi alle opere esposte, provenienti da alcuni musei e da collezioni private.

Carlo Pepi: quei Modigliani esposti a Genova sono falsi

Guerra sui 13 Modigliani sospetti - E alla mostra di Genova arrivano i carabinieri



31/05/2017 GENOVA INCHIESTA PROCURA SUI FALSI MODIGLIANI - Andato in onda sul Tg1 -Tg2
Dopo l'esposto presentato da Carlo Pepi e Marc Restellini considerati i massimi esperti mondiali di Modigliani, la procura di Genova ha aperto un'inchiesta sui presunti quadri falsi di Modigliani esposti a Palazzo Ducale. Al momento il fascicolo è contro ignoti. Sarà un perito ad analizzare le opere.



01/06/2017 sulla rivista online Left, viene pubblicato un lodevole articolo a cura della storica dell'arte e scrittrice, Anna Maria Panzera, che ben descrive la levatura dei due esperti di Modigliani, sottolineando le loro rispettive caratteristiche.

Nello stesso giorno veniva resa nota la notizia che sarà Mariastella Margozzi, storica dell’arte della Galleria d’Arte Moderna e già direttrice del Museo Boncompagni Ludovisi, a provare a dirimere la querelle sui 13 dubbi Modigliani esposti a Palazzo Ducale a Genova nella mostra dedicata all’artista livornese. L’esperta d’arte è stata incaricata dalla procura del capoluogo ligure, che ieri ha aperto una inchiesta per violazioni del codice dei beni culturali. Nei prossimi giorni inizierà a studiare le carte e la documentazione presa dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale di Roma relativa ai dipinti su cui vi sarebbero dubbi sulla effettiva paternità.

Modì e i presunti falsi. Inchiesta della Procura e arriva il super-perito

Modì e i presunti falsi. Inchiesta della Procura e arriva il super-perito

04/06/2017 un utente di Facebook che ha seguito la vicenda sin dall'inizio, pubblica sulla sua pagina un post che ottiene un gran successo e molte condivisioni. Oltre a congratularsi con Carlo Pepi e Marc Restellini per il coraggio dimostrato nel denunciare i falsi esposti a Palazzo Ducale, l'autore del post mette sotto accusa gli organizzatori della mostra di Genova evidenziando il fatto che le opere incriminate dai due esperti di Modigliani sono prive dei requisiti per essere esposti in un museo autorevole come il Ducale e che alcune di queste opere sono accompagnate da certificazioni di autenticità redatte da Christian Parisot. Inoltre scrive un pensiero più che condivisibile, cioè che se non fossero intervenuti i due esperti, dopo questa esposizione avvenuta in un luogo così prestigioso, queste opere si sarebbero create un 'pedigree' considerevole per effetto del quale avrebbero poi avuto le carte in regola per essere esposte in altre mostre altrettanto importanti.

05/06/2017 esce su Repubblica la replica di Chiappini: «Ecco le prove dell'autenticità delle opere, non ne ha invece chi ci accusa». Tramite una conferenza stampa, gli organizzatori della mostra "Modigliani" di Palazzo Ducale hanno presentato la documentazione relativa a tutte le opere contestate da Carlo Pepi e da Marc Restellini. Stefano Zuffi del comitato scientifico, il curatore Rudy Chiappini, Massimo Vitta Zellman, presidente Mondomostre Skira e Luca Borzani, presidente di Palazzo Ducale hanno rivendicato la rigorosità del proprio lavoro. E Palazzo Ducale ribadisce: «Abbiamo scelto il più qualificato partner per organizzare l'esposizione, Mondomostre Skira, ed è stato coinvolto un curatore dal profilo incontestato».
Anche su Il Secolo XIX viene ribadita la difesa del Ducale contro le accuse di Pepi e Restellini che hanno portato la Procura del capoluogo ligure a indagare sul caso «sono tutte di sicura attribuzione al pittore livornese», queste le parole di Rudy Chiappini e Stefano Zuffi. «Abbiamo fatto scelte “prudenziali” - ha detto Chiappini - Non abbiamo voluto portare nuove attribuzioni. Anche se ci sono giunte parecchie segnalazioni di opere importanti, inedite, molto belle. Non abbiamo ceduto alla lusinga di presentare nuove opere. Abbiamo puntato su opere presenti in cataloghi ragionati, grandi mostre, libri dedicati a Modigliani ed expertise che le accompagnavano. Ci siamo affidati alla comunità museale».
Quanto al fatto che alcune opere esposte siano di Kisling e non di Modigliani (un’altra delle accuse di Pepi e Restellini), Zuffi ha spiegato che «le abbiamo messe in una sezione con un colore diverso dal resto della mostra per documentare il rapporto biografico, personale, amicale tra i due artisti. Nel catalogo, nelle schede e nel saggio è stato specificato che il rapporto tra i due può aver portato anche a una partecipazione marginale e piccola di Modigliani in alcune nature morte di Kisling. Per il resto, i due hanno stili completamente diversi».
Da parte sua, il presidente di Mondomostra Skira, Massimo Vitta Zellman, ha ricordato che «abbiamo organizzato 5 mostre su Modigliani, tra cui quella al Vittoriano, ci siamo affidati ai pareri della comunità museale, il Pompidou in passato e oggi Chiappini. Sospetto che l’anniversario della morte dell’artista porti a un “agitarsi” di presunti esperti che vogliono accreditarsi». Poi Vitta Zellman e Chiappini hanno criticato Restellini e Pepi: «La Pinacothèque de Paris di Restellini è uno spazio vuoto, che è stato chiuso 3 anni fa», mentre «Pepi non ha pubblicato alcuno studio. Restellini dal 1997 annuncia di voler pubblicare un catalogo ragionato, sono passati 20 anni senza giungere a risultati concreti».
Da tutte queste “contro-deduzioni” è nato un dossier di 90 pagine che è stato consegnato alla Procura, come ha ricordato il presidente della Fondazione Palazzo Ducale, Luca Borzani: «C’è stata una richiesta di informazioni da parte della Procura, cui abbiamo risposto. Sappiamo che è stato aperto un fascicolo. Noi siamo disponibili». Borzani ha ricordato a sua volta che l’indagine è su 7 opere: «A guardare sui siti, ogni mostra di Modigliani ha trovato detrattori. Ma io non voglio mettermi su questo tema. Voglio ribadire che abbiamo aperto una mostra con un partner importante e una curatela fuori discussione. Le opere sono a catalogo o sono state esposte, sono in cataloghi tedeschi, di Roma, di Torino».
Riguardo alle opere contestate, leggiamo la risposta del principale curatore della mostra Rudy Chiappini che spiega, ad esempio, che di “Cariatide rossa/Gli sposi” si conosce la proprietà dal 1930; negli anni Settanta è stata della newyorchese Perls Gallery che ha donato opere di Modigliani al Metropolitan e ci sono anche tre expertise tra cui quella di Anka Zborowska, moglie del maggior mecenate e mercante di Modigliani. Il “Ritratto di Chaim Soutine” è stato esposto in due mostre a Pisa e Torino curate dal Centre Pompidou. Il famoso “Nudo disteso”, ritratto di Cèline commissionato dal marito Noel Howard, è stato nella sua collezione fino al ‘40, è stato esposto al Vittoriano e a Bonn e «colori e pigmenti sono stati persino analizzati da un laboratorio tedesco».

Nel giornale online de Il Secolo XIX viene pubblicato anche un video tratto dalla sopracitata conferenza dove Stefano Zuffi rimarca la ben nota amicizia che ha legato per anni Modigliani e Kisling e riguardo alle tre nature morte attribuite anche all'artista livornese, dichiara che «non è da escludere, e un saggio e le schede in catalogo avanzano questa ipotesi che ho raccolto e trasferito nell'esposizione, che Modigliani almeno in uno di questi tre casi, sia personalmente intervenuto nel dipingere la riproduzione di un suo quadro presente in mostra».


La notizia viene riportata anche sul giornale online Genova24.it e in quello di Mentelocale.it nel quale troviamo una video intervista a Rudy Chiappini il quale dichiara che «i criteri di selezione di questa mostra sono stati dei criteri assolutamente conservativi, non abbiamo cercato di fare nessuna nuova attribuzione e abbiamo esposto delle opere che hanno tutte una storia sia a livello di provenienza sia a livello di esposizione sia a livello di expertise per cui noi siamo assolutamente sicuri che queste opere, accettate fino ad oggi dalla comunità scientifica internazionale, senza alcuna riserva sono assolutamente di Modigliani». In questo video vediamo anche l'intervista a Stefano Zuffi del comitato scientifico del Ducale, che in aggiunta al video precedente, a proposito della grande amicizia che legava Modigliani e Kisling, aggiunge che questo «rapporto umano può anche essersi anche in parte tradotto in una simpatica, divertita, collaborazione tra i due».

Intanto la notizia della presenza dei falsi a Genova inizia a circolare oltre i confini italiani, dagli Stati Uniti, alla Russia e il 10/06/2017 il quotidiano francese Le Monde pubblica un articolo sui Modigliani "sospetti" a Genova. Siamo ormai di fronte ad uno scandalo internazionale.

SOSPETTI SU DEI MODIGLIANI - Jerome GAUTHERET - Corrispondente da Roma: La manifestazione si è aperta al Palazzo Ducale di Genova, il 16 marzo, con grande entusiasmo. La Repubblica ha parlato di “Modigliani Show”, mentre La Stampa salutava il figlio della patria divenuto genio a Parigi, il “pittore che si era fatto amare dal bel mondo” – in realtà, Amedeo Modigliani, morto a 35 anni, nella miseria, nel 1920, non ha goduto in vita che di una fama molto limitata. Opere giunte dai maggiori musei, da Anversa a Parigi (Museo Picasso, Beaubourg, l’Orangerie), sono state prestate per l’evento. In breve, l’esposizione che durerà fino al 16 luglio, aveva un’andatura molto fiera. Eppure, da alcune settimane, l’ambiente dell’Arte italiano è agitato da una violenta polemica, che ha provocato l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Genova. Il caso è stato rivelato nel mese di maggio dal critico d’arte Carlo Pepi. Sulla sua pagina Facebook, mette in dubbio l’autenticità di numerose opere esposte. In Italia, Pepi non è chissà chi: questo collezionista autodidatta si è fatto conoscere nel 1984 per un caso passato ai posteri con il nome della “burla di Livorno”. Per il centenario della nascita del maestro, il comune di Livorno aveva tentato di verificare una leggenda: quella che vuole che l’artista abbia gettato alcune sculture nel Fosso Reale del porto della città. Dragando il fondo del canale, gli agenti hanno trovato tre teste scolpite, immediatamente attribuite a Modigliani. Carlo Pepi sollevò dei dubbi e, qualche giorno più tardi tre studenti rivelarono di aver realizzato una delle opere, prima che un artista locale dichiarò di essere l’autore delle altre due. Questo scandalo costò l’incarico al sovrintendente della Galleria d’arte moderna di Roma e alla conservatrice dei musei della città di Livorno. Dotato di indubbia sagacia e di una incontestabile conoscenza di Modigliani, Pepi afferma oggi che almeno 13 opere esposte a Genova, ossia un terzo del totale, sono dubbie. Ha richiesto il ritiro delle tele sospette, ma gli organizzatori della manifestazione hanno replicato: Rudy Chiappini, membro del comitato di direzione dell’esposizione ha definito le accuse come “infondate e pretestuose” ricordando l’assenza di pubblicazioni scientifiche di Carlo Pepi e l’ombra di “strumentalizzazione politica”. Il Francese Marc Restellini entra allora in scena: afferma di aver trasmesso ai carabinieri un dossier a dimostrazione dell’ampiezza della frode. Questo storico dell’arte che ha organizzato l’esposizione Modigliani al Palazzo del Luxembourg nel 2002 è considerato come il maggior esperto dell’artista, ha classificato 400 delle sue opere – e reperito 200 falsi. “Nessun pedigree serio è stato fornito per i tredici dipinti incriminati nell’esposizione di Genova” – afferma – Che dire di opere che appaiono negli anni ‘90 nel cataloghi di un esperto, Christian Parisot, più volte condannato dalla Giustizia? Il ritratto di Soutine, l’ho avuto in mano: è un falso. Anche il suo proprietario lo sa.” Una mancanza del diritto di esercitare con verità dei diritti morali, l’opera del pittore è una preda ideale per i falsari. La quotazione astronomica dell’artista - nel 2015, un Nudo Disteso è stato aggiudicato per circa 160 milioni di Euro a New York – ha fatto ben nascere delle vocazioni. Quando un Modigliani dubbio viene esposto a fianco di opere dal pedigree incontestabile, i visitatori vengono truffati, i comitati scientifici colti in difetto, ma l’opera acquisisce un aspetto di rispettabilità – una truffa in stile classico, la cui posta in gioco, con Modigliani, si eleva a molte decine di milioni di Euro..


A Gênes, soupçons de faux sur l’exposition Modigliani. Deux critiques d’art, l’un italien, l’autre français, mettent en doute l’authenticité d’un tiers des toiles du maître exposées au Palazzo Ducale.

12/06/2017 un appassionato e buon conoscitore di Modigliani, pubblica sulla sua bacheca Facebook una elaborazione grafica 'genesi di un falso' che mette in evidenza delle 'strane similitudini' tra il 'grande nudo disteso- Celine Howard' esposto a Genova e due opere originali di Modigliani: Nudo coricato dal cuscino bianco 1917 (olio su tela 60X92 Staatsgalerie - Stoccarda - Prov. Léopold Zborowski) Nudo sdraiato con le mani al viso 1917 (olio su tela 60X92 Collezione Netter - Prov. Léopold Zborowski). In seguito a una censura da parte di Facebook per violazione "displaying nudity" il post è stato rielaborato 'artigianalmente' dall'autore che ha provveduto a coprire le parti intime presenti nel dipinto.

15/06/2017 Marc Restellini torna all'attacco con un comunicato pubblicato sulla pagina dell'institut Restellini:

In risposta agli organizzatori in riferimento alla scandalo dell’affare Modigliani a Genova. Le risposte degli organizzatori dell’esposizione alla denuncia che ho depositato presso le autorità italiane concernenti l’esposizione dei falsi noti a Palazzo Ducale di Genova rivelano una vera e propria fiera delle falsità. Tra le conferenza stampa e le differenti interviste che leggo sulla stampa italiana devo appellarmi ai seguenti fatti: - Ho informato le autorità italiane in maniera sostenuta sulla base di indicazioni scientifiche che attestano elementi di prova concernenti le contraffazioni. - Tutte le opere interessate, contrariamente a ciò che è stato detto, non si basano su ALCUNA documentazione antica e non sono apparse, nel migliore dei casi, prima del 1970. Ciò che è dichiarato dagli organizzatori intervistati è assolutamente falso. Nessuna di queste opere dispone delle seppur minima traccia documentale credibile, seria, d’epoca. E quando esistente, si tratta di documentazione, con tutta probabilità, falsificata. - Gli argomenti degli intervenuti sono molto pericolosi per la loro difesa poiché tutti mi conoscono perfettamente ed hanno avuto modo di lavorare con me in passato. Per alcune di queste opere, conoscono perfettamente la mia posizione sull’autenticità. Non possono, ad iniziare dal responsabile dell’esposizione ed il suo curatore, dichiarare di non esserne a conoscenza. Così facendo, corrono un rischio molto grande dimostrando così la loro collusione con questa enorme frode che consiste nell’esporre ed ingannare un pubblico che non ha la competenza per giudicare ciò che loro impongono benché debbano essere i garanti dell’integrità e dell’autenticità delle opere che espongono. - Gli organizzatori si rifugiano dietro a partecipazioni ad esposizioni di Musei nazionali francesi per validare delle opere contraffatte, lasciando così intendere che le istituzioni nazionali francesi sarebbero disponibili nell’aiutarli a validare dei falsi noti. Ho, a questo titolo, informato il Ministro della Cultura francese ed informerò, ugualmente e tenuto conto della vastità dello scandalo, il Procuratore della Repubblica francese per fare luci su questi atti illeciti. - Ricordo, tuttavia, a tutti gli interessati che dispongo di una sentenza di giustizia della Corte di appello di Parigi che mi conferisce un diritto ed un obbligo morale importante in qualità di esperto, legata al mio ruolo ed alla mia conoscenza dell’artista, di denunciare e di agire contro azioni fraudolente a cui io venga a conoscenza. Ho avuto il torto di pensare che le condanne a carico del falsario Christian PARISOT fossero sufficienti a far sparire i falsi da lui pubblicati. Non è stato chiaramente sufficiente ed è la ragione per cui, in virtù del giudizio, richiederò il sequestro e la distruzione di queste opere e, d’altra parte attuare, a partire da oggi, un servizio nell’Istituto Restellini che si porrà lo scopo di porre fine all’attività di ogni istituzione o individuo ritenuti complici nell’esporre e nella diffusione di falsi Modigliani.


In risposta agli organizzatori in riferimento alla scandalo dell’affare Modigliani a Genova. Marc Restellini.



16/06/2017 da un articolo pubblicato su Il Giornale, apprendiamo che si attende a giorni la perizia di Mariastella Margozzi, direttrice della Galleria d'arte moderna di Roma interpellata dagli inquirenti dopo l'apertura di un fascicolo presso la procura di Genova riguardo alle opere incriminate da Pepi e Restellini. In questo articolo Rudy Chiappini, a proposito di Restellini, asserisce che l'esperto francese: «annuncia nel 2001 di voler pubblicare un suo catalogo ragionato - Il 1° gennaio 2015 l'Institut Wildenstein di Parigi, che gli aveva commissionato l'incarico, gli ha ritirato il mandato». Inoltre leggiamo «che tra gli autori dei cataloghi di riferimento per questa mostra c'è Christian Parisot. Con Restellini non si amano affatto e sono stati protagonisti in passato di vicende giudiziarie a dir poco surreali circa falsi Modigliani».


si attende a giorni la perizia di Mariastella Margozzi, direttrice della Galleria d'arte moderna di Roma interpellata dagli inquirenti dopo l'apertura di un fascicolo presso la procura di Genova riguardo alle opere incriminate da Pepi e Restellini.

Dopo aver letto il catalogo della mostra di Genova, decido di rispondere a Rudy Chiappini il quale continua a difendere le proprie scelte cercando di screditare Pepi accusandolo di non potersi vantare delle 'pubblicazioni scientifiche' su Amedeo Modigliani. Nel catalogo della mostra di Genova riscontro diverse inesattezze che riporto nel mio post. Mi accerto inoltre se davvero le opere dichiarate false da Carlo Pepi e da Marc Restellini sono state esposte in musei di importanza internazionale come assicurato da Rudy Chiappini, fermo restando che - ovviamente -, un falso rimane tale a prescindere dall'importanza dei luoghi, seppur importanti, in cui viene esposto. Prendendo in esame il catalogo della mostra di Praga in cui venne esposto per la prima volta "cariatide rossa" (verso) - "gli sposi" (recto), capii subito quanto basso fosse il livello delle esposizioni che ospitarono le opere incriminate..

Tra queste opere esposte a Praga nel 2011, troviamo il "ritratto di Hanka Zborowska" un'opera che richiama alla mente la mostra "Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi" inaugurata il 21 novembre 2015, allestita alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo curata da Romano Boriosi e promossa dall’associazione culturale Editebro, in collaborazione con il Comune di Arezzo e la Rosini Gutman Collection. Ancor prima dell'inaugurazione, Carlo Pepi fece presente che l’immagine riportata sulla brochure di presentazione dell’evento è “notoriamente” un falso, così «come diverse sculture in bronzo che, come è noto, l'artista non ha mai realizzato».

 Modigliani in mostra a Arezzo 2015

19/06/2017 assistiamo a un colpo di scena. Marc Ottavi, catalogatore ufficiale delle opere di Kisling, invia una lettera a Palazzo Ducale e per conoscenza all'Institut Restellini, con la quale dichiara false le tre nature morte incriminate da Carlo Pepi e da Marc Restellini, i quali si erano schierati contro la doppia attribuzione Modigliani - Kisling come riportata nel catalogo della mostra.

Nuovo rimbalzo nello scandalo dei falsi Modigliani a Genova.
L'istituto ha ricevuto una copia di una lettera indirizzata a Palazzo Ducale da Marc Ottavi - esperto di Kisling di cui prepara il catalogo ragionato. Indica che le opere di Kisling presentate sono anche false.
Ecco la copia.
Lascio ognuno giudice di ciò che sta succedendo.
Marc Restellini

Nuovo rimbalzo nello scandalo dei falsi Modigliani a Genova.
L'istituto ha ricevuto una copia di una lettera indirizzata a Palazzo Ducale da Marc Ottavi - esperto di Kisling di cui prepara il catalogo ragionato. Indica che le opere di Kisling presentate sono anche false. 
Ecco la copia. 
Lascio ognuno giudice di ciò che sta succendendo. 
Marc Restellini

Signori,
Ho ricevuto il vostro catalogo della mostra attuale del pittore Amedeo Modigliani, edizione Skira.
La presente esposizione del maestro contiene dipinti attribuiti a Kisling e Modigliani - Kisling.
Vi informo che i numeri 37, 38, 39 non provengono dalla mano di Kisling, avevo avvertito Christian Parisot da oltre 3 anni che questi dipinti sono falsi.
Per vostra informazione le provenienze sono false.
Il dipinto n°40 non proviene dalla mano di Kisling, il dipinto è falso, queste opere sono state riprodotte su una pubblicazione illegale, pubblicata nel 2008, e finanziato dal signor Joseph Guttmann, potere vedere il video tape:
https://www.youtube.com/watch?v=3anFxqeqeqk

Pertanto Vi invito a ritirare immediatamente le opere sopracitate e avvisare contemporaneamente i proprietari.
Nell'attesa di una vostra risposta, porgo distinti saluti.
Marc Ottavi
N.B. I dipinti sopracitati saranno riportati quanto prima nel mio catalogo Kisling come opere false, sia di Modigliani - Kisling, che come falsi Kisling.
N.B. Per il numero 41 non abbiamo nessuna notizia della sua creazione nel 1932 negli archivi del pittore Kisling, non figura in nessuna pubblicazione che sia stato esposto a Parigi nel 1937. È apparso per la prima volta nel 2008 in un catalogo Tomo 4 pag 292 n° 11, per lo stesso catalogo Joseph Guttmann.
N.B. Potete vedere il video tape: YouTube: Jean Kisling et Marc Ottavi art business.


Signori, 

Ho ricevuto il vostro catalogo della mostra attuale del pittore Amedeo Modigliani, edizione Skira.
La presente esposizione del maestro contiene dipinti attribuiti a Kisling e Modigliani - Kisling.
Vi informo che i numeri 37, 38, 39 non provengono dalla mano di Kisling, avevo avvertito Christian Parisot da oltre 3 anni che questi dipinti sono falsi. 
Per vostra informazione le provenienze sono false.
Il dipinto n°40 non proviene dalla mano di Kisling, il dipinto è falso, queste opere sono state riprodotte su una pubblicazione illegale, pubblicata nel 2008, e finanziato dal signor Joseph Guttmann, potere vedere il video tape :

Pertanto Vi invito a ritirare immediatamente le opere sopracitate e avvisare contemporaneamente i proprietari. 
Nell'attesa di una vostra risposta, porgo distinti saluti. 

Marc Ottavi

N.B. I dipinti sopracitati saranno riportati quanto prima nel mio catalogo Kisling come opere false, sia di Modigliani - Kisling, che come falsi Kisling. 


N.B. Per il numero 41 non abbiamo nessuna notizia della sua creazione nel 1932 negli archivi del pittore Kisling, non è identificabile esposizione a Parigi 1937. È apparso per la prima volta nel 2008 in un catalogo Tomo 4 pag 292 n° 11, per lo stesso catalogo Joseph Guttmann. 

N.B. Potete vedere il video tape: YouTube: Jean Kisling et Marc Ottavi art business.


Nello stesso giorno arriva la replica del Ducale pubblicata nel sito de Il Secolo XIX, dove leggiamo: «Peccato, però, per Ottavi, che la Fondazione Ducale sia in grado di esibire attraverso il curatore della mostra la documentazione che attesta che il figlio di Kisling in persona, Jean Kisling, attribuì senza alcun dubbio al padre quelle opere, ringraziando l’autore di un catalogo per averle incluse».
Vengono anche riportate le autentiche redatte dal figlio di Kisling, Jean:

Moïse Kisling 1891-1953 & amedeo modigliani 1884-1920 Natura morta con ritratto di Moïse Kisling di Modigliani olio su tela 74.5 x 84 cm firma in alto a destra dipinta nel 1918 provenienza Collezione S. Shchukin, 1919 Mosca Collezione Museo Tratkovia Mosca (in prestito) Coll. priv. USA Coll. priv. Israele Esposizioni Museo Tratkovia Mosca 1920-1922 (in prestito) Galleria Sanjo Gion, Moïïse Kisling, 2000, cat. n.o 15 letteratura Kisling edito da Jean Kisling, vol IV, 2008, p.313, cat. no. VIII riproduzione a colori

Moïse Kisling 1891-1953 & Amedeo Modigliani 1884-1920 Natura morta con ritratto di Moïse Kisling di Modigliani olio su tela 74.5 x 84 cm firma in alto a destra dipinta nel 1918 provenienza Collezione S. Shchukin, 1919 Mosca Collezione Museo Tratkovia Mosca (in prestito) Coll. priv. USA Coll. priv. Israele Esposizioni Museo Tratkovia Mosca 1920-1922 (in prestito) Galleria Sanjo Gion, Moïïse Kisling, 2000, cat. n.o 15 letteratura Kisling edito da Jean Kisling, vol IV, 2008, p.313, cat. no. VIII riproduzione a colori

Io sottoscritto Jean Kisling certifico che il dipinto rappresentato su questa foto è un'opera autentica di mio padre ed è un olio su tela con misure di 92x 73 cm firmatain alto a destra, questa opera è stata realizzata nel 1926. parigi, 27 ottobre 1999 Jean Kisling

Io sottoscritto Jean Kisling certifico che il dipinto rappresentato su questa foto è un'opera autentica di mio padre ed è un olio su tela con misure di 92x 73 cm firmata in alto a destra, questa opera è stata realizzata nel 1926. Parigi, 27 ottobre 1999 Jean Kisling

Io sottoscritto Jean Kisling certifico che il dipinto rappresentato su questa foto è un'opera autentica di mio padre ed è un olio su tela con misure di 75x 57 cm firmata due volte uin basso a destra, questa opera è stata realizzata nel 1912. Parigi, 20 agosto 1991 Jean Kisling Questo dipinto sarà riprodotto nel tomo III del catalogo Kisling

Io sottoscritto Jean Kisling certifico che il dipinto rappresentato su questa foto è un'opera autentica di mio padre ed è un olio su tela con misure di 75x 57 cm firmata due volte uin basso a destra, questa opera è stata realizzata nel 1912. Parigi, 20 agosto 1991 Jean Kisling Questo dipinto sarà riprodotto nel tomo III del catalogo Kisling

Io sottoscritto Jean Kisling certifico che il dipinto rappresentato su questa foto è un'opera autentica di mio padre ed è un olio su tela con misure di 110x 65 cm firmata in alto a destra, questa opera è stata realizzata nel 1929. parigi, 30 Giugno 1998 Jean Kisling

Io sottoscritto Jean Kisling certifico che il dipinto rappresentato su questa foto è un'opera autentica di mio padre ed è un olio su tela con misure di 110x 65 cm firmata in alto a destra, questa opera è stata realizzata nel 1929. parigi, 30 Giugno 1998 Jean Kisling


Leggendo queste certificazioni a firma di Jean Kisling, notiamo che in questi documenti non vengono specificati a quale opera/e si riferiscono, ma a parte questo 'piccolo' particolare, queste autentiche non possono ritenersi delle prove sufficienti per stabilire l'autenticità delle opere, così come non lo sono i certificati di autenticità redatti da Jeanne Modigliani per le opere del padre, presenti talvolta su opere non autentiche, oppure quelli redatti da Angela Ceroni su cui è meglio stendere un velo pietoso..

Marc Ottavi: nella mostra di Genova sono esposti 4 falsi Kisling

21/06/2017 pubblico su Facebook la bizzarra storia del 'grande nudo disteso' esposto a Genova, il dipinto che vedrebbe nella persona ritratta Céline Howard, moglie dello scultore americano Cecil Howard, ponendo dei dubbi sull'autenticità della documentazione che accompagna questa opera.
22/06/2017 ancora un'altra tegola cade sull'esposizione di Genova. Sulla pagina dell'Institut Restellini, infatti, vengono pubblicati 10 documenti inviati a Palazzo Ducale e per conoscenza a Marc Restellini dall'esperto di Kisling Marc Ottavi. 


Risposta circa lo scandalo Modigliani / Kisling
Come ho detto nella mia intervista a e ripeto qui: è noto e pubblico che Jean Kisling dagli anni 1980-90 non aveva più la capacità di fare il catalogo delle opere di suo padre. Invocare i suoi certificati e pubblicazioni come riferimento di autenticità non è credibile. La risposta ufficiale di Marc Ottavi inviata a Palazzo Ducale e di cui mi ha dato copia lo conferma se vi fosse ancora il minimo dubbio. Ancora una volta, lascio ognuno giudice delle manovre che vengono utilizzate per non immediatamente rispondere al riguardo delle opere controverse.
Marc Restellini

Risposta circa lo scandalo Modigliani / Kisling
Come ho detto nella mia intervista a e ripeto qui: è noto e pubblico che Jean Kisling dagli anni 1980-90 non aveva più la capacità di fare il catalogo delle opere di suo padre. Invocare i suoi certificati e pubblicazioni come riferimento di autenticità non è credibile. La risposta ufficiale di Marc Ottavi inviata a Palazzo Ducale e di cui mi ha dato copia lo conferma se vi fosse ancora il minimo dubbio. Ancora una volta, lascio ognuno giudice delle manovre che vengono utilizzate per non immediatamente rispondere al riguardo delle opere controverse.
Marc restellini

Marc Ottavi Perito Esperto XIX e XX sec.
All'attenzione del Sig. Chiappini
Palazzo Ducale
Signore,
una bugia ripetuta dieci volte non è una verità. Un errore di expertise ripetuta dieci volte non rende un dipinto autentico. Siamo al cuore del soggetto, quello delle false provenienze, dalle false imitazioni, delle collezioni inventate destinate ad ingannare famiglie, catalogatori, depositari. In questo gioco di raggiri, è necessario comprendere che lo scopo finale di ogni falsario è la commercializzazione della sua produzione. La prima tappa è di legittimare un falso in base ad una provenienza, e se possibile, difficile da verificare. La seconda tappa è di inventarsi, successivamente, un transito in una collezione nota, leggasi prestigiosa. La terza tappa è di è quella di includerlo (il falso) in diverse pubblicazioni. Il non plus ultra è l'inserimento nel catalogo ragionato, e per questo motivo i falsari sono pronti a pagare l'inserimento dell'opera poiché i costi dell'edizione e della stampa sono senza rapporto se paragonati al beneficio ottenuto. Siamo alla quarta tappa, l'esposizione in un museo nazionale, la più attesa e la più importante, poiché è questa che consentirà la commercializzazione, ed escluderà successivamente ogni rischio di contestazione al riguardo dell'autenticità. Uomo onesto, integro ed amante dell'opera di sua padre, Jean Kisling, pilota di linea la sua professione, oggi ha 95 anni, hanno abusato di lui e convinto con argomenti fallaci con lo scopo di ingannare il suo occhio ed il suo cervello, poco di fronte ad illeciti e falsità di contraffattori qualificati per sfruttare ogni difetto e godere di approfittare di ogni debolezza. Non commenterò qui, di fatto per un maggior possibile sviluppo, lo stile mediocre che non corrisponde ne all'uno né all'altro dei due artisti, laddove la realizzazione pittorica catastrofica delle opere contestate (Modigliani-Kisling) presenti nell'esposizione di Genova. Nell'errore di aver potuto ricostituire l'atelier della Via Joseph Bara, i quadri sono dipinti in primo piano onde evitare ogni errore storico relativo ai luoghi. Riprendono e rappresentano tutte le chiacchiere attribuite ai due pittori: interno presunto di Kisling con i suoi pennelli e sculture in pietra o quadretti di Modigliani smarriti nel decoro ma che dovrebbero rappresentare una riduzione pittorica della sua opera. Ciascuno di questi quadri è disposto in modo teatrale, inventata ed aneddotica. L'interesse proviene anche dalle provenienze indicate e dai sospetti sollevati. I quadri 37 -38 -39 iscritti al catalogo come essere della mano di Modigliani e Kisling indicati come prodotti nel 1918, proverrebbero da Léopold Zborowski, noto mercante d'arte. Il catalogo dell'esposizione indica che nel 1920 o 1922, questi quadri sarebbero stati raffigurati nella collezione Serguei Chtchoukine a Mosca. Incredibili informazioni relative a due provenienze prestigiose ma non basate su alcuna prova. facciamo presente con tutta semplicità che nessuno di questi dipinti sia stato scelto nell'esposizione della collezione Chtchoukine, conclusa a Parigi qualche mese fa. Sfortunatamente per i falsari, gli archivi Serguei Chtchoukine sono stati resi accessibili nell'occasione di questa esposizione parigina nel 2016. La collezione Chtchoukine è stata acquisita nel 1918. Un inventario è stato redatto dal figlio che è stato nominato conservatore dal nuovo governo. Nessun dipinto è stato acquisito da Chtchoukine dopo il 1918, quando si trovava ancora Mosca. Le provenienze e le date indicate sono false. I dipinti contestati essendo stati realizzati negli anni 1990, i falsari non potevano conoscere questi dettagli perché non ancora resi pubblici. Nessuna collocazione di questi dipinti è verificabile dal 1920 alla loro apparizione nel 2000!! Una anomalia per dei dipinti di così prestigiosa provenienza ed importanza mentre dal 2000 al 2017 le esposizioni si susseguono. Tokyo 2000, Ancona Caserta 2003, Bari 2003, Taiwan 2011, Brasile 2011-2012, Seoul 2015 e Genova 2017. Notiamo che i cinque dipinti contestati di Genova, 37, 38, 39, 40 e 41 sono stati pubblicati (lista incompleta) in un opera illegale su Moïse Kisling pubblicata nel 2008 e della quale Jean Kisling ne ha pubblicamente richiesto la distruzione (Youtube: Kisling-Ottavi) Nello pseudo tomo IV su Moïse Kisling (illegale) il dipinto 37 è pubblicato a pag 314 al n° 9 (informazione omessa da Genova) il 38 è pubblicato a pag 315 al n° 10 (informazione omessa da Genova) il 39 è pubblicato a pag 313 al n° 8 il 40 è pubblicato a pag 133 al n° 24 (informazione omessa da Genova). Per questo dipinto è stata anche omessa la provenienza "Alfred Fleichtheim Dusseldorf" come indicata nell'opera illegale pubblicata nel 2008, tale provenienza abbondantemente utilizzata dal falsario Beltracci. Il 41 pubblicato a pagina 292 al n° 11: l'informazione che porta al tomo 3 dell'opera di Moise Kisling n° 3 pagina 16 si riferisce ad un altro dipinto che raffigura Ingrid ed attualmente rappresentato al 41. Questo dipinto n° 41 non figura in nessuna pubblicazione come essere stato esposto a Parigi nel 1937 (indicazione erronea di Genova che non precisa né il luogo, né la pubblicazione). In un ambiente artistico in cui coabitano falsità, corruzione, ignoranza e negazione, la mia opinione di esperto è che i dipinti 37, 38, 39, 40 e 41 sono dei falsi che non possono trovarsi in un museo. Invito i curatori a prenderne coscienza ed a rimuoverli dalla loro esposizione. Sarebbe, per loro, un atto di coraggio piuttosto che offrire una legittimità supplementare a dei falsi. Ma non scagliamo pietre ai direttori dell'esposizione di Genova poiché si sono riferiti a documenti falsi, difficili da verificare e destinati ad ingannarli. Marc Ottavi Autore del catalogo ragionato di Moise Kisling T4 ed aggiuntivo ai tomi 1,2 e 3, attualmente in corso di completamento. Allegati: lettera autografa di Jean Kisling relativa alla distruzione dell'opera su Moise Kisling del 9 giugno 2009; lettera firmata da Jean Kisling relativa alla distruzione pubblica dell'opera su Moise Kisling del 20 aprile 2011; lettera firmata da Jean Kisling ai periti in data 27 settembre 2012; lettera firmata da Jean Kisling all'attenzione della camera dei periti del 9 ottobre 2012; lettera firmata da Jean Kisling all'attenzione della Camere dei Commissari "Priseurs" 9 ottobre 2012; lettera firmata da Jean Kisling e Dominique Kisling-Pichot all'attenzione della Signora Eliane Houlette, commissario del governo, del 18 settembre 2013

Lettera di Marc Ottavi a Rudy Chiappini
Lettera di Marc Ottavi a Rudy Chiappini

Lettera di Marc Ottavi a Rudy Chiappini

 documento inviato da Marc Ottavi a Palazzo Ducale

Non avendo firmato il "buono per la stampa" per la pubblicazione del tomo IV di Moïse Kisling, chiedo alla tipografia Canale di non diffondere l'opera in questo nel suo stato attuale, che comporta numerosi errori e questo in attesa delle mie correzioni Parigi, 9 gennaio 2009 Jean Kisling

 documento inviato da Marc Ottavi a Palazzo Ducale

Sig.ra Dominique Kisling Pichot Sig.ra Commissario del Governo, faccio seguito alla nostra dell'11 settembre 2012, le confermo che Jean Kisling, mio padre, è in tutela obbligata da 5 anni. Jean Kisling, nato nel 1922, ha consacrato tutta la sua vita all'opera di suo padre, il pittore Moïse Kisling (1891-1953) E' all'origine della pubblicazione dei cataloghi ragionati tomo 1 (1971) tomo 2 (1982) e tomo 3 (1995) Nel 2008, mentre Jean Kisling veniva posto in tutela obbligata (curatelle), un'opera che aveva la pretesa di essere frutto del suo lavoro è stata pubblicata senza che ne potesse verificare il contenuto e che non assicura l'autenticità delle opere riprodotte. All'apparizione, Jean Kisling ha constatato che l'opera (nominata Tomo IV) comportava dipinti dubbi, contestati, ed oltre. Tenendo conto della sua età e dalle frequenza delle sollecitazioni legate ad autentificazioni, Jean Kisling, desidera che sia io stessa, sua figlia Dominique Kisling Pichot, ad assistere alle future riunioni di expertise. Le saremo perciò grati, Signora Commissario del Governo, di informare tutti gli operatori del mercato che sollecitano perizie o conferme di autenticità che contattino a partire da ora lo studio del perito Marc Ottavi, 12 rue Rossini 75009, poiché noi gli affidiamo l'incarico di centralizzare e di definire le procedure. Ringraziandola anticipatamente per l'attenzione che vorrà porre a questa richiesta, la preghiamo, Signora Il Commissario del Governo, di gradire i nostri più distinti saluti. Dominique Kisling Pichot / Jean Kisling

 documento inviato da Marc Ottavi a Palazzo Ducale

Oggetto: distruzione pubblica dell’opera di Moise Kisling edita illegalmente nel 2008
Giovedì 5 maggio 2011 Jean Kisling, figlio avente diritto ed esperto di Moïse Kisling (1891-1953), distruggerà pubblicamente alle 11 in rue Rossini, 12 (75009) la parte in suo possesso dell'opera su Moise Kisling essendo stata stampata senza il suo accordo ed illegalmente da Canale Edizioni Torino e presentata indebitamente da quest'ultimo come Tomo IV del catalogo ragionato dell'opera di Moïse Kisling. Parigi, 20 Aprile 2011 Jean Kisling


 documento inviato da Marc Ottavi a Palazzo Ducale

Per ciò che concerne il tomo IV del catalogo ragionato di Moïse Kisling, il sottoscritto Jean Kisling figlio dell’artista dichiara di non aver dato l’autorizzazione di stampa di questo volume alla tipografia Canale. Constatando irregolarità ed errori gravi presenti nel tomo IV, chiedo la distruzione delle stampe. 9 Giugno 2009 Jean Kisling Documento redatto in presenza di Marc Ottavi ed Armand Israel.

 documento inviato da Marc Ottavi a Palazzo Ducale

All’attenzione dei Signori Periti
Con la presente lettera vi informo e desidero darvi comunicazione ai periti affiliati che un’opera è stata stampata nel 2008 col titolo “Moïse Kisling tomo IV edita da Jean Kisling Canal Arte Edizioni”. Questa opera è stata stampata senza la mia autorizzazione e senza il mio accordo e comporta tra l’altro delle riproduzioni di quadri che non conosco e che non provengono dalla mano di Moise Kisling (1891-1953). Perciò vogliate contattarmi prima di fare uso di questa referenza bibliografica. Vi prego di ricevere, Signori periti, il miei più cordiali saluti

 documento inviato da Marc Ottavi a Palazzo Ducale

All’attenzione della Camera degli esperti (periti)
Con la presente lettera vi informo e desidero darvi comunicazione ai periti affiliati che un’opera è stata stampata nel 2008 col titolo “Moise Kisling tomo IV edita da Jean Kisling Canal Arte Edizioni”. Questa opera è stata stampata senza la mia autorizzazione e senza il mio accordo e comporta tra l’altro delle riproduzioni di quadri che non conosco e che non provengono dalla mano di Moise Kisling (1891-1953). Perciò vogliate contattarmi prima di fare uso di questa referenza bibliografica. Vi prego di ricevere, Signori periti, il miei più cordiali saluti.
Parigi 9 ottobre 2012
Autore dei cataloghi ragionati Tomo I II e III
Jean Kisling


 documento inviato da Marc Ottavi a Palazzo Ducale

All’attenzione dei Signori Commissaires Priseurs Con la presente lettera vi informo e desidero darvi comunicazione ai periti affiliati che un’opera è stata stampata nel 2008 col titolo “Moise Kisling tomo IV edita da Jean Kisling Canal Arte Edizioni”. Questa opera è stata stampata senza la mia autorizzazione e senza il mio accordo e comporta tra l’altro delle riproduzioni di quadri che non conosco e che non provengono dalla mano di Moise Kisling (1891-1953) Perciò vogliate contattarmi prima di fare uso di questa referenza bibliografica. Vi prego di ricevere, Signori Commissari, il miei più cordiali saluti Parigi 9 Ottobre 2012 Autore del catalogo ragionato 1,2 e 3 Jean Kisling


La notizia viene riportata in un articolo uscito su Il Giornale in cui troviamo una dichiarazione di Restellini che sostiene la posizione di Ottavi, ricordando che per il catalogo ragionato di Kisling è al lavoro la nipote e che molti falsi sono frutto di un «abuso» a danno di Jean, ormai anziano signore.
Da Parigi, Restellini chiarisce per iscritto la sua posizione: «In mostra ci sono 7 dipinti falsi di cui un recto-verso, quindi possono essere considerati otto. Ho ritenuto mio dovere farne segnalazione alle autorità italiane. Ma dubito anche dell'attribuzione di un altro dipinto e di cinque disegni». Restellini ritiene che il curatore Chiappini non abbia potuto fornire alcun materiale probatorio scientifico sufficiente perché «non c'è niente su queste opere prima degli anni '70. E non esistono opere anche apparse in quegli anni senza la minima traccia documentaria anteriore. Modigliani è un pittore molto più documentato di quanto non si dica, basta studiare». In particolare a proposito del Nudo di Céline Howard: «la sola documentazione cosiddetta antica ed è falsificata, ne ho le prove materiali e sono sbalordito che ad oggi non mi siano state richieste. Se necessario, le renderò pubbliche». E a proposito del ritratto di Chaïm Soutine: «i proprietari mi hanno commissionato una expertise completa prima di questa esposizione e la mia risposta è stata senza appello: è un falso, nero su bianco. Com'è stato possibile vederlo in mostra qualche settimana dopo?». Restellini ad oggi ha diretto tre musei, organizzato 140 esposizioni tra cui cinque retrospettive di Modigliani nel mondo viste da milioni di spettatori, creato la Pinacoteca di Parigi, chiusa nel 2016 e per 13 anni tra i musei più frequentati della capitale: «So quindi molto bene quale sia la responsabilità di un direttore di museo rispetto non solo alle opere, ma anche al pubblico che ha il dovere di rispettare ed educare. L'obbligo morale è innanzitutto quello di non ingannare il pubblico che non è in grado di giudicare. Davanti al minimo dubbio la reazione può essere una sola: l'immediato décrochage delle opere sospette. E non è stato fatto».
A proposito del catalogo il cui incarico secondo Rudy Chiappini gli sarebbe stato revocato dall'Istituto Wildenstein: «Si tratta di una di quelle contorsioni volte a coprire la mancanza di argomentazioni solide: il catalogo gode di ottima salute come il mio rapporto con Guy Wildenstein con cui abbiamo deciso di lavorare separatamente e sarà pubblicato entro l'anno». 
Alla domanda da parte della giornalista de Il Giornale che gli chiede cosa intende fare se alla fine l'autenticità delle opere in mostra non venisse disconosciuta, l'esperto francese risponde: «Non riesco neanche a immaginarlo. Ma qualunque cosa accada io vado avanti, rispetto a Carlo Pepi ho dalla mia parte una legislazione differente e i tribunali francesi. Quelle opere le cercherò ovunque e le farò distruggere, non ci stanno a fare nulla in un museo».

Esce anche un interessantissimo articolo "Modigliani: i motivi di un successo inarrestabile" scritto da Gloria Fossi, famosa storica dell'arte medievale e moderna, scrittrice e giornalista che ha iniziato la propria carriera lavorando fianco a fianco con Feredico Zeri: da leggere assolutamente!

26/06/2017 pubblico una mia considerazione a proposito della documentazione che accompagna la "Cariatide rossa (recto)"  e "Gli sposi (verso)". 

27/06/2017 arriva la relazione preliminare dell'esperta Mariastella Margozzi incaricata dalla Procura per dirimere ogni dubbio sull'autenticità delle opere incriminate dai due esperti di Modigliani Pepi - Restellini, ai quali si è aggiunto Marc Ottavi per le 4 opere di Kisling dichiarate da lui false. Secondo l'esperta della Galleria d'arte moderna di Roma ed ex direttrice del Museo Boncompagni Ludovisi «alcune opere esposte nella mostra di Palazzo Ducale su Modigliani sarebbero false». 
I dubbi della Margozzi - si legge nell'articolo pubblicato dall'Ansa - si baserebbero sui tratti caratteristici della pittura dell'artista livornese, tratti che mancherebbero o che non corrisponderebbero in alcune tele in esame. La relazione è stata portata oggi, a Genova, dai carabinieri del nucleo tutela patrimoniale di Roma ai pm genovesi che indagano sulla vicenda. Per fugare ogni dubbio, la procura (procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio e pm Michele Stagno) nominerà nei prossimi giorni un super-esperto che esaminerà i dipinti. L'ipotesi di reato, a carico di ignoti, è quella di una violazione del codice dei beni culturali e paesaggistici, in particolare la falsificazione di opere d'arte.

La notizia viene ripresa da Il Secolo XIX che nel suo articolo online riporta una falsa notizia - come verrà dimostrato in seguito (*) - che vede Restellini come «un ex allievo di Christian Parisot, primo presidente dell’Archivio Modigliani creato in Francia dalla figlia dell’artista Jeanne, e autore d’uno dei cataloghi fondamentali ai quali si è rifatta l’organizzazione genovese», inoltre leggiamo che «I due da anni sono impegnati in un aspro conflitto, e Parisot aveva già vinto una causa per diffamazione contro Restellini, che lo accusava proprio di aver esposto tele false di Modì a Venezia». Sempre in questo articolo, oltre alla solita difesa degli organizzatori della mostra di Genova, viene anche ripresa la notizia pubblicata dall'Ansa relativamente alla Margozzi che appare come co-autrice in un catalogo insieme a Marc Restellini; infine apprendiamo che «Palazzo Ducale rinvia ogni argomento di merito ai curatori e attende con fiducia la nomina di un perito super partes che contribuisca a fare chiarezza e a fugare ogni possibile dubbio». 
(*) In questo articolo - incredibilmente - si parla di Parisot senza citare che egli è stato condannato per contraffazione e frode nel 2008 in Francia per aver messo in circolazione dei falsi Jeanne Hébuterne e arrestato nel 2012 in Italia con l'accusa di contraffazione e frode, per aver messo in circolazione dei falsi Modigliani per una valore di circa 6 milioni e 650mila euro. Per quanto riguarda la mostra di Venezia (Biblioteca nazionale Marciana), la verità è che Restellini dichiarò false diverse opere esposte alla Marciana nel 2005 e, in seguito, vinse la causa contro Parisot davanti al Tribunale francese che gli conferì l'autorizzazione a pronunciarsi sulle opere di Amedeo Modigliani. La diceria che Restellini è stato un ex allievo di Parisot ci viene tramandata proprio dalla mostra di Venezia e la possiamo leggere in questo articolo. L'unico 'rapporto' tra i due risale al 1989, quando Marc Restellini organizzò una esposizione - (Ritratti e Paesaggi di Zborowski) Parigi, Carrefour Vavin 1989 - e, pensando che Parisot detenesse i diritti morali sulle opere di Modigliani, si sentì obbligato a chiedere la sua autorizzazione per esporre le opere dell'artista. Parisot gli concesse questa licenza, chiedendo in cambio di scrivere il testo del catalogo inserendo nella mostra 10 disegni a suo dire autentici, ma quando Restellini vide queste opere, capì immediatamente che non lo erano affatto. Fu per Marc Restellini un errore, ma era giovane e non conosceva il 'personaggio', inoltre aveva avuto l'occasione di esporre i dipinti di suo nonno, il pittore Antcher. Altra cosa da evidenziare è che al tempo, Marc Restellini era docente di storia dell'arte alla Université Paris-Sorbonne, mentre Parisot esercitava la professione di professore alla scuola superiore di arte e disegno a Orléans, quindi è più probabile ipotizzare che sia stato Parisot allievo di Restellini..
Guardando il catalogo di questa mostra veneziana, non posso far altro che dar ragione a Restellini. Oltre a diverse opere che non ritengo autentiche e altre che sono sicuramente false, come ad esempio una scultura in bronzo e un disegno a matita blu firmata "Dedo" con dedica al fratello "Menè" (nessun lavoro di Modigliani venne recuperato dalla famiglia), opere tra l'altro sequestrate durante l'arresto di Parisot (indagne partita in seguito alla mostra "Amedeo Modigliani - i ritratti dell'anima" allestita a Castel Urbino di Catania dove fu esposto un inedito "ritratto a Sant'Agata" (dichiarato falso da Carlo Pepi insieme ad altre opere), vengono riportate anche delle inesattezze storiche con l'intento di collocare Modigliani in Sardegna al fine di 'sfornare' altri falsi, come ad esempio il ritratto di Medea Taci attribuito assurdamente al povero Modigliani.

Per quanto riguarda l'"accusa" rivolta a Mariastella Margozzi di non essere super partes perché risulta co-autrice di una pubblicazione insieme a Restellini, non è stato detto che si tratta di un catalogo ("Amedeo Modigliani. L'angelo dal volto severo") edito da Skira in occasione della mostra organizzata dal Comune di Milano con ArtificioSkira nel capoluogo lombardo (Palazzo Reale) nel 2003, un'esposizione seguita a quella allestita al Musée du Luxembourg di Parigi promossa dal Senato Francese, entrambe curate dall'esperto francese; infine, sempre con Skira, la consulente incaricata dalla Procura ha pubblicato altri due volumi: "Mario Sironi - L'Italia illustrata" e "I costruttori: il corpo del lavoro in cento anni di arte italiana" - solo per dire che i legami, se vogliamo, esistevano da entrambe le parti come spesso accade anche nel mondo dell'arte e che non è possibile occuparsi di Modigliani senza incontrare in questo camminio Marc Restellini.

Marc Restellini: Amedeo Modigliani. L'angelo dal volto severo

Carlo Pepi si complimenta con Mariastella Margozzi per aver riconosciuto la presenza di false opere nell'esposizione a Palazzo Ducale, evidenziando il fatto non trascurabile di aver indicato solo quelle sicure e tralasciando quelle incerte, pur convinto che non provengono dalla mano dell'artista

30/06/2017 l'agenzia Ansa dà l'annuncio che il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio, nell'ambito dell'inchiesta avviata su presunti falsi di Modigliani esposti a palazzo Ducale di Genova, ha nominato come perito Isabella Quattrocchi, la professoressa che svelò che alcuni dei quadri posseduti dall'ex Nar Massimo Carminati erano falsi. La docente dovrà esaminare i dipinti esposti a Palazzo Ducale. Veniamo a conoscenza inoltre che il giorno precedente, i carabinieri del nucleo tutela del patrimonio avevano consegnato ai pm genovesi la relazione della consulente Mariastella Margozzi la quale sostiene che alcune opere in rassegna sono false. Infine su Il Secolo XIX leggiamo che la relazione di Isabella Quattrocchi dovrebbe arrivare tra poche settimane. 

La domanda nasce spontanea: arriverà prima della chiusura della mostra? Il 6/07/2017 se lo chiede anche Carlo Pepi:

 lo sdegno di Carlo Pepi contro la mostra di Genova che va avanti nonostante tutto..

A proposito del comune di Livorno, l'assessore alla cultura Francesco Belais, il giorno 11/07/2017 invia una lettera a Palazzo Ducale per chiedere la restituzione delle opere in prestito. Articolo 12/07/2017
La risposta del Ducale pubblicata su Il Telegrafo il 13/07/2017 è un secco no, uscito dalla bocca di Piero Da Passano, direttore della Fondazione Cultura di Palazzo Ducale il quale, oltre a difendere le scelte di Chiappini, osserva che «sia la Margozzi che la Quattrocchi, ad ogni modo, sono consulenti peritali: ci vuole la parola del magistrato». Per quando riguarda il motivo del suo rifiuto, spiega che «spostare dei quadri non è così semplice. Si deve muovere la Soprintendente e la dogana. L'appuntamento per il loro ritiro, dopo la conclusione della mostra il 16, è già per martedì prossimo. Se accettassimo il ritiro di tre quadri sarebbe come avvalorare i dubbi sull'autenticità degli altri. Un vero schiaffo, al cospetto di altri eminenti musei anche americani (con il rispetto per il vostro Fattori) che attendono la parola dei magistrati».

A due giorni dalla chiusura della mostra di Genova, venerdì 14/07/2017, l'agenzia Ansa comunica la notizia di «tre persone indagate e 21 opere sequestrate nell'ambito dell'inchiesta della procura di Genova sui presunti falsi esposti alla mostra su Modigliani a palazzo Ducale». La notizia viene si sparge a macchia d'olio su internet. Dal sito del Tg24 di Sky leggiamo che Il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio e il pubblico ministero, Michele Stagno, hanno disposto il sequestro delle 21 opere - avvenuto il giorno 13 giugno alle 23:00 -, la metà di quelle che facevano parte della mostra, in modo da permettere una serie di rilievi scientifici che saranno eseguiti la prossima settimana. Tra gli esami che verranno effettuati, si prevede anche il prelievo di campioni delle opere sotto indagine per l'analisi dei pigmenti che permetterà di risalire alla datazione corretta dell'opera. Il provvedimento ha preso le mosse dalle indagini dell'esperta Isabella Quattrocchi, nominata dai Pm, la quale, come Mariastellla Margozzi, avrebbe sollevato forti dubbi circa l'autenticità delle opere in questione. E' stato confermato che tre persone sono sotto indagine con l'accusa di falso di opere d'arte, truffa e ricettazione, tra questi anche il curatore della mostra, Rudy Chiappini. Palazzo Ducale - leggiamo in una nota pubblicata da Il Secolo XIX - ha deciso di chiudere oggi la mostra su Modigliani. «A fronte degli accertamenti investigativi ancora in corso, sceglie autonomamente per rispetto del pubblico e dei visitatori di anticipare di tre giorni la conclusione della mostra che pertanto da oggi non sarà più visitabile». L'ente genovese si dichiara parte lesa. «Palazzo Ducale rimarca di non avere organizzato direttamente la mostra avendone commissionato la realizzazione e la selezione delle opere, a un partner di prestigio nazionale e internazionale come MondoMostre Skira».

Questo è l'elenco delle 21 opere sequestrate pubblicate da Il Secolo XIX (sarebbero 22 in realtà perché in questa lista viene considerato come un'unica opera la "Cariatide Rossa" e "Gli Sposi"):

Opere attribuite a Modigliani:
Testa scultorea, 1910-11, matita grassa su carta; Cariatide Rossa - Gli sposi, 1913, olio su tela; Ritratto di Moricand, 1915, olio su tela; Ritratto di Jean Cocteau, 1916, matita su carta; Ritratto di Chaim Soutine, 1917, olio su tela; Cariatide à genoux, 1913 circa, matita e gouache su carta; Nudo seduto, 1913-1914, matita e acquarello blu su carta; Cariatide, 1914, tempera su carta; Nudo disteso (Ritratto di Cèline Howard), 1918 circa, olio su tela; Ritratto di Moise Kisling, 1916, matita su carta; Testa di donna (Ritratto di Hanka Zborowska?), 1917, olio su tela; Testa di donna dai capelli rossi, 1915, olio su tela; Donna seduta, 1916 circa, matita su carta; Ritratto femminile (La femme aux macarons), 1917, olio su tela; Ritratto di Maria, 1918 circa, olio su cartone.

Opere attribuite a Kisling: Madame Hanka Zborowska nell’atelier, 1912 circa, olio su tela; L'Atelier di Moise Kisling , 1918 ca.; L'Atelier di Moise Kisling, 1918 ca.; Natura morta con ritratto, 1918 circa; Giovane donna seduta, Kiki, 1924 - 26 circa, olio su tela; Grande nudo disteso (Portrait d’Ingrid), 1929-1932 circa olio su tela.



15/07/2017 la notizia del sequestro delle 21/22 opere in mostra a Genova, viene riportata da tutti i giornali e TG nazionali.

 Falsi quei Modigliani, la mostra chiude - Corriere della Sera
la maledizione dei falsi Modigliani, scatta il sequestro, stop alla mostra - La Repubblica
 tutti in fila per niente, che meraviglia quelle mostre così false da sembrare vere - Il Giornale
sequestrate 21 opere di Modigliani - Il Tirreno
Falsi Modì, la vittoria di Livorno - Genova, sequestrati 21 quadri - Il Corriere Fiorentino
Modì, la mostra chiude - Il Telegrafo

16/07/2017 dal sito online di Repubblica, apprendiamo che, oltre alla messa in circolazione dei falsi d'autore che ha portato al sequestro di 21/22 opere in mostra, è nata una nuova ipotesi di reato "truffa ai danni del Ducale" per i curatori dell'esposizione genovese. Oltre al curatore principale Rudy Chiappini, veniamo a conoscenza dei nomi degli altri due indagati: Massimo Vitta Zelman (presidente della società organizzatrice MondoMostre Skira), e Joseph Guttmann, mercante d'arte, proprietario di alcuni dei quadri esposti.

La notizia della truffa in danno della Fondazione è confermata, insieme all'altro filone che segue l'articolo 178 del Codice Beni Culturali: la messa in circolazione di falsi d'autore; quello già noto, che ha fatto scattare i sigilli alle opere e portato alla chiusura anticipata (due giorni prima del previsto) della mostra, disposta dagli organizzatori. «Non potevamo far finta di niente, ci sono due relazioni - spiega il procuratore capo Francesco Cozzi -: la prima di Mariastella Margozzi, storica dell'arte e funzionario del Ministero dei Beni culturali; la seconda di Isabella Quattrocchi, nostra consulente».

«Aldilà dei dubbi, però, servono certezze - precisa il procuratore capo - perciò dovranno essere compiuti esami specifici, come le analisi sugli aspetti cromatici e sui materiali usati. Per farli, avevamo bisogno dei dipinti ed evitare che fossero portati via». I sequestri sono scattati per impedire che finissero in un'altra esposizione: "da una parte per tutelare la buonafede dei visitatori, dall'altra per garantire la genuinità del patrimonio artistico e culturale". «Altrimenti - ripete Cozzi - il ruolo della magistratura diventa inefficace. Peraltro - sottolinea - un'opera falsa, di fatto viene autenticata se esposta in una mostra ed acquista valore».

Su Il Secolo XIX vengono riportati i nomi dei protagonisti della querelle sui 'presunti' falsi (accusatori e accusati), tra i quali leggiamo il nome di Joseph Guttmann, già citato da Marc Ottavi nella documentazione da lui inviata a Palazzo Ducale e per conoscenza a Marc Restellini, riguardo all'autenticità di alcuni dipinti attribuiti a Moïse Kisling. In questo articolo viene espresso il sospetto che questo mercante d'arte americano, proprietario di diverse opere in mostra a Genova, abbia utilizzato palcoscenici prestigiosi come Palazzo Ducale per accreditare i propri quadri come autentici e farne aumentare il valore di mercato. Come riportato in questo articolo, il nome di Joseph Guttmann è legato ad un caso clamoroso (riportato in un articolo del New York Times) di un Picasso rubato (sostituito da una falsificazione), che poi è riapparso da Sotheby's nel 1991, portato dallo stesso mercante d'arte per avere una valutazione. Infine, viene menzionata una lettera scritta da un altro mercante d'arte americano, Paul Quatrochi, con la quale si scusava con Guttman per averlo denunciato per il furto di un Modigliani (il grande nudo disteso Céline Howard).

 Mostra di Modigliani a Genova: sei personaggi  per uno scandalo internazionale

La notizia del sequestro delle opere, viene pubblicata in ogni parte del mondo: The Telegraph, El País, New York Times, France24, France Inter, Herald Tribune, Le Point, elperiodico, elnacional, tgcom24, El Norte,Ticino News, Sputniknew, architecturaldigest, boingboing.net, stravizzi.it, lindro.it, www.swr3.de, hyperallergic.com, RTV Slovenija, news.artintern, vesti.ru, chuansong, collection.sina.cn, tass.ru, ria.ru, expointhecity, newsoftheartworld, esquire.ru, perta.ru, mk.ru, russian.rt, abc.es, eluniversal, sevilla.abc, elnuevopais, paneuropeannetworks, artmarketmonitor

17/07/2017 la notizia del sequestro delle 21 opere e della relativa chiusura anticipata della mostra di Genova, viene trasmessa da Agorà su RAI 3. L'inviato Simone Carolei ripercorre anche la vicenda del 1984 per poi passare ad intervistare Carlo Pepi: l'unico esperto che dichiarò false le tre teste 'pescate' nei fossi di Livorno e il primo a denunciare la presenza di falsi nella mostra di Palazzo Ducale.



18/07/2017 da Repubblica (cronaca di Genova): I tre indagati nell'inchiesta sui presunti falsi di Amedeo Modigliani verranno interrogati dal pm Michele Stagno e dal procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio. Sono stati invitati a comparire Rudy Chiappini (curatore della mostra), Massimo Vitta Zelmann (presidente di MondoMostre Skira) e il collezionista e mercante d'arte Joseph Guttmann, proprietario di alcune delle opere ritenute false.
L'indagine dei carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico è aperta per i reati di truffa aggravata, false opere d'arte e riciclaggio.
Prima degli interrogatori, però, i pm vogliono attendere gli accertamenti tecnico-scientifici sulle opere, tanto che la Procura formalmente ha incaricato due esperte scientifiche francesi. Le consulenti della magistratura preleveranno campioni di colore, per analizzarne i pigmenti, e dei materiali usati, per capire se sono compatibili con quelli utilizzati dal pittore livornese.

22/07/2017 esce un articolo su Le Monde che ben descrive la piega e l'ampiezza che hanno preso le indagini sui falsi esposti a Palazzo Ducale.


A Genova, dei Modigliani inopportuni.
La Giustizia ha posto sotto sequestro 21 opere di una esposizione al Palazzo Ducale, sospettate di essere dei falsi.
Roma – Il Corrispondente
E’ insensato: ascoltate, molte di queste tele sono così orribili che non le appenderei nel mio salone!” Il collezionista toscano Carlo Pepi non si calma. Da molti mesi, aveva allertato le autorità italiane sulla presenza di falsi grossolani, posti a fianco di capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo, nell’esposizione di Modigliani, aperta il 16 marzo nel Palazzo Ducale di Genova. Due mesi dopo questa denuncia ai Magistrati romani, i Carabinieri sono entrati in azione. La sera del 13 Luglio, tre giorni prima del termine teorico, la manifestazione è stata chiusa. Per le centinaia di migliaia di visitatori ingannati, il male è stato compiuto. E’ necessario soprattutto fare in modo che i quadri non svaniscano nel nulla, prima che si possa procedere ai prelievi che dovranno essere fatti nelle prossime settimane.
La “burla di Livorno”
In totale non sono meno di ventuno delle cinquanta opere esposte che sono state poste sotto sequestro per la perizia. La maggior parte dei quadri incriminati sono ritenuti essere della mano di Amedeo Modigliani (1884-1920), gli altri attribuiti al suo amico Moïse Kisling (1891-1953). A svariate decine di milioni di euro a tela – autentica -, l’esposizione potrebbe in effetti aver mascherato un tentativo di truffa di ampiezza vertiginosa. All’inizio. Ci sono le certezze di un uomo, Carlo Pepi, che denunciava nel mese di maggio, tramite un messaggio Facebook, la presenza a Genova di almeno 13 falsi. Esperto riconosciuto, ma perfetto autodidatta, questo franco tiratore, oggi ottantenne, si era fatto conoscere dal grande pubblico italiano nel 1984, non cadendo in una trappola che è rimasta celebre col nome della “burla di Livorno”. Una storia rimasta negli annali: per i cento anni dalla nascita dell’artista, il comune della sua città natale aveva annunciato la volontà di dragare un canale che attraversa la città, alla ricerca di sculture, la cui leggenda locale raccontava che l’artista aveva gettato in acqua nel 1909, in una serata di sconforto. Le ricerche avevano portato alla scoperta di tre teste, immediatamente accolte come capolavori da critici d’arte e direttori di musei. Qualche giorno più tardi, tre studenti, con un artista locale, dichiaravano di essere gli autori dell’inganno facendo la dimostrazione in diretta alla televisione. Lo scandalo che ne conseguì costò il posto alla direttrice del Museo di Arte moderna della città, scatenando una tempesta nel mondo degli esperti italiani – così come una certa ilarità nell’intero Paese. Come Carlo Pepi ha percepito quel giorno, solo contro tutti, ciò che tutti i colleghi rifiutavano di ammettere? E come, trent’anni più tardi, sembra avare ancora una volta visto giusto? Contando sul suo intuito, assicura.No ho diplomi universitari, ma ho studiato tutta la vita”, – ci spiega – “Il tratto di Modigliani è di grande semplicità, per questo è facile da copiare, ma non è ciò che appare. Il suo genio è di penetrare nell’interiorità dei suoi modelli. Questo, i falsari, non lo sapranno mai fare”. Partecipare ad una grande esposizione permette di rinforzare il pedigree di opere dubbie. Se il metodo empirico ha, in passato, dato risultati incontestabili, non sarebbe bastato a far scattare un’inchiesta. Inizialmente, il curatore dell’esposizione, Rudy Chiappini si è, del resto, difeso mettendo in primo piano l’assenza di pubblicazioni scientifiche da parte di Carlo Pepi. Ha anche sottolineato che molte opere, come un ritratto di Soutine, erano state esposte poco tempo prima a Pisa, in un’esposizione organizzata dal Centro Pompidou, e che Pepi non aveva, in quell’occasione, detto nulla – è ciò che quest’ultimo contesta con forza. Ed è qui che interviene un altro esperto, il francese Marc Restellini, già direttore della Pinacoteca di Parigi ed organizzatore, in passato, di molte esposizioni dedicate all’artista livornese, la più nota al palazzo del Luxembourg, a Parigi, nel 2002. E’ ritenuto come il maggior specialista di Modigliani, e lavora da anni all’autentificazione di tutte le sue opere, su una base scientificastudio del tratto, campioni di pittura utilizzati… Una macchia titanica: Modigliani è morto lasciando la sua eredità ad una figlia naturale di appena un anno, senza che un vero inventario delle sue opere potesse essere stabilito. Per ciò che concerne le opere esposte all’esposizione di Genova, Marc Restellini è categorico: "ho avuto tra le mani molti dei quadri incriminati. Per il ritratto di Soutine, ho redatto un certificato di falso qualche anno fa, anche il suo proprietario ne è al corrente!"
Già condannato per falsi
E racconta le sue ricerche: "Quando ho iniziato a guardare da vicino l'esposizione sono entrato in contatto con un esperto dell'opera di Moïse Kisling, del quale diverse tele erano esposte a Genova. Mi ha assicurato che quelle tele erano dei falsi comprovati ed appartenevano ad un mercante d'arte americano: Joseph Guttmann. Così, d'un tratto la storia è diventata chiara: in effetti questo personaggio era apparso negli anni scorsi come il socio di un esperto francese: Christian Parisot, che si era arrogato il diritto morale su Modigliani ed in seguito condannato con la carcerazione più volte per falsi." Tre persone fanno ormai l'oggetto di un inchiesta in Italia: il curatore Rudy Chiappini, Massimo Vitta Zelmann, presidente della società Mondo Mostre Skira, organizzatrice dell'esposizione, ed il mercante d'arte Joseph Guttmann, proprietario di più opere incriminate (quattro Kisling ed almeno altrettanti Modigliani). Da parte di Palazzo Ducale si implora la buona fede. L’esposizione di Genova potrebbe aver mascherato un tentativo di truffa di ampiezza vertiginosa. In un comunicato stampa, il Museo sottolinea la reputazione impeccabile di Mondo Mostre Skira così come le referenze di Chiappini, "direttore da vent'anni del Museo d'arte di Lugano" e "organizzatore di numerose esposizioni a livello internazionale, comprese quelle su Modigliani". Giustificazioni che Marc Restellini ha difficoltà nel prendere come serie. Dalle indagini in corso risulta che l'esposizione di Genova è costata solo 150.000 euro al museo. "Consideriamo che" - spiega l'esperto francese - "un'esposizione di Modigliani costa una fortuna: considerato il valore dei dipinti, le assicurazioni, tutto questo comporta milioni di Euro. Questi costi non sono possibili, avrebbero dovuto dubitare che sotto sotto c'era un problema, e che c'era qualcun altro che pagava". Ad esempio, dei proprietari che trovano nel fatto di partecipare ad una grande esposizione l’occasione di rafforzare pedigree di opere dubbie… “Joseph Guttmann sta cercando di vendere un “Grande nudo disteso” “Celine Howard” presentato a Genova” sottolinea Marc Restellini. “Questo quadro veniva proposto in cataloghi di vendita a 28 milioni di Euro, e dopo l’esposizione di Genova è passato a 32… L’affare è molto dannoso per i collezionisti che hanno prestato, in buona fede, le loro opere, e che temevano ormai di vedere messa in dubbio l’origine delle tele fino ad allora giudicate come indiscutibili. E’ anche imbarazzante per tutti i musei, in particolare francesi, che hanno prestato delle tele, partecipando indirettamente a rendere credibili dei falsi. Fino ad ora, nessuna istituzione, né il ministero francese della cultura, nonostante allertati da Marc Restellini, ha reagito agli sviluppi sull’affare.
Jerome Gautheret

A Genova, dei Modigliani inopportuni. 
La Giustizia ha posto sotto sequestro 21 opere di una esposizione al Palazzo Ducale, sospettate di essere dei falsi.

Sintesi dell'intervista a Marc Restellini andata in onda su France24:
Siamo di fronte ad una rete mafiosa, ci sono persone che espongono questi falsi per legittimarli. E’ uno scandalo, è una truffa. Lo pseudo specialista di cui parlavo è sparito dalla circolazione (il riferimento a Parisot risulta evidente) ed è stato rimpiazzato da un curatore di museo che fa quanto faceva lui in passato. Ed è molto pericoloso perché lo scopo è molto semplice: mettere sul mercato legittimando opere false e dare loro dei valori milionari per venderle, ed è inammissibile che dei musei nazionali si prestino in queste truffe, e ciò che mi stupisce maggiormente, avendo diretto un certo numero di musei, è sapere che c’è un pubblico che va alle esposizioni e si fa ingannare da chi dovrebbe invece educare. Vengono credendo di ammirare opere d’arte, ma vedono dei falsi.



25/07/2017 Il Secolo XIX, pubblica un'intervista a Marc Restellini che rimarca quando già dichiarato al quotidiano Le Monde e, a proposito del 'grande nudo disteso', dichiara che «è bastato inserire nel catalogo di Palazzo Ducale il "Nudo disteso (Ritratto di Celine Howard)”, perché l’opera, in vendita a 28 milioni di euro, fosse proposta a vari mercanti d’arte a 32 milioni di euro». Leggiamo inoltre una constatazione riguardo agli scenari che potrebbero verificarsi nel caso in cui il dipinto in questione venisse ritenuto falso: da 32 milioni di euro a zero. Se la Procura infatti riuscisse a provare l'esistenza d’una truffa internazionale, potrebbe disporre la distruzione immediata delle contraffazioni. Una promessa che Restellini, già sentito dai carabinieri del nucleo patrimonio culturale, ha recapitato a chi negli ultimi anni ha fornito expertise su molti dei quadri contestati. Ovvero Christian Parisot, presidente dell’Archivio Modigliani (arrestato nel 2013 proprio per una vicenda di presunti falsi Modi), che Restellini aveva denunciato per una vicenda simile alcuni anni fa: «Farò distruggere tutti i falsi. È un dovere morale. Ci tengo a sottolineare che è una menzogna che io abbia perso una causa contro Parisot per diffamazione: ho avuto ragione io...» L’ipotesi del procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e del sostituto Michele Stagno è che la mostra di Genova sia stata utilizzata consapevolmente come un palcoscenico da un gruppo di persone per avallare quadri di dubbia provenienza. Chi sapeva, se così fosse? Per ora sono indagati il collezionista Joseph Guttmann, magnate americano proprietario di svariati dipinti sotto sequestro (assistito da Massimo Boggio), l’organizzatore della mostra Massimo Vitta Zelman e il curatore Rudy Chiappini. «A Torino e a Genova è stato mostrato un “Ritratto di Soutine” completamente diverso da quello esposto a Milano da Marc Restellini - precisa in una nota l’omonimo Institut Restellini - a Torino hanno citato i cataloghi di Restellini, cambiando la figura a fianco, con la chiara intenzione di beffare il lettore e di legittimare questo falso. Nel catalogo di Genova, a pagina 105, si ripropone lo stesso errore, sostenendo che quella copia sia apparsa a Losanna e a Milano. Anche questo è falso». C’è poi un particolare che il critico francese tiene a dire di persona ed è stato acquisito dagli inquirenti come un indizio importante: «i proprietari del “Ritratto di Soutine" esposto a Genova mi chiesero un expertise poco prima dell’esposizione, io dissi loro chiaramente che il quadro non era autentico: lo sapevano e lo hanno esposto lo stesso». A complicare ulteriormente la vicenda si è aggiunta la controffensiva del pool di legali che assiste in proprietari dei quadri. Ieri l’avvocato veneto Cesare Dal Maso, specializzato in indagini sul mondo dell’arte, ha contestato la consulenza tecnica della Procura, che ha disposto il prelievo di pigmenti dalle opere sequestrate: «Se i quadri fossero veri, sarebbe un danno milionario. Senza contare che non essendo presenti consulenti di parte, l’esame non ha valore». Palazzo Ducale, difeso da Cesare Manzitti, ha chiesto di poter spostare i quadri sequestrati per effettuare lavori di ristrutturazione.

Mostra Modì, è un falso e ora vale 32 milioni.

02/08/2017 da Liguria Notizie.it: La Procura ha dato il via libera per spostare da Palazzo Ducale le 21 opere sequestrate nell’ambito dell’inchiesta sui presunti falsi esposti al pubblico, nata a seguito delle segnalazioni degli esperti di Modì, Carlo Pepi e Marc Restellini. A chiedere lo spostamento era stata la stessa Fondazione Ducale a causa di un malfunzionamento dell’impianto di condizionamento, che avrebbe potuto danneggiare i dipinti. I quadri saranno trasferiti la prossima settimana al centro Art defender di Bologna.

07/08/2017 Artnet, prestigiosa piattaforma di informazione dedicata al mercato dell'arte, in seguito allo scandalo delle opere sequestrate nella mostra di Genova, pubblica un articolo eccellente in cui viene spiegato cosa vi è dietro al mercato di uno degli artisti più falsificati al mondo, con degli ottimi spunti di riflessione in merito ai cataloghi considerati 'sicuri', sulle nuove tecniche di autenticazione e sulla soluzione pensata da Marc Restellini per interrompere questo continuo proliferare dei falsi, ossia la distruzione di essi.

11/08/2017 La rivista indipendente brasiliana Istoé, pubblica un ottimo articolo sullo scandalo di Genova scritto da Raul Montenegro.

31/08/2017 l'Institut Restellini pubblica un comunicato:

Dopo l'Italia, con la sostituzione del Presidente di Palazzo Ducale a Genova e l'inchiesta sui tre protagonisti dell'esposizione scandalo relativa al caso dei falsi Modigliani, la Svizzera sembra aver preso coscienza della vastità dello scandalo. Solo Parigi resta muta di fronte a questa situazione. Eppure l'implicazione dei musei francesi è chiaramente sottolineata dagli organizzatori sotto inchiesta che continua a difendere la legittimità dei falsi grazie alla presenza nell'esposizione di opere provenienti dai musei nazionali a fianco di opere contraffatte. Ancora una volta, è forse il ruolo dei musei nazionali di legittimare dei falsi noti? Ho scritto al Ministro della cultura ormai da più di tre mesi e solo un silenzio colpevole regna su questo scandalo a Parigi.

Solo Parigi resta muta di fronte a questa situazione. Eppure l'implicazione dei musei francesi è chiaramente sottolineata dagli organizzatori sotto inchiesta che continua a difendere la legittimità dei falsi grazie alla presenza nell'esposizione di opere provenienti dai musei nazionali a fianco di opere contraffatte. Ancora una volta, è forse il ruolo dei musei nazionali di legittimare dei falsi noti? Ho scritto al Ministro della cultura ormai da più di tre mesi e solo un silenzio colpevole regna su questo scandalo a Parigi.

In quest'ultimo messaggio dell'Institut Restellini, viene allegato un articolo pubblicato da Le Temps, un importante quotidiano svizzero in lingua francese:


L'affare dei falsi Modigliani si politicizza in Ticino
I socialisti interrogano l'esecutivo di Locarno al riguardo del suo capo dei servizi culturali. Costui è stato indagato nell'inchiesta su presente contraffazioni. Responsabile dei servizi culturali della città di Locarno, Rudy Chiappini è stato oggetto di un interrogazione parlamentare dei socialisti al consiglio comunale venerdì scorso. Dalla metà di luglio, egli è infatti messo sotto inchiesta dal pubblico ministero di Genova per il reato di "falsificazione, occultamento e frode". Questo fa parte di un caso di contraffazione di opere d'arte che potrebbero rivelarsi "una delle truffe più grandi nella storia recente dei musei", secondo parecchi esperti. Parallelamente alla sua attività presso i Beni Culturali di Locarno, Rudy Chiappini, che da quasi 20 anni gestisce il Museo d'Arte Moderna a Lugano, organizza eventi internazionali all'estero. È come curatore di una mostra dedicata all'artista Amedeo Modigliani, tenutasi al Palazzo Ducale di Genova tra marzo e luglio scorso, che si ritrova indagato dalla giustizia italiana.
Fu denunciato da due esperti di Modigliani, il collezionista italiano Carlo Pepi e lo storico francese Marc Restellini, che la mostra a Genova era piena di contraffazioni - sono state sequestrate 21 dipinti sulle cinquanta opere esposte. Il Palazzo Ducale - che sostiene di essere parte lesa in questo caso e ricorda di non aver organizzato direttamente la mostra - è stato costretto a concludere l'evento tre giorni prima del previsto.
Poco successo
Dopo aver sentito Rudy Chiappini, l'esecutivo di Locarno, senza entrare nell'inchiesta in sospeso, ha detto attraverso i media che "è sempre stata una fonte di grande soddisfazione, mostrando un massimo di professionalità, competenza e serietà "come direttore dei servizi culturali. Il capo della Cultura di Locarno si è difeso dall'esposizione delle falsificazioni, affermando che tutte le opere in questione sono certificate e posseggono una storia documentata debitamente documentata. Le autorità comunali ritengono peraltro che per il momento l'indagine in corso non compromette in alcun modo il suo mandato con la città. Perplesso, il Partito socialista di Locarno ritiene che il governo sia pronto a dimostrare pubblicamente il proprio sostegno a Rudy Chiappini. "Questo è messo sotto inchiesta per occultamento e frode, e non è poco, giudica Pier Mellini, capo del gruppo al consiglio comunale. Forse sarà assolto, forse no. L'esecutivo avrebbe dovuto attendere prima di esprimersi ". I socialisti Locarnesi lasciano alla giustizia italiana il compito di determinare il ruolo di Rudy Chiappini nello scandalo che scuote il mondo dell'arte. In un atto parlamentare presentato venerdì, essi tuttavia interrogano l'esecutivo sui rischi che la città, in vista delle future collaborazioni con entità svizzere e straniere, vede la sua immagine inquinata da questo caso. I socialisti si riferiscono alla gestione del dipartimento di Rudy Chiappini. A sostegno di ciò, sostengono che le recenti dimostrazioni svoltesi a Locarno si sono svolte con scarso successo sia in termini di visitatori . Hanno chiesto se la responsabilità dell'80% per i servizi culturali sia compatibile con le sue attività internazionali.
Prove scientifiche
Mentre si è svolta la mostra di Genova, Rudy Chiappini ha partecipato anche all'opera di Fernando Botero presso il complesso Vittoriano di Roma e Robert Indiana presso la Casa Rusca di Locarno, nonché nella produzione dei rispettivi cataloghi . Quando scoppiò lo scandalo di Modigliani, il funzionario della cultura di Locarno si difendeva sulla stampa ticinese al riguardo di supposte falsificazioni, affermando che tutte le opere in questione erano certificate e possedevano una storia ben documentata riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale. Marc Restellini, fondatore dell'Istituto Restellini per la Ricerca Scientifica e Documentario nella Storia dell'Arte, confuta con fermezza sul suo account di Facebook. "I falsi sono noti e sono stati esposti a Genova; abbiamo fornito alle autorità italiane la documentazione e le prove scientifiche che lo dimostrano ». Le altre due persone che hanno collaborato con Rudy Chiappini alla mostra di Genova e la selezione di opere - Massimo Vitta Zelman, presidente di MondoMostre Skira ed il commerciante d'arte Joseph Guttmann, titolare di alcuni dipinti sospetti - sono anche loro indagate.

L’affaire des faux Modigliani se politise au Tessin - Les socialistes interrogent l’exécutif de Locarno à propos de son chef des Services culturels. Celui-ci est mis en examen dans le cadre d’une enquête sur des contrefaçons présumées

07/09/2017 sul Corriere della Sera esce un articolo in cui viene riportato il giudizio della storica dell’arte Maristella Margozzi, incaricata dagli investigatori del Ministero dei Beni culturali a dare un parere sulle opere sospette, che sostiene i pareri espressi dagli esperti dell’opera di Modigliani come il francese Marc Restellini, collaboratore per molti anni dell’Istituto Wildenstein di Parigi e direttore della Pinacoteca della capitale transalpina, e il collezionista e studioso Carlo Pepi, fondatore e già direttore della Casa Natale Amedeo Modigliani ed ex membro degli «Archivi legali Amedeo Modigliani». Spunta il documento finora cardine dell’inchiesta, cioè la relazione Margozzi che raccoglie i pareri del terzetto, dipinto per dipinto. In sintesi, tre sono le opere bollate da tutti come false: la «Cariatide Rossa», che arriva a Genova da un collezionista privato di San Francisco; il «Nudo disteso», prestato da un collezionista svizzero; e il «Ritratto di Maria» di una collezionista privato americana, transitato attraverso Global art exhibitions. «In questi casi la contraffazione è abbastanza evidente - conclude l’esperta -. Le opere sembrano copiate». Per altri tre dipinti, che vengono attribuiti alla collaborazione fra Modigliani e l’amico e pittore Moise Kisling, risulta invece falsa la «firma» dell’artista livornese. «Concordo pienamente con Pepi e Restellini: nessun intervento di Modì». Poi ce ne sono 9 «fortemente dubbie». Fra le «indiziate» pure il «Ritratto di Hanka Zborowska», sottoposto a tutela statale con un vincolo che risale al 1972. «Tuttavia, nutro qualche perplessità anche su questo», sospetta Margozzi. Sui restanti dipinti, i pareri non sono univoci e dunque permangono dei dubbi. Una cosa è però certa: se davvero si tratta di falsi, significa che molte mostre su Modigliani dove erano stati esposti sono da considerarsi truffaldine: Pisa, Torino, Roma, Milano, Venezia, Seul eccetera. Confermando così l’amara conclusione che uno dei più grandi e amati pittori del Novecento è anche il più falsificato. In gioco ci sono valori immensi, che potrebbero lievitare in vista del 2020, centenario della sua morte. Sarà un anno di eventi e denari, ragione per la quale sull’indagine sta gravando una certa tensione. Dietro le quinte, aleggia il fantasma di Christian Gregori Parisot, ex presidente degli Archivi Modigliani, collaboratore della figlia dell’artista Jeanne.

«Inizialmente Gutmann si serviva di Parisot per legittimare opere di Modigliani - ha dichiarato Restellini agli inquirenti -. Quando è stato arrestato, Guttmann l’ha rimpiazzato con Rudy Chiappini». Sentito da chi indaga, Chiappini ha respinto le accuse: «Tutti i quadri esposti a Genova sono stati cercati da noi perché ne conoscevamo la storia. Ricordo che Modigliani dipingeva spesso due quadri aventi lo stesso soggetto con particolari dissimili. Non si tratta di falsi, ma di opere distinte». Nel frattempo il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio ha disposto una consulenza incaricando altri tre esperti, che concluderanno il lavoro più avanti. Oggi è previsto un primo confronto davanti al Tribunale del Riesame di Genova, al quale gli avvocati Massimo Boggio e Cesare Dal Maso hanno chiesto il dissequestro della maggior parte delle opere d’arte. L’impressione è che la guerra su Modì sia solo ai primi colpi di cannone.

 Modigliani, il verdetto del super esperto: «Almeno tre dei dipinti sono falsi

08/09/2017 il giornale online Genova24 riprende la notizia pubblicata da Il Corriere della Sera aggiungendo dei nuovi particolari: "fama e denaro che arriverebbero dalla legittimazione di opere d’arte false attraverso l’organizzazione di mostre". E’ questa l’accusa mossa da Marc Restellini, esperto francese delle opere di Amedeo Modigliani, sentito dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio che indagano sui presunti falsi di Modì esposti a palazzo Ducale. Restellini punta il dito contro Guttmann e Christian Parisot, presidente degli archivi Modigliani arrestato nel 2013 per una vicenda di falsi dipinti. “Per organizzare una mostra - ha detto a verbale Restellini - ci vuole un investimento di 5-6 mln. La mostra di Genova è costata 150 mila euro a dimostrazione che i guadagni non arrivano dalle mostre ma dalla legittimazione di opere false”.. Quando organizzai la mostra di Modigliani a Lugano - ha detto Restellini - Chiappini mi costrinse a accettare contanti. Accettai, ma quando li versai in banca ne dichiarai la provenienza”.


11/09/2017 «Genova, confermato il sequestro delle tele sospette di Modigliani» questo è il titolo di un articolo uscito su Repubblica nel quale leggiamo che il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro delle 21 tele della mostra di Modigliani a Palazzo Ducale finite sotto inchiesta dopo l’esposto di Carlo Pepi e Marc Restellini. I giudici - fonte: Il Secolo XIX - hanno in sostanza accolto la tesi della procura (aggiunto Paolo D’Ovidio e pm Michele Stagno) per cui la consulenza sulla datazione delle opere starebbe per concludersi e che non vi sarebbe alcun pericolo per l’integrità dei quadri visto che «la tecnica più invasiva si limita al prelievo di frazioni di millimetro di pigmento della tela, in zona coperta da cornice». Pronta la risposta del legale della proprietaria, l’avvocato Cesare Dal Maso. «Prendo atto della scarna e insufficiente motivazione del tribunale del Riesame. Speravo in un approfondimento più puntuale. Pare sia stata scelta la strada più ovvia e meno coraggiosa. Valuteremo se fare ricorso in Cassazione».

06/10/2017 Marc Restellini intervistato dalla rivista franco - tedesca ARTE Journal:
Come si realizza un falso Modigliani?
MR: "Il classico è il patchwork (collage): si prendono tre o quattro dipinti di Modigliani e prendendo un pezzo di uno e dell'altro si mischiano e si ottiene una falsificazione, cioè un falso, che riprende differenti elementi dei dipinti dell'artista."
A luglio scorso a Palazzo Ducale a Genova si chiude in catastrofe l'esposizione di Modigliani: un terzo della collezione, cioè 21 dipinti, sarebbero falsi.
MR: "Quando un curatore fa un paio di errori.. perché no? Ma ritrovarsi con una quantità tale di falsi in un'esposizione ci si chiede il perché... Lo scopo è semplice: creare una legittimità a dipinti falsi esponendoli... Abbiamo questo famoso nudo [Céline Howard] del quale vediamo che è una riproduzione di diversi elementi esistenti. Prendete la esatta posizione della modella... prendete un cuscino di un quadro e lo ricomponete in un altro, venduto a 180 milioni, e poi avete un viso e prendete la testa di un altro .... e così realizzate un falso..."
Modigliani apparentemente facile da imitare è quotato alla pari di Picasso e Van Gogh, ma non è la sola qualità per i falsari..
MR: "Modigliani oggi non è protetto da qualcuno che abbia un diritto morale che possa dire: pongo divieti o autorizzo.. faccio questo.. è molto importante rendersi conto di questo poiché questa assenza di diritti morali ha probabilmente generato la quantità di falsari, e cioè un falsario che vede un artista che non è protetto e dice.. se dipingo un falso nessuno può attaccarmi.. ecco!"Recentemente Marc Restellini ha l'autorità per combattere i falsari e presto pubblicherà un catalogo ragionato dell'artista che sarà forse la fine dell'età d'oro dei falsi...

 


11/11/2017 Amedeo Modigliani viene celebrato in tre importanti mostre: a New York presso il Jewish Museum, a Londra alla Tate Modern (recensione di Gloria Fossi per Youmanist), e al Fabergé Musuem di San Pietroburgo, dove Marc Restellini curerà la mostra con le opere provenienti dalla collezione Jonas Netter. Matthew Clayfield, giornalista per il sito web di informazione ed opinioni statunitense The Daily Beast, prende spunto da questi eventi per ricordare quanto lo scandalo di Genova abbia contribuito ulteriormente a suscitare dubbi riguardo all'autenticità delle opere attribuite al grande artista livornese ed abbia altresì invitato i curatori ad una maggiore prudenza nella selezione delle opere per l'allestimento delle mostre. In questo articolo viene riportata un'intervista a Carlo Pepi, primo a lanciare l'allarme della presenza di falsi esposti a Palazzo Ducale di Genova, il quale ricorda che «a febbraio, mi è stata inviata su Facebook l'immagine di uno dei nudi presenti nell'esposizione che ho immediatamente riconosciuto come falso". "Poi un altro dipinto è apparso online e ho visto che anche questo era falso. Più tardi mi è stato mostrato il catalogo della mostra ed ho realizzato che poche erano le opere autentiche in questa esposizione». Ancora prima di aver visto il catalogo, Pepi aveva nutrito sospetti sull'esposizione: «il curatore della mostra, Rudy Chiappini, è stato a lungo associato con il controverso studioso di Modigliani Christian Parisot, che afferma di aver ricevuto i diritti morali sulle opere di Modigliani dalla figlia dell'artista prima della sua morte negli anni '80 (falso!)».

 Art Fakes Loom Over Modigliani Madness

In questo articolo si riporta che nel 2010, la corte d'appello francese ha condannato Parisot a una pena sospensiva di due anni e gli ha inflitto una multa di 50.000 euro per aver falsamente attribuito 77 opere a Jeanne Hébuterne. Due anni dopo, era ancora davanti al tribunale italiano in seguito a un'indagine di due anni condotta dalla squadra antifrode italiana, con l'accusa di aver erroneamente certificato 41 schizzi, 13 disegni grafici, quattro sculture e un dipinto a olio, tutti attribuiti a Modigliani. «Chiappini non ha mai preso le distanze da Parisot», dice Pepi. «Questo è il motivo per cui, quando ho sentito parlare della mostra di Genova, mi sono allarmato» (Chiappini non ha risposto alle domande in questa intervista).

Pepi ha usato Facebook per denunciare la mostra, concentrandosi su quelle che ha considerato come le 13 falsificazioni più evidenti. Hanno subito cercato di screditarlo minacciandolo di avviare delle azioni legali nei suoi confronti. Ed è in questo frangente che entra in scena Restellini, fondatore dell'Istituto Restellini, il quale sta lavorando a un nuovo catalogo raisonné delle opere dell'artista. Restellini ha ordinato una copia del catalogo delle esposizioni "per giudicare la portata del problema". «Sono rimasto stupefatto dal numero di falsi», dice Restellini. «Quando Pepi è stato attaccato dagli organizzatori della mostra con minacce di diffamazione, sono intervenuto. Visto i miei diritti legali sulle opere di Modigliani - Restellini ha ricevuto la facoltà di denunciare i falsi da parte di un tribunale di appello francese in un giudizio del 2005 - per gli organizzatori rappresentavo un soggetto molto più scomodo da minacciare con azioni legali» (non che le minacce legali lo avrebbero scoraggiato molto: Restellini ha ricevuto minacce di morte per il suo lavoro in passato).

Leggiamo inoltre che nel 2011, il Museo di Belle Arti dello Stato Pushkin di Mosca è stato accusato di aver esposto un falso Modigliani nella sua mostra "Scuola di Parigi: 1905-32". Il dipinto in questione, "Ritratto di Marevna", era stato precedentemente esposto sia in Parigi che a Praga senza incidenti. Marc Restellini denuncia il fatto che a contribuire alla proliferazione dei falsi è una visione distorta dell'artista giudicato da molti facile da imitare: «Non è vero», dice Restellini. «Dà un'impressione di facilità, ma questo è ingannevole» e continua «è semplicemente troppo difficile rinvenire i materiali che Modigliani avrebbe usato cento anni fa. Infatti, è stato un test scientifico, commissionato da un anonimo collezionista russo, che ha rivelato il ritratto di Marevna come una falsificazione». «Dopo 40 giorni, ho ricevuto la valutazione dall'Istituto che ha indicato che alcuni dei pigmenti utilizzati in questa pittura erano sintetici, prodotti dopo il 1940», raccontò il collezionista all'epoca ad Artlyst . Quello che è abbastanza impressionante dato che Modigliani è morto nel 1920...

In questo articolo vengono poste delle domande precise a Carlo Pepi: «c'è una crisi di competenze in atto? I falsari stanno semplicemente migliorando nel loro 'lavoro'? Oppure sono mercanti, collezionisti e curatori a permettere loro di credere in una sorgente di opere precedentemente sconosciute da relegare al loro giudizio?» Pepi crede che sia una combinazione di tutte queste cose: «Questi falsi appaiono nelle grandi mostre a causa di una completa mancanza di giudizio critico», afferma. «I curatori devono essere competenti e onesti, due qualità che sono troppo rare specialmente se considerate congiunte». «Ma ci sono anche professori, critici e altri addetti ai lavori - persone dotate di "occhio" - il cui unico scopo è vendere l'opera», conclude Pepi.

Restellini concorda che la mancanza di competenze, insieme all'idea sempre immutabile che si potrebbe scoprire un 'tesoro nascosto', svolgono un ruolo importante in tali scandali. «Purtroppo, ci sono molti giudizi che portano le persone a perdere ogni ragione e si persuadono che delle croste imbarazzanti possono essere autentici Modigliani». Tuttavia, riguardo al caso di Genova, crede che vi fosse qualcosa di più sinistro, quasi "mafioso" nel modo in cui è stato organizzato, deliberatamente, per trarre in inganno. In questa intervista, a proposito del catalogue raisonné in corso di pubblicazione, Marc Restellini annuncia che esso rappresenterà un punto di svolta nello studio di Modigliani. «La condanna di Parisot mi aveva fatto sperare che i falsi sarebbero scomparsi dalla circolazione», dice Restellini. «Non è stato così, ma sono certo che il catalogo metterà fine a questa follia».

09/01/2018 Ansa: Modigliani: perizia, quadri di Genova erano falsi - Secondo la perizia depositata in tribunale dal perito Isabella Quattrocchi i quadri di Modigliani esposti nel marzo scorso a Palazzo Ducale e sequestrati dopo l'esposto degli esperti Carlo Pepi e Marc Restellini sono tutti falsi, eccetto un disegno. Palazzo Ducale rende noto di essere "parte fortemente lesa" nella vicenda, affermando che se "le perizie relative all'esame sui pigmenti confermassero il giudizio negativo della perizia depositata il consiglio direttivo della Fondazione Palazzo Ducale deciderà quali iniziative intraprendere". La notizia rimbalza su tutti i giornali nazionali: Sole24Ore, RaiNews, Repubblica, Tgcom, Finestre sull'Arte, iL Secolo XIX, Quotidiano.net, RSInews, LiguriaOggi, Genova24.it, GoNews, Huffington Post, LaRegione, ArteMagazine, QuiNewsPisa, IL Telegrafo, GenovaPost.


Dal sito on line Genova24.it, Furio Truzzi, presidente regionale dell'associazione Assoutenti, lancia una class action per i visitatori muniti di biglietto o che possono dimostrare la loro presenza a questa esposizione per ottenerne il rimborso «Il teorema su cui stavamo lavorando era proprio questo - spiega - che dopo la perizia depositata in procura ci dà la certezza che si è verificata una frode ai danni dei visitatori. E quindi, oltre all’amara considerazione, chi attraverso il biglietto, può dimostrare di essere stato a visitare la mostra potrà chiedere il risarcimento. Noi ci mettiamo a disposizione per raccogliere le segnalazioni e, poi, presentare il conto ai responsabili».

10/01/2018 La notizia della conferma della falsità delle opere indicate dai due esperti di Modigliani viene ripresa da tutti i giornali e tg nazionali. Ora a tremare sono i proprietari delle opere incriminate, perché se la perizia di Isabella Quattrocchi che si è aggiunta a quella già stilata da Mariastella Margozzi, anch'essa conclusasi con il medesimo giudizio negativo, venisse confermata da una sentenza definitiva, per Legge si dovrà procedere alla distruzione di tali opere. Da Parigi, Marc Restellini intervistato dal Corriere della Sera fa sapere di aver «dato ai carabinieri tutte le informazioni in suo possesso» - chiarisce Restellini - «per spiegare come funziona questo sistema di contraffazione. È indiscutibile che le opere siano false, l’ho denunciato e ho fornito le prove». Gli fa eco Carlo Pepi sempre nella stessa intervista: «Finalmente è scoppiato il bubbone. Per anni mi sono battuto contro i falsi Modigliani, osteggiato e perfino perseguitato dall’ambiente artistico. Modigliani ha dipinto più da morto che da vivo, la situazione era grottesca. Ma questa è solo la punta dell’iceberg».


La perizia di Isabella Quattrocchi afferma che tutte le tele sono «grossolanamente falsificate» sia «nel tratto» sia «nel pigmento». La perizia sottolinea anche che le cornici sono «provenienti da Paesi dell’est europeo e dagli Stati Uniti, per nulla ricollegabili né come contesto che come periodo storico a Modigliani».
Il curatore della mostra Rudy Chiappini difende il proprio operato sottolineando come non sia lui l’autore delle attribuzioni (qui il riferimento a Parisot appare scontato): «Io ho raccolto le informazioni e la documentazione che mi è stata fornita per ogni tela. Se ci sono state irregolarità bisognerà risalire alla fonte, a chi ha fatto la prima attribuzione. Io, fino a prova contraria, resto dell’idea che le opere siano buone. E la storia delle cornici è ridicola». Palazzo Ducale si dichiara «parte lesa, anzi fortemente lesa» precisando che «se le perizie relative all’esame sui pigmenti confermassero il giudizio negativo della perizia depositata, il consiglio direttivo della Fondazione Palazzo Ducale deciderà quali iniziative intraprendere».


Il Secolo XIX scrive che nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori novità, visto che sono previsti una serie di interrogatori e l’esito di un’ulteriore perizia sulla datazione della pittura e delle tele richiesta ad alcuni esperti francesi.

Da Repubblica (cronaca di Genova): "Falsi Modigliani, la pista romana". Mentre la Procura di Genova aspetta la seconda parte di una consulenza che fa tremare i polsi a mezzo mondo dell’arte, a Roma i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico si stanno muovendo da mesi. Del resto è nella Capitale che è arrivato l’esposto dell’esperto e collezionista d’arte Carlo Pepi. Ed è sempre a Roma che Christian Gregori Parisot, ex presidente degli Archivi Modigliani, collaboratore della figlia dell’artista Jeanne, nel 2013 è stato rinviato a giudizio con l’accusa di ricettazione, vendita e autenticazione di opere d’arte false. Un nome che lo stesso Pepi ha sempre attaccato, e continua ad attaccare oggi, quando la notizia dei risultati della consulenza è appena trapelata. Se le indagini dei carabinieri andranno a parare proprio lì, ancora non è dato saperlo. Di certo i risultati di questa prima consulenza ordinata dalla Procura daranno una bella accelerata alle indagini.
I legali delle parti in causa hanno già fatto richiesta di visionare quella che, ribadiscono, «non è una perizia ma una semplice consulenza effettuata senza contraddittorio». Fra gli indagati, ieri Chiappini ha commentato: «Per me non cambia nulla. L’attribuzione delle opere a Modigliani non l’ho fatta io, mi sono solo limitato a raccogliere informazioni già esistenti. Bisognerà risalire alla fonte, a chi ha fatto la prima attribuzione. Io resto comunque dell’idea che quei quadri siano buoni. Comunque quei dipinti sono stati esposti anche da altre parti e la loro autenticità era basata su attribuzioni fatte da altri studiosi e esperti». Riguardo alla consulenza di Isabella Quattrocchi - si legge nell'articolo - essa è basata sul prelievo dei campioni di colore e del materiale usato per realizzare le 21 opere d’arte, effettuato da due esperte scientifiche. Il cui lavoro ancora non è arrivato in Procura. Un piccolo ritardo dovuto al fatto che questa parte della consulenza, a differenza di quella della Quattrocchi, arriva dalla Francia. Ma se le conclusioni della professoressa italiana sono così nette, è impensabile che il responso delle due esperte possa andare verso un’altra direzione. 

La notizia della conferma dei falsi nella mostra di Genova varca i confini italiani; viene infatti pubblicata dal quotidiano del Regno Unito The Telegraph e in America dal Washington Times.

La perizia della Procura «Tutti i 21 Modigliani della mostra di Genova sono falsi grossolani» - Il Corriere della Sera
Il perito sulla mostra di Genova «Quei Modigliani falsi grossolani»  - Repubblica
La fabbrica dei falsi che perseguita Modì - Il Messaggero
In quei 20 quadri non ci sono né la mano né i colori di Modì - Il Tirreno
Modigliani e l'inganno in mostra «falsi i quadri esposti a Genova» - Il Telegrafo
L'arte del falso - La Regione

 

11/01/2018 La notizia degli esiti della perizia di Isabella Quattrocchi vengono pubblicati dal quotidiano svizzero Letemps, dal giornale The Art Newspaper con base a Londra - New York e dalla stessa testata in Russia. Poche ore dopo dal The Indepedent e dalla BBC. Dal sito de Il Secolo XIX leggiamo la risposta del Ducale contro la richiesta del rimborso del biglietto avanzato dal presidente di Assoutenti Liguria: «Premesso che Palazzo Ducale comprende e condivide lo stato d’animo e le ragioni dei richiedenti, alcune precisazioni sono necessarie:
1) la Procura di Genova ha iscritto nel registro degli indagati alcuni soggetti, tra l’altro, per truffa ai danni della Fondazione Palazzo Ducale, definita nel procedimento “parte lesa”;
2) Tutti gli incassi relativi alla bigliettazione ed al bookshop sono stati di competenza di MondoMostre-Skira organizzatore della mostra, cui va rivolta pertanto ogni richiesta di rimborso;
3) La consulenza Quattrocchi è appunto una consulenza di parte e non costituisce prova. Ciò detto, la Fondazione è certamente disponibile a ricevere subito i rappresentanti di Assoutenti per definire, come da loro richiesta, un percorso condiviso che consenta di fornire ai visitatori della mostra le più corrette risposte nella tutela dei loro diritti. Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura».

Da Repubblica (cronaca di Genova): "Modigliani beffa globale, è scontro sulle perizie". Panico, richieste di chiarimenti e tensione dopo la mossa della Procura: tutti vogliono leggere la consulenza. È il momento del panico, delle frenetiche richieste di chiarimenti, dei telefoni degli avvocati che squillano in continuazione. Le parti in causa hanno presentato un’istanza al pubblico ministero Michele Stagno e al procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio per poter leggere finalmente la consulenza. Si sono mossi in primis i legali delle tre persone finora indagate con l’ipotesi di reato di truffa aggravata, messa in circolazione di false opere d’arte e riciclaggio: quindi gli avvocati Massimo Boggio e Massimo Sterpi per il collezionista e mercante d’arte Joseph Guttmann, proprietario di 11 delle opere sequestrate; Stefano Savi per Massimo Vitta Zelmann, presidente di MondoMostre Skira, la società che ha organizzato la mostra a Palazzo Ducale; Alberto Venco, legale di Rudy Chiappini, il curatore della mostra finita nella bufera; ma anche Cesare Manzitti, legale di Palazzo Ducale che finora è sempre stato considerato parte lesa dalla Procura. Oggi pm e sostituto procuratore dovrebbero consegnare la copia della consulenza ai legali, che davanti hanno due strade. La prima è una possibile contestazione della consulenza stessa, dei metodi con cui è stata eseguita, dei possibili danni agli stessi dipinti o disegni con il prelievo del pigmento. La seconda strada, che al momento appare scontata, è quella di commissionare una propria consulenza. Perché una volta che le opere sono state sequestrate (oggi sono ancora sotto custodia nel caveau romano del Nucleo Tutela patrimonio artistico dei Carabinieri, che stanno compiendo le indagini), nemmeno i proprietari hanno potuto vederle. 

12/01/2018 Il primo articolo viene pubblicato la mattina dal Les Echos e la sera arriva una notizia Ansa che rimbalza in rete e arriva su tutti i giornali nazionali. Viene intervistata Isabella Quattrocchi: "La mostra con i quadri falsi di Modigliani a Genova? Era programmata così". L'esperta lascia chiaramente intendere che chi ha allestito la mostra sapeva benissimo che si trattava di falsi. "Per scoprirlo mi è bastato fotografare ogni pezzo sia davanti, sia dietro - spiega Isabella Quattrocchi - Chi se n'è occupato prima di me, invece, si è basato su scatti che gli sono stati forniti. Un altro particolare importante, poi, è che la mostra era buia ed evidentemente non era un caso. Non c'era un'illuminazione generale: erano illuminati solo i dipinti. Ma su ognuno c'erano tre dita di vernice sopra, pesante, massiccia. È come quando per strada s'incontra un'auto con gli abbaglianti accesi: si viene accecati e si vede tutto più confuso".
Carlo Pepi, intervistato da Il Tirreno, non nega le proprie preoccupazioni - a cui mi associo - in vista della ricorrenza del centenario della morte di Modigliani: «nel 2020 ricorre il centenario della morte di Modì. Stanno nascendo come funghi da varie parti case natali dell’artista. Se non facciamo attenzione c’è il rischio che i falsi, che oggi sono centinaia in tutto il mondo, finiscano nuovamente in mostre e rassegne. Si è creato un artista parallelo che non ha nulla a che vedere con Modì».
Dal sito de Il Secolo XIX leggiamo inoltre che i giudizi della consulenza della professoressa Quattrocchi sono durissimi e parlano di firme «con tratto infantile» o «pasticciate», di figure assemblate «senza alcuna competenza in materia» e anche di tele invecchiate «in maniera maldestra». Ancora, come scritto anche dalle due esperte "scientifiche", Marie-Pierre Etcheverry e Tiziana Mazzoni (sempre nominate dalla Procura), in alcuni casi i «pigmenti non sono compatibili con la palette di Modigliani, ma sono databili a dopo la Seconda Guerra Mondiale». Molti fra i dipinti sequestrati erano ricoperti con un pannello di carton plume per «non svelare i trucchi della realizzazione», volendo farlo passare per un dipinto d’epoca; in altri casi il tratto analizzato è quello di un «dilettante, privo di qualsiasi vena artistica su supporto in tela già preparata, di tipo commerciale, tirata su un telaio di tipo seriale con una traversa e nonostante le chiavi di tensionamento risulta allentata, artificiosamente ingrigita». Nel caso del celeberrimo dipinto "Nudo disteso (ritratto di Celine Howard)", la consulente ha invece sottolineato come sia necessario un ulteriore approfondimento del Ris dei carabinieri.

Da Repubblica (cronaca di Genova): "Mostra Modigliani. Anche gli esperti francesi dicono che le 20 opere esposte sono dei falsi". La consulenza è giunta ieri alla Procura di Genova mentre la Fondazione Ducale è pronta a tutelare i visitatori che si ritengono truffati. L’altro pezzo di perizia, la seconda, stilata dagli esperti francesi, documenta che i 20 dipinti - tra quelli esposti a Palazzo Ducale attribuiti a Modigliani, sarebbero falsi. Un altro colpo secco a mezzo mondo dell’arte. È uno spicchio di accertamenti tecnici che la Procura di Genova aspettava da qualche giorno e che ieri è arrivato sulla scrivania del procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e del pm Michele Stagno. «D’altra parte - spiega D’Ovidio - la perizia della nostra consulente Quattrocchi in parte si basa sugli accertamenti fatti dai francesi. Anche se io non ho ancora letto la relazione, soprattutto perché scritta in lingua francese». I riscontri della professoressa italo-francese Tiziana Mazzoni (restauratrice ed esperta di origine italiana che vive in Francia) e di un’altra ingegnera francese (si occupa di accertamenti d’arte) poggiano su verifiche tecniche e scientifiche particolarmente concentrate sui colori utilizzati nei dipinti, sulla datazione delle opere e sulla loro composizione. Sicché, al momento non cambia nulla rispetto a quanto espresso da Isabella Quattrocchi. Già, non si modifica una sola virgola rispetto agli scorsi giorni. Si tratterebbe di falsi, esposti al Ducale dal 16 marzo al 13 luglio scorso.

Sempre da Repubblica: La lunga storia del falso Modigliani. La “Testa di donna” sequestrata a Genova viene da Milano e in realtà era stata certificata dal ministero. Uno dei famosi quadri di Amedeo Modigliani (1884-1920) presentati nella mostra di Palazzo Ducale a Genova, giudicati falsi e sequestrati dopo un esposto alla Procura, arriva da Milano dove è sempre stato considerato un capolavoro. Si tratta di una Testa di donna del 1917, o Testa di Hanka Zborowska, di proprietà della Fondazione Pasquinelli. È il ritratto, dai toni caldi, dell’erede di una facoltosa famiglia del Taristocrazia polacca a Parigi, messa in posa dal maestro livornese nel suo atelier, affascinato dai suoi lineamenti eleganti, il viso affilato e un po’ altero. Una scritta sul retro della tela riporta l’indirizzo dello studio di Modi in rue Joseph Bara 3. Sulla firma in basso a destra nessuno aveva mai, fino ad ora, sollevato obiezioni. Mentre il perito romano nominato dal pm, l’esperta Isabella Quattrocchi, l’ha inserito l senza indugi nell’elenco dei pezzi «grossolanamente» falsificati e messi in fila nella sua consulenza appena depositata. Lo storico dell’arte milanese Antonello Negri, a lungo direttore del dipartimento di storia delle arti in Statale e membro del comitato scientifico del Museo del Novecento, ricorda però che l’opera ha un pedigree importante e una storia coi fiocchi. «Documentata già nel ‘32 in una mostra a Parigi all’Hòtel Drouot, casa d’asta qualificata, come fosse Sotheby’s oggi, è stata vista da molti studiosi nel corso del secolo. Da Berenson a Russoli, che la espose a Palazzo Reale nel ‘58; Palma Bucarelli la scelse per un’altra mostra a Roma, alla Galleria Nazionale nel ‘59». Anche il grande collezionista, conoscitore e critico Lamberto Vitali, specialista di Modigliani e che scrisse tanto su di lui per Scheiwiller (semmai è il contrario, Scheiwiller si è occupato di Modigliani prima di Vitali), ne parlò a lungo e, nel ‘46, la propose alla Casa della Cultura, legandola a una stagione della ricerca del pittore distinta dalla «massima trasfigurazione dei suoi modelli». La stessa Fondazione Pasquinelli ha incluso la Testa di Hanka nel percorso della mostra “Figure 1913-1942” organizzata nel 2015. Una bibliografia blasonata. «Altro dato interessante - continua Negri - sta nel fatto che il quadro è notificato. Negli anni Settanta fu richiesto a Pasquinelli per un mostra all’estero. Per l’esportazione temporanea venne notificato dal ministero che ne attestava l’autenticità. Curioso che lo Stato in passato lo abbia certificato e adesso invece lo sequestra». Davanti a un argomento spinoso, vista la fama di Modigliani come l’artista del Novecento più copiato e contraffatto al mondo, Negri non esclude nulla: «Potrebbero tutti avere preso una cantonata. Niente è impossibile. Ma bisognerà aspettare una sentenza definitiva. Per ora sospendiamo il giudizio». Il che significa che altre controperizie tenteranno di dimostrarne il valore.

La lunga storia del falso Modigliani

13/01/2018 Vengono pubblicate da Il Secolo XIX tutte le 20 opere confermate come falsificazioni dalla perita della Procura riportandone le provenienze e gli esiti delle perizie per ciascuna di esse. L'unica opera 'salvata' tra le 21 sequestrate, almeno a giudicare da quelle pubblicate dal quotidiano genovese, dovrebbe essere il ritratto a Jean Cocteau (1916, matita su carta). Stanno anche iniziando a trapelare le prime informazioni sulla perizia; si parla di tratti spesso sono «infantili», dall’impronta «troppo pesante» o «pudica», in un caso sovrapposta addirittura all’evidente compresenza «della sigla di un altro artista», opere in alcuni casi dipinte «in modo veloce e approssimativo» e scopiazzate da vere tele di Modì. Altre opere - e qui entriamo nel campo scientifico - «volutamente invecchiate» attraverso tecniche complesse, come «combustione artificiosa», interventi con la «gommalacca» o il «bianco di titanio», per finire con «il tentativo maldestro di restauro della carta». Il parere, firmato da Isabella Quattrocchi (l’esperta d’arte che ha smascherato le riproduzioni delle opere possedute dal boss di Mafia capitale Massimo Carminati) e integrato dalle relazioni di due studiosi francesi e uno italiano, lancia un attacco durissimo sia a chi ha autenticato i quadri, definiti «falsi grossolani», sia agli organizzatori dell’esposizione: «Le opere oggetto di sequestro studiate in questo elaborato hanno una provenienza generica, da “collezioni private” dell’America del nord, dell’America del sud, da Israele e da vari paesi europei. Molte presentano al verso un pannello di “carton plume” che maschera le operazioni di falsificazione a un non attento esame. La mostra a Palazzo Ducale a Genova è stata organizzata con l’intenzione di non poter fruire di un’idonea visione».

Ecco perché questi Modigliani - Kisling sono falsi

Da Repubblica (cronaca di Genova): La perizia che inchioda i “falsi Modigliani” l’esperta chiede di inviare una tela ai Ris di Parma. Giudizi pesanti per ognuna delle opere contestate. Sconfessato anche il dipinto che il ministero dichiarò autentico negli anni Settanta. Nel dipinto "Nudo disteso (Ritratto di Celine Howard)" «la firma in alto a destra è falsa: incerta, sgranata, pasticciata, ripassata due volte con un colore chiaro e uno scuro sulla pittura ancora fresca e le lettere che la compongono non hanno lo stesso carattere e andamento delle originali». In più nell’opera «si rileva anche una disarmonia delle componenti grafiche del nudo, accentuata dalla stesura del colore che non tiene conto dei volumi, dei chiaro-scuri, dell’incidenza della luce sull’immagine, schiacciando e dilatando le forme, travisando i caratteri femminili del personaggio». Per questi e (tanti) altri motivi il verdetto della professoressa Isabella Quattrocchi, incaricata dalla Procura di Genova di analizzare le 21 opere sequestrate dalla mostra su Modigliani allestita la scorsa primavera a Palazzo Ducale, è davvero senza appello: «L’opera per le incongruenze sopra descritte si ritiene grossolanamente falsa». Ma poiché potrebbe trattarsi di un falso storico, risalente a decenni fa, e non a una "patacca" preparata in tempi più o meno recenti, ecco che la prof chiede una consulenza assolutamente qualificata: «Tenuto conto del risultato delle analisi sui microprelievi ... che non rivelano sostanziali elementi anacronistici, si ritiene necessario sottoporre l’opera agli esami del nucleo dei Ris dei Carabinieri». Ris o non Ris, le parole usate nella consulenza che ha salvato solo un disegno di Modigliani e bocciato 20 "pezzi" esposti a Genova sembrano quelle a corredo di un brutto voto preso a scuola. Un bruttissimo voto, una bocciatura senza se e senza ma. Nell’opera "Grande nudo disteso", accreditato a Moise Kisling nel catalogo della mostra genovese organizzata dalla affermatissima società "MondoMostre Skira" e curata dall’ex direttore del museo d’arte moderna di Lugano Rudy Chiappini, secondo la Quattrocchi «la firma falsa in alto a destra è redatta con un tratto infantile» E poi «la natura morta nel cestino, mancando i mezzi toni  cromatici dei volumi, sembra dipinta per essere inserita in un cartone animato». Insomma «il quadro più che un dipinto, si può considerare una grafica seriale dipinta». Nella consulenza che sta facendo tremare mezzo mondo dell’arte e potrebbe rendere difficile la vita ai tre indagati dal pubblico ministero Michele Stagno e dal procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio (il collezionista e mercante d’arte Joseph Guttmann, proprietario di undici delle opere sequestrate, difeso dagli avvocati Massimo Boggio e Massimo Sterpi; Massimo Vitta Zelmann, presidente di MondoMostre Skira, difeso da Stefano Savi; lo stesso Rudy Chiappini) a non essere bocciato è soltanto un disegno appartenente alla casa d’aste Farsetti Arte di Prato. Un "Nudo seduto" dove comunque «il supporto, controllato al recto e al verso, presenta in alto a destra e in basso a sinistra delle sfumature chiare dovute a un tentativo maldestro di restauro della carta». Non si salva nemmeno "Testa di donna ( Ritratto di Hanna Zborowska?)", di proprietà della Fondazione Pasquinelli di Milano: «Nonostante la lunga e articolata storia espositiva e la notifica richiesta ad arte dal Ministero della Pubblica Istruzione del 30 marzo 1972 a firma del Ministro dell’epoca, si ritiene l’opera grossolanamente falsa».

15/01/2018 il The Forward pubblica un articolo sullo scandalo di Genova, inoltre Daniel Witkin, che già nel mese di agosto aveva sollevato la questione della mancanza di un catalogo definitivo di Modigliani e che è alla base delle tante speculazioni ai danni dell'artista livornese, problema che sarà ovviato con l'uscita del catalogue raisonné dell'Istituto Restellini, rileva che "Il catalogo di Restellini sarebbe un vantaggio per i proprietari dei pezzi appena autenticati, mentre i proprietari di opere certificate Ceroni temono che un aumento dei Modigliani possa svalutare le loro proprietà", una considerazione plausibile anche se è ben noto che il Ceroni risulta essere incompleto e non privo di errori.

16/01/2918 Dall'Arab Fashion and Lifestyle Magazine si legge un'altra notizia «Rudy Chiappini, che ha curato la mostra ed è attualmente sotto inchiesta, sostiene che fino a prova contraria, le opere sono originali dal valore di milioni di euro. Ha affermato che avendo seguito la provenienza durante l'acquisizione dei lavori, qualsiasi illecito ricade sotto la responsabilità di coloro che gli hanno fornito la documentazione, incluso il mercante d'arte ungherese Joseph Guttmann, che ha prestato 11 opere, e Massimo Vitta Zelman, presidente di MondoMostre Skira , che ha organizzato la mostra».

17/01/2018 «Denunce insabbiate per guadagnare milioni sui falsi Modigliani». Così titola Il Secolo XIX da cui leggiamo che Marc Restellini definisce «convergenze sospette» quelle fra Joseph Guttmann, proprietario di parecchi dei 21 quadri di Modigliani e Kisling sequestrati a Genova, e alcuni degli "esperti" coinvolti come Christian Parisot, ex presidente degli Archivi legali Modigliani, e Rudy Chiappini, curatore della mostra di Palazzo Ducale: «C’è un collegamento tra Guttmann e le opere esposte a Genova. Guttmann inizialmente si serviva di Parisot per legittimare opere da lui acquistate e trattate. Si è sempre vociferato che lo stesso pagasse Parisot per far inserire opere false nei cataloghi che questi produceva. Quando Parisot è stato arrestato per i falsi di Modigliani che lui stesso produceva, ha perso di credibilità e pertanto è stato allontanato da Guttmann, che lo ha rimpiazzato con Rudy Chiappini, che già ai tempi collaborava con entrambi».Viene riportata anche una rettifica ad un errore letto più volte sui giornali circa i rapporti tra Restellini e Parisot: «Appena terminato un master universitario, volevo organizzare una mostra ma non avevo esperienza. Mi fu consigliato di contattare Parisot. Lui si disse disponibile e mi prestò anche dei disegni di Modigliani che a mio modo di vedere erano orribili. Era il presidente degli Archivi legali, lui mi garantì l’autenticità, non potei far altro che accettare. Capito il personaggio, non ho più voluto avere alcun contatto».

Quello descritto ai militari - si legge nell'articolo de Il Secolo XIX -, quasi increduli in quella fase di fronte alle dimensioni della truffa denunciata (si parla di quadri assicurati singolarmente per valori tra i 20 e i 40 milioni di dollari), è una sorta di sistema: «Ho una certa esperienza, ho allestito 140 mostre, e per farle serve un investimento di 5-6 milioni di euro. Parisot ne richiede 150mila euro, è la dimostrazione che i guadagni non provengono dall’evento. È risaputo che Chiappini lavori per Guttmann, basta leggere i ringraziamenti nel catalogo di Genova. È assolutamente inusuale che ringrazi solo lui». Queste prime accuse, che confermano quanto già denunciato in precedenza dal collezionista toscano Carlo Pepi, vengono poi suffragate da quattro altri pareri autorevoli, quelli dei superconsulenti della Procura: Mariastella Margozzi e Isabella Quattrocchi (esperte del ministero dei Beni Culturali), Tiziana Mazzoni (restauratrice che lavora a Parigi, esperta nell’analisi dei pigmenti) e Marie Pierre Etcheverry (ingegnere e archeometra, specializzata nella datazione dei reperti). Al coro si aggiunge presto un settimo critico, Marc Ottavi, sentito il 28 giugno, secondo cui sono false anche i dipinti attribuiti a Moïse Kisling, artista amico di Modì: «Nessuna localizzazione di quei dipinti è possibile tra il 1920 e il 2000. Guttmann finanziò un catalogo con opere di Kisling fasulle».

Denunce insabbiate per guadagnare milioni sui falsi Modiglianii

22/01/2018 "I falsi Modigliani svelati anche con la scienza". Titola così Repubblica da cui leggiamo una dichiarazione di Isabella Quattrocchi la quale assicura che i colori usati nei dipinti contestati sono "inesistenti fino agli anni Sessanta". "Se le analisi multispettrali dicono che i colori utilizzati per realizzare alcune opere di Modigliani esposte a Genova non esistevano prima degli anni Sessanta - commenta Isabella Quattrocchi, 77 anni, romana, consulente della Procura di Genova -, non vedo come si possano contestare i risultati della mia consulenza".

Isabella Quattrocchi intervistata da Repubblica:

Professoressa Quattrocchi, può entrare nel dettaglio?
«Dopo la maturità scientifica mi presi il diploma artistico da privatista, in seguito finii l’Accademia di Belle Arti. Negli anni ‘70 vinsi un concorso indetto dallo storico liceo artistico di via Ripetta, a Roma. C’erano 4000 persone da tutta Italia e un solo posto da assegnare. Poi fui nominata come professoressa di discipline pittoriche all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Ma preferii fare altre esperienze. Tra le quali restauratrice di decine di opere appartenenti alle ambasciate italiane in giro per il mondo».
Quindi non abbandonò mai l’arte?
«Impossibile. Da 35 anni sono perito per le opere d’arte del tribunale, prima civile e penale. Collaboro con le procure di mezza Italia. In tutto questo tempo credo di essermi fatta un poco di esperienza nel campo: Dorazio, De Dominicis, anche se tutti parlano sempre dei Guttuso, Warhol e Mirò trovati nella casa di dell’ex Nar Massimo Carminati e da me smascherati come falsi».
Sulle ormai famose 20 opere di Modigliani e Kisling bocciate ha emesso un verdetto durissimo...
«Ho già detto e ripeto che per me nella mostra di Genova l’esposizione dei falsi era programmata e premeditata. E non era per nulla un caso che la mostra fosse buia».
In tanti le hanno mosso questa critica: se ci ha messo ben sette mesi ad analizzare le 21 opere, non possono essere addirittura "grossolanamente false".
«Il tempo impiegato dipende in gran parte dai rilievi scientifici svolti dalle esperte francesi sui dipinti. Ci sono tempi tecnici che per quel tipo di opere non possono essere accorciati. Per quanto riguarda i disegni, invece, sono risalita io stessa agli originali da cui sono stati poi realizzati i falsi».
E se i difensori dei proprietari o degli indagati coinvolti nell’inchiesta della Procura di Genova produrranno una loro consulenza di parte in cui viene “accertato” che le opere sono autentiche?
«Se le analisi scientifiche dicono che quel particolare pigmento negli anni Venti nemmeno esisteva, come si può contraddire la scienza? Anche per questo ho detto che alcune tele sono grossolanamente false».
Un dipinto di quelli che ha bocciato è stato autenticato dal ministro per la Pubblica Istruzione.
«Una cosa gravissima. Ma non era un’autenticazione, bensì una “notifica di interesse storico e artistico”. Così chi potrebbe mettere in discussione un dipinto di cui si è occupato addirittura il ministero con un atto ufficiale?».
Gli interessi in ballo sono enormi. Ha sentito la pressione di svolgere un ruolo così delicato?
«Credo di avere abbastanza esperienza per andare avanti senza un eccessivo coinvolgimento emotivo. Sono altre le occasioni in cui ho avuto paura».
Cosa ne pensa delle disputa fra critici d’arte intorno a Modigliani?
«Ho sempre cercato di tenermi fuori da questo mondo. E penso che tutti gli appassionati, gli esperti, i critici tengano molto a farsi pubblicità. Nessuno escluso».

Dal sito de Il Secolo XIX leggiamo che una collaborazione tra Fondazione Palazzo Ducale e Associazioni dei Consumatori porterà entro breve alla firma di un Protocollo d’Intesa per consentire ai visitatori della mostra “Modigliani” di ottenere dei risarcimenti dopo la scoperta che 21 opere erano false. Lo hanno annunciato Palazzo Ducale e Assoutenti dopo l’esito positivo di un incontro avvenuto nei giorni scorsi tra Furio Truzzi, presidente Assoutenti, Rosanna Stifano, presidente Assoutenti Genova e Giovanni Ferrari, presidente Casa del Consumatore in rappresentanza della Consulta Ligure dei Consumatori e degli Utenti e di Rete Consumatori Italia e il presidente e il direttore della Fondazione Palazzo Ducale, Luca Bizzarri e Pietro da Passano. In una nota leggiamo inoltre che «Palazzo Ducale non ha incassato alcun corrispettivo della bigliettazione, che per contratto spettava all’organizzatore Mondo Mostre Skira, e che in questa vicenda il Museo genovese è dalla stessa Procura dichiarato parte lesa, per il grave danno di immagine comunque subito; similmente i visitatori della mostra, se la non autenticità delle opere fosse confermata, sarebbero anch’essi vittime dell’inganno sin dal momento dell’acquisto del biglietto».

24/01/2018 Riguardo al rimborso per i visitatori, leggiamo dal sito de Il Corriere della Sera che è stato raggiunto un accordo tra la Fondazione Palazzo Ducale e le associazioni Asssoutenti e la Consulta Ligure dei consumatori. Il percorso consentirà di ricevere tempestivamente corrette indicazioni e risposte nella tutela dei loro diritti a seguito delle recenti notizie giudiziarie». Il primo passo è stata l’istituzione di un numero verde (800199633) per fornire informazioni ai visitatori truffati. Materialmente l’importo dei biglietti dovrà essere versato dalla società Skira, che organizzò la mostra ma questo passo, fanno sapere dalla Fondazione, non potrà avvenire prima che venga pronunciata una sentenza definitiva a danno dei falsari.

Dal sito Arte e Magazine leggiamo che il secondo Marie-Pierre Etcheverry e Tiziana Mazzoni, esperte scientifiche nominate dalla Procura, la “Cariatide Rossa”, il “Ritratto di Moricand”, il “Ritratto di Chaim Soutine” e la “Femme aux Macarons” sarebbero stati dipinti tra il 1956 e il 1960: una datazione storica ricavata dalla presenza di bianco di titanio, materiale diffuso solo dopo la seconda guerra mondiale. Per quanto concerne le altre opere, invece, sarebbero state rilevate alcune anomalie, ma secondo le due esperte “occorrono ulteriori indagini e studi della storia stilistica” per avere certezze sulla datazione.

25/02/2018 Esce un articolo su Il Secolo XIX in cui viene posta una domanda legittima: «chi conserva i quadri e - soprattutto - a chi spetta saldare il conto?» Una prima lagnanza, su questo aspetto, è arrivata da Fondazione Palazzo Ducale, che si è definita parte lesa nella vicenda e si appresta a chiedere un risarcimento milionario ai responsabili, nel caso in cui venisse dimostrato che qualcuno ha consapevolmente utilizzato Genova come trampolino di lancio per delle patacche spacciate come opere d’arte. Sul bilancio della Fondazione, infatti, sono rimasti 30mila euro: le spese del primo trasferimento delle tele in una struttura meglio organizzata a Bologna (5mila euro), e, soprattutto, il costo di una polizza assicurativa, che Palazzo Ducale è stato costretto a sobbarcarsi per convincere la struttura privata, Art Defender, a prendere in carico le opere (altri 25mila euro). Insomma, dopo il danno anche la beffa. «In una fase iniziale - conferma Pietro Da Passano, direttore generale di Palazzo
Ducale - abbiamo custodito le tele per conto della magistratura. Ma dopo circa quindici giorni, siamo stati costretti a liberarcene perché dovevamo effettuare importanti interventi sull’impianto di riscaldamento e condizionamento. Rinviare i lavori, peraltro, ci avrebbe messo in seria difficoltà anche con l’organizzazione della successiva mostra di Picasso. Per questo abbiamo contattato ArtDefender, tra i migliori in questo campo, ma ci hanno subito messo in chiaro che non avrebbero accettato di custodire le opere senza un’adeguata assicurazione». Palazzo Ducale si offre di saldare le spese di trasporto, ma rimane con il cerino in mano sulla polizza, che finisce per costare 25mila euro. Va ricordato infatti un particolare importante: il valore delle opere,in attesa di giudizio, varia da cifre spaventose (le quotazioni di mercato vanno dai 500 milioni al miliardo di euro) all’abisso (nel caso in cui fossero ritenute false, verrebbero distrutte su ordine del tribunale). «È chiaro che nessun privato accetterebbe mai di accollarsi un rischio del genere». A pagare il conto della custodia, alla fine, sarà lo Stato, ma molto probabilmente non accadrà a breve. Nel frattempo, con il prosieguo delle indagini i dipinti sono stati trasferiti a Roma, nel caveau dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Roma. «Non so in quanto tempo, né chi - dice ancora Da Passano - ma qualcuno dovrà restituirci quel denaro. A queste spese si aggiunge il danno immenso, morale e di immagine, che abbiamo subito: abbiamo raccolto un dossier di tre faldoni, in cui abbiamo raccolto articoli, lettere, messaggi, che hanno demolito la nostra reputazione. I danni sono enormi, impossibili da quantificare».

27/02/2018 Da Repubblica: Falsi Modigliani la magistratura indaga tra Londra gli States e Berna. Tre richieste di rogatorie internazionali per cercare di risalire ai mercanti d’arte che avrebbero messo in circolazione le copie. Non una, ma tre. Non solo gli Stati Uniti, dove risiede uno dei personaggi più importanti di questo intrigo su scala mondiale, Joseph Guttmann, collezionista e mercante d’arte. Dalla Procura di Genova sono partite almeno altre due richieste di rogatoria internazionale. Una per la Svizzera, l’altra per la Gran Bretagna. Una tripla mossa che traduce in atti concreti quanto era apparso da subito urgente, dopo l'arrivo dell’ormai celeberrima consulenza della professoressa Isabella Quattrocchi. Che aveva definito “grossolanamente false” venti delle ventuno opere di Modigliani sequestrate dalla mostra sull'artista livornese andata in scena a Palazzo Ducale dalla scorsa primavera fino a luglio.
L’intento della magistratura del pubblico ministero Michele Stagno e del procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio che hanno aperto un fascicolo per truffa aggravata, messa in circolazione di false opere d’arte e riciclaggio - è quello di “ andare a ritroso”. Ovvero, ricostruire la storia delle opere giudicate dalla Quattrocchi taroccate: da chi le hanno comprate i proprietari, quanto le hanno pagate, chi le ha certificate? E soprattutto, quando sono entrate nel mercato dell’arte. Un compito per nulla semplice e per nulla breve, dunque non stupisce che la Procura abbia chiesto una proroga di sei mesi delle indagini. Dalla Svizzera viene uno dei dipinti più celebri sequestrati a Genova: il "Nudo Disteso (Ritratto di Celine Howard)", prestato da un collezionista privato.

10/03/2018 Da Repubblica (cronaca di Genova), apprendiamo che il sostituto procuratore Michele Stagno, che coordina l'indagine insieme al procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio, ha dato l'ok agli indagati che ne hanno fatto richiesta ad effettuare nuove consulenze sulle opere al momento custodite nel caveau del Nucleo Tutela patrimonio artistico dei Carabinieri. Nei prossimi giorni, quindi, altri esperti avranno la licenza di svolgere nuovi esami. Non dovrebbero essere fatte controprove sui pigmenti, piuttosto esami non invasivi ma che possono rilevare parecchie informazioni, come ad esempio le radiografie. Non tutti gli indagati, però, sembra abbiano scelto questa strada. Chi lo ha fatto è Joseph Guttmann e Rudy Chiappini. Scopriamo inoltre che fra Chiappini e la Procura è in atto un braccio di ferro sulla richiesta di rogatoria internazionale avanzata dai magistrati genovesi. Che in Svizzera hanno chiesto di sequestrare carte e documenti sui lavori di Modigliani. Chiappini ha impugnato la rogatoria, difficile comunque che possa bloccare i pm genovesi, che sulla questione vogliono andare a fondo. Per quanto riguarda invece le altre due rogatorie chieste da Genova, in Gran Bretagna e Stati Uniti, si tratta soltanto di ricevere informazioni. Nessun sequestro è stato chiesto, dunque nessuna impugnazione è possibile. Se l'obiettivo, negli Stati Uniti, è facilmente individuabile nello stesso Guttmann, la Gran Bretagna è una "new entry" nella vicenda. Bisogna guardare ovviamente a Londra, dove hanno sede le due più famose case d'asta al mondo, Christie's e Sotheby's. Da lì potrebbero essere passate alcune delle opere sequestrate. Ma sempre a Londra, al Tate Modern, dallo scorso novembre al prossimo 2 aprile è allestita la mostra "Modigliani", con altre opere dell'artista. Resta un indagato, Massimo Vitta Zelmann, presidente di MondoMostre Skira, la più grande società in Italia ad occuparsi di organizzazione e produzione di mostre, a cui si era affidata un anno fa Palazzo Ducale. Al momento non ha ancora chiesto di entrare nel caveau dei carabinieri per vedere le opere, dunque potrebbe puntare tutto sulla ricostruzione delle schede di provenienza dei Modigliani esposti a Genova. Anche perché qualora prima o poi venisse stabilito in una sentenza che alcuni dei dipinti e disegni siano effettivamente falsi, gli stessi organizzatori della mostra avrebbero buon gioco a sostenere di essere stati loro per primi ingannati da chi ha portato documenti e autenticazioni sulle opere.

N.B. Ovviamente nessuna delle opere sequestrate è passata per Christie's o Sotheby's.

Giallo Modigliani - Difesa al contrattacco con nuove perizie

18/03/2018 Da Repubblica: Falsi Modì, la beffa dell’assicurazione - I carabinieri temono eventuali danni e impediscono l’esame delle tele di Modigliani ai periti degli indagati. I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Roma, che custodiscono le 20 opere di Modigliani sequestrate la scorso luglio dalla mostra di Palazzo Ducale, hanno scritto al sostituto procuratore a Genova che la copertura assicurativa sulle tele, sottoscritta a suo tempo dalla Fondazione Palazzo Ducale, è ormai scaduta. E che, in parole povere, nel caso qualcuno d’ora in avanti danneggiasse le tele, nei guai potrebbero finire sia coloro che farebbero i nuovi riscontri, sia gli stessi carabinieri in quanto custodi. Un avvertimento che ha nuovamente messo tutto in stand- by. Così per superare l’impasse, le strade sembrano due. O i legali degli indagati (quindi Massimo Boggio e Massimo Sterpi per Guttmann, Mario Venco per Rudy Chiappini) riusciranno a trovare un accordo con la Procura per aggirare il nuovo imprevisto, oppure la faccenda rischia di farsi maledettamente seria. Nel primo caso una soluzione potrebbe essere una manleva sottoscritta dagli stessi proprietari delle opere, che permetta agli esperti nominati dalle difese di maneggiare quadri e dipinti di Modigliani senza correre rischi. Soluzione che pare alla portata per Guttmann, il quale dovrebbe di fatto autorizzare se stesso a eseguire esami sulle proprie opere. Chiappini, invece, che come curatore della mostra avrebbe l’evidente interesse di analizzare più tele possibili, si troverebbe invece nella spiacevole situazione di chiedere a ogni singolo proprietario la benedetta manleva. Se la soluzione “ bonaria” presenta già qualche difficoltà, la seconda strada sarebbe davvero drastica e potrebbe portare a un’impugnazione davanti al Gip. Perché i quadri in questione sono il corpo del presunto reato e la difesa potrebbe sostenere di non aver potuto esaminarlo a dovere, a differenza della Procura. Altra obiezione dei due indagati (il reato ipotizzato è truffa aggravata, messa in circolazione di false opere d’arte e riciclaggio) è che i loro rilievi non comporterebbero un prelievo di pigmento o una qualche altra azione invasiva, come invece è stato fatto dalla professoressa Quattrocchi nella sua consulenza realizzata insieme alle due esperte scientifiche Marie-Pierre Etcheverry e Tiziana Mazzoni. Piuttosto si tratterrebbe di fare analisi “innocue” come quello effettuate tramite raggi infrarossi (in termini tecnici, riflettografia). Nei prossimi giorni si capirà quale piega prenderà un vicenda sempre più surreale. Perché se da un lato c’è un’esperta che definisce grossolanamente false opere dal valore milionario, dall’altro tutte le parti in causa si guardano bene dal commettere passi falsi, o quantomeno affrettati.

Falsi Modì, la beffa dell'assicurazione - I carabinieri temono eventuali danni e impediscono l'esame delle tele di Modigliani ai periti degli indagati


16/04/2018 Dalla pagina Facebook dell'Institut Restellini veniamo a conoscenza che il 24 aprile presso l'IFAR (International Foundation for Art Research) di New York, dopo le recenti esposizioni si terrà una conferenza su Modigliani. I quattro oratori invitati a parlare di studi e tecnica di ricerca sulle opere dell'artista saranno Isabelle Duvernois (conservatrice del Metropolitan Museum of Art), Lena (Carol) Stringari (vice direttrice e capo conservatrice del Museo e Fondazione Guggenheim), e i due specialisti impegnati nella pubblicazione dei loro rispettivi cataloghi ragionati: Marc Restellini (fondatore e direttore dell'Institut Restellini di Parigi) e Kenneth Wayne (direttore del 'progetto Modigliani' di New York).
Un evento senz'altro molto interessante anche se - va detto -, tra le esposizioni che si sono tenute quest'anno vi è anche la mostra di Genova in cui sono stati esposti un numero cospicuo di falsi Modigliani (molti dei quali assai noti), contro ai quali si sono battuti soltanto Carlo Pepi e Marc Restellini. Trovo davvero imbarazzante il fatto che certi personagggi che ruotano attorno a Modigliani e che si considerano "esperti" o vengono considerati tali, non abbiano alzato il proprio dissenso contro questo scandalo che ha infangato, ancora una volta, la reputazione e l'opera dell'artista Modigliani. Forse tanto esperti non sono, oppure sorge il legittimo dubbio che le opere incriminate siano per loro autentiche - se così fosse, dovrebbero prendere in seria considerazione l'idea di occuparsi di altro..

With multiple recent exhibitions, two current catalogue raisonné projects, and the Modigliani Technical Research Study, an international collaboration initiated by the Tate, there is much to discuss about Amedeo Modigliani. Join us as our 4 distinguished speakers, including two conservators participating in the Research Study and specialists involved with the two Modigliani catalogue raisonné projects, speak about their research on this popular, fascinating, controversial, and frequently faked artist.

26/04/2018 L'Espresso (Repubblica) pubblica un'intervista da leggere assolutamente di Francesca Sironi a Carlo Pepi in cui egli parla della sua storia, del suo ingresso e della sua uscita dagli Archivi Legali Modigliani e delle sue battaglie per difendere l'arte da truffe e mercanti collusi. Pepi elenca inoltre diverse esposizioni in cui sono stati esposti dei falsi Modigliani negli ultimi anni e non usa mezzi termini nei confronti del presidente degli Archivi Legali: «Sono stato spesso in tribunale, chiamato dalle procure. Ma i falsari, e soprattutto i mercanti che guadagnano grazie a loro, mi hanno fatto la guerra. Sono stato isolato, messo all’indice. Ho dovuto aspettare quasi 30 anni di denunce per arrivare all’arresto di Christian Parisot. E ancora vedo in giro opere sue».

12/05/2018 Il discorso di Marc Restellini all'IFAR di New York viene pubblicato sulla pagina Facebook dell'omonimo Istituto. Essenzialmente Marc Restellini ripercorre tutte le fasi del caso dei falsi di Genova; sia perché lo considera come uno dei più grandi scandali avvenuti nei musei, sia per fare il punto sulla questione dei falsi e dei falsari che sono motivo di grande preoccupazione quotidiana per l'esperto francese. Ed è proprio sulla nuova generazione dei falsari dell'ultimo decennio che Marc Restellini fa suonare l'allarme, perché se prima i falsari "lavoravano" in maniera autonoma, adesso hanno a disposizione una vera e propria piattaforma che comprende dei siti anonimi e dei laboratori scientifici, che servono a legittimare alcuni soggetti con delle competenze tutte da verificare e talvolta inventate, i quali garantiscono l'autenticità delle opere attraverso la scienza. A questo proposito, Restellini racconta come è arrivato a creare un protocollo di analisi scientifiche sulle opere di Modigliani dal 1997, cioè da quando iniziò il lavoro al catalogo ragionato insieme a Daniel Wildenstein, fino ai giorni nostri con l'Istituto Restellini che all'apporto degli studi scientifici, unisce una triangolazione tra ricerca stilistica e una fonte essenziale intesa come letteratura che include tutte le raccolte originali e i documenti primari su Paul Guillaume e il suo archivio fotografico, Roger Dutilleul, Jonas Netter, Masurel, Noël Alexandre e molti altri. Questo metodo di triangolazione - ribadisce M.R - è l'unico in grado di garantire un lavoro affidabile e solido sul catalogo ragionato.

International Foundation for Art Research - Photos from the IFAR Evening on Modigliani April 24, 2018

Nella conferenza Restellini parla di un errore commesso in occasione della retrospettiva di Modigliani al Musee d'Art moderne de la Ville de Paris del 1981 in cui venne accertata la presenza del bianco di titanio nel ritratto a Antonia (1915), un errore - poi sconfessato -che ha aperto la strada a nuovi falsi sulla scena artistica mondiale. Questa questione è stata discussa anche nel caso di Genova perché esistono dei dati che confermano la presenza di questo composto in Norvegia a partire dal 1855. «Non posso dirvi - commenta Restellini - quante volte abbiamo dovuto spiegare che Modigliani non era Vermeer, che non macinava i suoi pigmenti ma usava tubi di vernice venduti dai mercanti, e che per portare i pigmenti dalla Norvegia a Parigi, una città con i caselli delle imposte in ogni porta della città, nel profondo della prima guerra mondiale, sarebbe stato davvero notevole ma molto improbabile». L'esperto francese conferma inoltre che la figura nascosta sotto il ritratto di Victoria, venuto alla luce dalla retrospettiva della Tate di Londra, è Beatrice Hastings il che rende questa scoperta ancora più interessante, ma puntualizza il fatto che dalle sue ricerche, al contrario di quanto è stato scritto sul Burlington Magazine, soltanto una decina di dipinti sono stati riutilizzati dall'artista livornese. Restellini dà delle motivazioni più che lecite riguardo all'importanza di tenere in segreto certi risultati scientifici - da leggere al riguardo una sua intervista al The New York Observer -, asserendo che pubblicare certe scoperte, non farebbe altro che fornire ai falsari quelle istruzioni operative per produrre altri falsi, per questo invita la comunità scientifica ad un maggiore senso di responsabilità. Leggi anche: Catalogue raisonné projects - Entrevista a Marc Restellini - A Modigliani? Who Says So?

Marc Restellini annuncia inoltre che il suo catalogo ragionato è pronto ed è ora alla fase del layout, tuttavia resta concentrato nel renderlo più completo possibile. Il discorso di Restellini alla conferenza all'IFAR di New York si conclude ricordando le esposizioni dedicate a Modigliani da lui curate e che al momento vorrebbe lavorare a un progetto assolutamente essenziale; il rapporto tra Modigliani e Picasso. «Ho l'immenso piacere - termina Restellini - di annunciare che, per il centenario della morte di Modigliani, organizzerò, insieme al Museo Albertina di Vienna, una mostra intitolata Modigliani - Picasso la rivoluzione primitivista . Penso che questo sia uno dei progetti più ambiziosi che potrebbe essere compiuto su Modigliani».

05/07/2018 Il Secolo XIX pubblica una notizia che dovrebbe chiudere definitivamente questa storia. Si legge infatti che è arrivata una nuova relazione, firmata questa volta dai Carabinieri del RIS di Parma, che conferma e rafforza definitivamente il quadro probatorio ricostruito dall’accusa negli ultimi mesi: le tele esposte a Palazzo Ducale, dice il nuovo dossier dell’Arma, sono quasi tutte false. Gli unici margini di dubbio, scrivono gli autori della nuova analisi, riguardano infatti alcuni disegni, gli schizzi rimasti incompiuti e senza colore, che ricalcano alcuni dei quadri più famosi. Per quanto riguarda invece i dipinti, la prova che potrebbe assumere carattere tombale arriva dall’analisi chimica dei colori: quel tipo di vernici, concludono i carabinieri, ha una datazione più recente di quella dichiarata e di sicuro posteriore alla morte del genio livornese. Il nuovo rapporto verrà depositato a strettissimo giro e messo a disposizione delle parti, in una delle inchieste più clamorose condotte nel mondo dell’arte negli ultimi anni. Il report assomiglia a una grande rivincita per le due consulenti dei carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale, Mariastella Margozzi e Isabella Quattrocchi: i loro pareri, molto severi nei confronti delle tele definite «falsi grossolani», sono stati fondamentali nella decisione della Procura di far sequestrare i dipinti.
Il fatto che anche i carabinieri del Ris siano arrivati a conclusioni molto simili, potrebbe portare il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio e il pubblico ministero Michele Stagno a chiudere le indagini a breve.

Il dossier elaborato dai Carabinieri del Ris di Parma rafforza le accuse dei pm: colori moderni, le tele sono in gran parte successive alla morte del pittore

11/07/2018 Il processo nel processo è già iniziato. E vede la Fondazione Palazzo Ducale dare battaglia. Ancora prima di chiedere un eventuale mega risarcimento danni per aver messo in mostra i dipinti di Modigliani, nel caso le famose tele esposte a Genova la scorsa estate venissero dichiarate false dal Tribunale, ecco un’altra grana, ben più immediata. Ovvero un provvedimento di liquidazione recapitato alla Fondazione per spese di custodia e assicurazione sui dipinti di Modì al centro di una delle più clamorose inchieste sul mondo dell’arte.

Soldi che la Fondazione, definitasi fin dall’inizio di tutta questa storia parte lesa, ha dovuto mettere suo malgrado sul tavolo nei mesi passati. Oltre 30mila euro che adesso sono al centro di quello che in termini tecnici viene definito processo incidentale (e che segue le regole del processo civile), in quanto “agganciato” all’indagine madre sui dipinti ritenuti falsi dalla Procura. Il prossimo 30 ottobre, dunque, davanti al giudice Roberto Bonino si parlerà della richiesta di rimborso di questi soldi. Ricapitolando: quando un anno fa i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico misero sotto sequestro, su mandato del pm genovese Michele Stagno, 21 opere di Modigliani esposte a Genova, le tele non poterono essere trasferite subito nel caveau romano dei militari, dove sono attualmente. Quei dipinti rimasero dentro gli spazi di Palazzo Ducale, in attesa di nuove disposizioni di magistrati e carabinieri. In più, siccome a Palazzo Ducale dovevano essere fatti dei lavori sull’impianto di condizionamento, ecco che circa due settimane dopo il sequestro la Fondazione dovette trasferire le opere di Modì a Bologna, nei locali gestiti da “Art Defender”, un’eccellenza nel campo della custodia di opere d’arte in Italia. Il tutto alla modica cifra di 25mila euro, perché in ballo c’era anche l’assicurazione sulle preziosissime opere d’arte. Così ecco lievitare la cifra, comprensiva del trasporto, a oltre 30mila euro.

Lo scorso novembre la Fondazione ha chiesto ai pm che dirigono le indagini il rimborso di queste spese, ma dalla Procura è arrivato un due di picche. La questione, dunque, è diventata un processo a parte, in cui Palazzo Ducale cita il Ministero di Giustizia. Per il 30 ottobre sono state convocate non solo la Fondazione ma anche tutte le parti coinvolte nell’indagine principale: quindi il mercante d’arte Joseph Guttman, proprietario di alcune delle opere in questione, Rudy Chiappini, curatore della mostra genovese e Massimo Vitta Zelmann, presidente di MondoMostre Skira, la società organizzatrice della mostra. Perché se un domani i tre indagati venissero rinviati a giudizio e dunque condannati, ecco che i soldi che la Fondazione Palazzo Ducale rivuole indietro potrebbero essere chiesti a loro. Un’eventualità, è evidente, molto lontana nel tempo.

La Fondazione fa causa ai pm per riavere i costi sostenuti durante i sequestri

21/02/2019 Il Secolo XIX: Una nuova perizia, questa volta condotta dai Ris di Roma, conferma la falsità delle opere incriminate. Dopo la consegna della relazione del Ris, la Procura chiuderà a breve le indagini sulla vicenda che vede altre due persone indagate di cui, almeno per il momento, non vengono rese note le generalità.

Leggi anche: Ansa - Repubblica - BlizQuotidiano - LiguriaOggi - TeleNord

L'ultima perizia dei Ris di Roma conferma: Venti falsi Modigliani in mostra

12/03/2019 Il Secolo XIX: la Procura ha chiuso le indagini sui falsi Modigliani. Sul registro degli indagati sono state iscritti 3 nuovi nomi: Nicolò Sponzilli, direttore di Mondo Mostre Skira, ente organizzatore della mostra; Rosa Fasan, dipendente di Mondo Mostre Skira; Piero Ottorino Martino Pedrazzini, collezionista e proprietario di una delle tele sospettate di essere contraffatte, “Ritratto di Chaime Soutine”. Dalle indagini, secondo quanto trapelato, sarebbe emerso anche un documento con falso logo del Comune di Genova, «apparentemente diretto alla Direzione generale Belle arti del ministero della Cultura e apparentemente a firma del direttore del settore Turismo» di Palazzo Tursi.

Chiusa l’inchiesta sui falsi Modigliani, ecco chi sono i nuovi indagati

13/03/2019 LA GARANZIA DI RESTITUZIONE (fonte Il Secolo XIX - La Repubblica - Genova)
Per capire meglio di cosa si parla, occorre ritornare a qualche mese prima della deflagrazione dello scandalo. Joseph Gutmann, magnate americano proprietario di circa metà delle 21 opere successivamente sequestrate a Genova, fa pressing su Mondo Mostre Skira, ente organizzatore dell'esposizione di Palazzo Ducale. Il collezionista esige una garanzia scritta della restituzione delle tele prestate. E, in particolare, chiede che venga messo nero su bianco che non verranno trattenute per nessuna ragione in Italia. Perché quell'insistenza, si domandano gli investigatori? Fino a quel momento, infatti, nessuno ha sollevato alcun dubbio sulla mostra di Modigliani, e la vetrina di Genova è di assoluto prestigio, al di sopra di ogni sospetto. Dubbi dell'accusa, va sottolineato, che trovano un'interpretazione diversa nelle difese: è prassi nel mondo dell'arte, sostengono i legali, specie quando si trattano opere di altissimo valore, fornire garanzie scritte. Sia come sia, la risposta di Mondo Mostre Skira porta all'iscrizione di due nuove persone sul registro degli indagati. Per i carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio, il testo inviato a Gutmann è una contraffazione di una comunicazione del Comune di Genova inviato al Ministero. Un copia-incolla, tradotto in inglese. Per questa ragione sono indagati Nicolò Sponzilli, 54 anni, e Rosa Fasan, 31 anni, rispettivamente direttore e project manager di Mondo Mostre Skira. Insieme a loro i magistrati hanno iscritto un terzo nome alla lista degli indagati, Piero Onorino Martino Pedrazzini, residente in Svizzera, «prestatore dell'opera "Ritratto di Chaime Soutine"», uno dei quadri considerati «certamente falsi».

Modigliani, il giallo della falsa lettera del Comune di Genova
Modigliani: sei accusati verso il processo

L'INDAGINE (fonte AgCult) Le attività d’indagine, oltre alle tradizionali tecniche investigative (intercettazioni telefoniche, pedinamenti, perquisizioni, acquisizione ed analisi di copiosa documentazione amministrativa e bancaria), sono state implementate dal supporto tecnico scientifico fornito dal Raggruppamento Investigazioni Scientifiche Carabinieri di Roma che ha svolto esami finalizzati alla caratterizzazione dei materiali impiegati per la realizzazione delle opere mediante tecniche non invasive (spettroscopia Raman) e micro-invasive (micro-Raman, micro-FT IR e SEM-EDX). Stante la provenienza delle opere sottoposte ad indagine, in larga parte possedute da cittadini stranieri, gli investigatori hanno espletato diverse Commissioni Rogatorie Internazionali, con il supporto delle competenti Forze di Polizia, negli Stati Uniti d’America, Svizzera, Francia, Israele e Olanda.


27/03/2019 Falsi modigliani: Venti 20 anni di truffe tra New York, Lugano e l'Italia. Questa è la notizia del giorno ripresa da tutte le testate nazionali. Dalle varie fonti si apprende che un bliz dell'FBI e le carte d'inchiesta sui falsi di Genova, permettono di smascherare il 'sistema' che da almeno 20 anni coprirebbe le emulazioni del pittore livornese. Secondo la Procura del capoluogo ligure e i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Roma, un gruppo attivo fra New York, Lugano e l'Italia piazza copie di Modì nelle esibizioni di mezzo mondo, per farne lievitare il valore e poi rivenderle a collezionisti poco ferrati. Inoltre, l'ex presidente dell'Archivio Modigliani Christian Parisot, che dovrebbe confermare la reale appartenenza d'un quadro all'artista, ammette al terzo interrogatorio che il medesimo archivio è di fatto una scatola vuota, senza certificazioni originali. Ed è pressoché impossibile stabilire l'autenticità di centinaia di dipinti in circolazione. Veniamo inoltre a conoscenza che Mondo Mostre Skira, è accusato d'aver truccato a sua volta delle carte, ricattato da un mercante e da un curatore in combutta (Guttmann - Chiappini) i quali minacciavano di far saltare l' esposizione genovese se non fosse stata garantita l' immunità dai sequestri su numerose tavole di provenienza sospetta, che erano riusciti a propinare quale nucleo cardine dell'evento: "Spargevano profumo di verità su falsi clamorosi", la sintesi dell' Arma. Da quanto si legge, le indagini si erano indirizzate in una precisa direzione grazie alle dichiarazioni dell'esperto Marc Restellini che in una sua intervista a Il Secolo XIX il 7/01/2018 parlò di «convergenze sospette» quelle fra Joseph Guttmann, proprietario di parecchi dei 21 quadri di Modigliani e Kisling sequestrati a Genova, e alcuni degli "esperti" coinvolti come Christian Parisot, ex presidente degli Archivi legali Modigliani, e Rudy Chiappini, curatore della mostra di Palazzo Ducale: «C’è un collegamento tra Guttmann e le opere esposte a Genova. Guttmann inizialmente si serviva di Parisot per legittimare opere da lui acquistate e trattate. Si è sempre vociferato che lo stesso pagasse Parisot per far inserire opere false nei cataloghi che questi produceva. Quando Parisot è stato arrestato per i falsi di Modigliani che lui stesso produceva, ha perso di credibilità e pertanto è stato allontanato da Guttmann, che lo ha rimpiazzato con Rudy Chiappini, che già ai tempi collaborava con entrambi».

L'FBI su rogatoria ha perquisito a New York il mercante Guttman. E trova una strana versione in inglese di un documento con il logo del Comune di Genova, in cui si garantisce "l'immediata ri-esportazione" dei dipinti prestati. Viene appurato che è la replica taroccata, e in un'altra lingua, d'un protocollo abbastanza insignificante e interno al municipio genovese. Mondo Mostre invece lo "spaccia" a Guttman come garanzia italiana che i suoi quadri non avranno intoppi e produce una falsa rassicurazione e alla fine i (falsi) Modigliani sbarcano in Liguria. «Sono oltre 30 anni che mi batto contro i falsi Modigliani che escono in continuazione fin dagli anni Ottanta. Purtroppo anche le Istituzioni che avrebbero dovuto aiutarmi, si schierarono contro finendo anche per processarmi e lasciando impunemente che i falsari imperversassero». Lo afferma l'esperto Carlo Pepi, primo a lanciare l'allarme sui falsi di Genova: «per non far parte di un'associazione che ritenevo a delinquere, decisi di lasciare gli Archivi Modigliani e la Casa Natale che avevo fondato e diretto ed il 10 settembre 1990 formalizzai le dimissioni davanti al notaio. Ora finalmente ci si accorge di quello che sono andato sempre predicando e che ancora in parte c'e' da scoprire!» .


Modigliani: 20 anni di truffe con base a New York
Modigliani: una rete americana dietro ai falsi
Falsi Modigliani, una rete gestita dagli USA

 

9/06/2019 Da Repubblica: “Quel ritratto è un Modigliani”: si va verso il dissequestro di "testa di donna". Per i carabinieri del Ris i pigmenti, i colori, l'epoca in cui il dipinto è stato realizzato sono tutti elementi compatibili con la mano del grande artista italiano. L'unico dubbio - si legge nell'articolo - sarebbe la firma, per questo sono stati disposti esami grafologici ad hoc.

19/06/2019 Il Corriere della Sera: Genova, la grande guerra sui Modigliani: in sei a processo. «La più imponente indagine della storia». Nel sito dello stesso giornale, oltre ad un riassunto dell'intricata vicenda, vengono riportate le opere contestate e i giudizi degli esperti.

«Capolavoro». «No, falso». La guerra di perizie su Modigliani

29/06/2019 Modì, la battaglia delle perizie continua
Dopo il deposito delle perizie prodotte da storici dell'arte, dirigenti del Mibac, docenti universitari e Ris dei carabinieri per il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio, è la volta delle perizie di parte. Viene intervistato Massimo Sterpi che, insieme a Massimo Boggio di Genova, difende il collezionista statunitense Joseph Guttmann.

- Qui in basso si riportano le parti più interessanti ed inedite di questo articolo pubblicato a fianco in forma integrale -

Ci può riassumere il contenuto della vostra memoria?

La nostra tesi è semplice. Innanzitutto le opere finora esaminate dai consulenti dei prestatori risultano vere e, comunque, tutti hanno agito in buona fede, dato l'importante apparato storiografico che caratterizza tutti i dipinti in discussione. Abbiamo poi evidenziato - con elementi probatori univoci - che non c'è mai stato un accordo fra gli organizzatori della mostra e i collezionisti e/o i prestatori coinvolti al fine di autenticare opere, conoscendone la falsità. Al contrario, le stesse indagini non hanno svelato alcun accordo "scellerato" tra le parti oggi indagate, ma semplicemente normali relazioni tra curatori, organizzatori e collezionisti.

Cos'è emerso invece dalle indagini svolte dai vostri consulenti?

Ci preme ricordare che esse - data la loro sotto posizione a vincolo cautelare - sono state svolte in un particolare contesto: i quadri sono stati esaminati uno ad uno sotto la sorveglianza della Polizia giudiziaria, presso il Centro romano del Nucleo Tutela Patrimonio dei CC e non ci è stato neppure permesso di prelevare campioni del materiale pittorico. In ogni caso, le accurate indagini storico/artistiche e scientifiche dei nostri consulenti sono state innanzitutto svolte sulle opere di Modigliani e tutti gli elementi emersi - anche facendo uso dei raggi X, che nessuno dei consulenti del Pm ha utilizzato, neppure i Ris - sono risultati compatibili con le tecniche di Modigliani e l'epoca in cui egli visse nonché con le sue frequentazioni. Ad esempio, sotto uno dei dipinti contestati -la «Cariatide Rossa» / «Gli Sposi» - è emerso il ritratto delle moglie del maestro di pittura di Modigliani, Guglielmo Micheli (si legga a questo proposito il post del 26/06/2017). Inoltre, per un altro disegno di Modigliani, si è dimostrato che esso fa parte di una serie di disegni preparatori per un noto ed incontestato dipinto del maestro. Infine, si è dimostrato che il bianco di titanio, che i consulenti del Pm indicano come prova di falsità, fosse in realtà già utilizzato quando Modigliani era in vita (ad esempio, è stato trovato in un dipinto di Picasso del 1909). Quanto poi al dipinto più importante, la «Celine», è stato spiegato che l'apparente mancanza di volumi è solo dovuta ad uno schiacciamento dei pigmenti in fase di rintelo, ben evidente dalle analisi scientifiche.

Qual è la vostra posizione?

I nostri consulenti hanno messo in evidenza la contestabilità delle metodologie e delle conclusioni dei (troppi) esperti del Pm, confermando invece l'autenticità di tutte le opere finora esaminate. Per le altre, si rileva fin d'ora che esse fossero tutte corredate da certificati di autenticità rilasciati dal figlio dell'altro artista rappresentato nella mostra di Genova, ovvero pittore Moise Kisling, con cui Amedeo Modigliani condivise a lungo lo studio (falso!). Quindi, siamo assolutamente confidenti che la totale legittimità dell'operato del nostro assistito e l'autenticità delle opere a lui sequestrate saranno riconosciute.

Modì, la battaglia delle perizie continua

05/10/2019 Tutti veri i miei quadri, da oggi più difficile fare mostre in Italia. Per la prima volta, Guttmann accetta di rispondere alle domande di un giornale.

- Qui in basso si riportano le parti più interessanti ed inedite di questo articolo pubblicato a fianco in forma integrale -

Joseph Guttmann, gli esperti della Procura dicono che le sue tele sono "grossolanamente false".

"E io sono molto negativamente colpito dalle metodologie utilizzate, dalle argomentazioni e dalle contraddizioni delle numerose relazioni depositate dai - curiosamente numerosi - esperti nominati dai pm. Questo non è il livello di competenza che ci si aspetterebbe quando si ha a che fare con un artista di fama mondiale come Modigliani. Secondo l'illustre team di esperti a cui ci siamo rivolti noi, tutti i dipinti e disegni di Modigliani sono perfettamente autentici".

Al di là delle perizie, per Procura e Carabinieri lei è "la mente" dietro molti dei presunti falsi Modigliani sequestrati.

"Questa assurda affermazione si basa sulle dichiarazioni del signor Restellini, una totale e falsa invenzione, avendo peraltro egli stesso ammesso ai Carabinieri di non avere alcuna prova al riguardo. Ciò risulta dal verbale del suo interrogatorio".

Nelle indagini sono state raccolte proprio le testimonianze di Marc Restellini, ma anche dell'altro esperto Christian Parisot...

"Ho incontrato Parisot e lo considero un importante storico e studioso, che ha contribuito alla nostra conoscenza su Modigliani. Ma la battaglia si è inasprita quando Restellini ha deciso di entrare in campo, cercando con tutti i mezzi di distruggere la reputazione di chiunque si sia trovato sulla sua strada. Non mi ritengo un esperto di Modigliani, ma a quanto pare lui mi vede come una minaccia, avendo di fatto condotto una campagna contro di me".

Come ha vissuto il giorno dei sequestri e dell'interrogatorio da parte degli agenti dell'Fbi?

"Sono stato molto turbato dalla notizia del sequestro, per me è totalmente ingiustificato e sono totalmente estraneo a qualsivoglia questione attinente l'autentica dei dipinti. Io ho solo prestato un paio delle mie opere e facilitato i prestiti di altri collezionisti che conoscevo, per il resto affidandomi completamente agli organizzatori della mostra e naturalmente alla competenza del dottor Chiappini, grande esperto di Modigliani. Non ho avuto problemi a collaborare con l'Fbi e a fornire loro le informazioni richieste. Tuttavia voglio però precisare che non sono mai stato formalmente interrogato dall'Fbi, ma ho solo risposto ad alcune domande che mi hanno posto, senza la presenza dei miei legali. Mentre in Italia, sebbene richiesta, non mi è stata concessa dalla Procura la traduzione degli atti processuali che mi consentano di comprendere le accuse che mi vengono rivolte".

Perché aveva fatto pressanti richieste per avere un documento di immunità dal sequestro per le opere prestate a Palazzo Ducale?

"Perché Modigliani è un artista nato e molto amato in Italia, io e i miei amici collezionisti eravamo preoccupati di possibili tentativi dello Stato italiano di trattenere le opere in territorio nazionale sulla base delle leggi sulla tutela del patrimonio culturale. Inoltre, poiché l'Italia - diversamente dalla maggior parte degli altri paesi sviluppati - non ha una legge sull'immunità dal sequestro di opere prestate dall'estero, l'unico modo per essere rassicurati è stato quello di ottenere una cosiddetta "comfort letter" che garantiva la loro restituzione alla fine dell'esposizione".

A contribuire all'apertura dell'indagine è stato l'esperto italiano Carlo Pepi. Lo conosce?

"No, non conosco Carlo Pepi, non l'ho mai incontrato, non ho mai letto o visto alcun contributo o pubblicazione fatta da lui su Modigliani (stessa considerazione fatta al tempo da Chiappini). Di sicuro, non lo considero un esperto di Modigliani o un conoscitore del Maestro. Quello che da ultimo ho scoperto sul suo conto è che è stato sottoposto ad un processo penale per aver cercato di autenticare alcune presunte opere di Modigliani, in particolare delle teste scultoree, processo in cui fu poi assolto anche per l'impossibilità di stabilire con certezza se le opere in questione fossero vere o false" (si legga "Amedeo Modigliani le pietre d'inciampo").

Guttmann: tutti veri i miei Modì. Da oggi più difficile fare mostre in Italia

22/09/2020 Il processo per i falsi Modigliani viene rinviato al 21 gennaio 2021 (ANSA)

22/01/2021 Falsi Modì, un testimone rivela: “Il curatore cercò di vendere una tela”
È il 16 marzo 2017, giorno dell’inaugurazione della mostra su Modigliani a Palazzo Ducale. Rudy Chiappini, piacentino trapiantato in Svizzera, per 20 anni direttore del museo d’arte moderna di Lugano e curatore della mostra genovese, è davanti al dipinto “Ritratto di Chaime Soutine”. Esposto - dice il catalogo - anche a Parigi, Pisa e Torino. Insieme a lui c’è un critico d’arte ligure, Alessandro Pernecco. Come raccontato da quest’ultimo al carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale, Chiappini dice a Pernecco che il dipinto è in vendita, e se potrebbe trovargli qualche potenziale acquirente. Secondo la Procura, questa è una ulteriore prova della volontà di Chiappini di utilizzare l’esposizione di Palazzo Ducale per “accreditare” un dipinto falso e fargli acquistare valore, in modo da ricavare più denaro possibile dell’affare. Ed è uno degli elementi, finora inediti, che verranno discussi nelle prossime udienze di un processo che può riscrivere la storia dei Modigliani, con enormi interessi in gioco. Ieri nella prima udienza ai Magazzini del Cotone il giudice Massimo Deplano ha ammesso come parti civili lo stesso Palazzo Ducale e tre associazioni dei consumatori: Codacons, Assoutenti e Adoc Liguria. Tra gli indagati vi è "Pedro" Pedrazzini, scultore svizzero, proprietario di “Ritratto di Chaime Soutine”. Quest’ultimo secondo gli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Massimo D’Ovidio, con la complicità di Chiappini piazzò come autentica l’opera, pur sapendola falsa. A tal proposito Alessandro Pernecco - del tutto estraneo all’indagine - rintracciato da Repubblica conferma di essere stato sentito dai carabinieri, ricorda «il dialogo con Chiappini il giorno dell’inaugurazione» e di come «avevo già individuato due o tre possibili acquirenti, all’estero. Il prezzo dell’opera per conto mio poteva oscillare fra i 2,5 e i 4 milioni di euro. Ovviamente non mi fu detto chi fosse il proprietario del dipinto, e men che meno potevo immaginare che in una mostra curata da una personalità nota come Chiappini potessero esserci dei falsi».

Falsi Modì, un testimone rivela: Il curatore cercò di vendere una tela. Un critico d’arte interrogato dai pm verrà sentito al processo in corso sulla mostra del 2017.

28/01/2021 L’inchiesta di Falò, servendosi di testimonianze e documenti inediti, racconta i fatti e svela novità sui retroscena della Mostra dello scandalo. In questo straordinario servizio di Gianni Gaggini per la RSI Radiotelevisione svizzera, viene citata la deposizione della figlia di Ambrogio Ceroni rilasciata ai carabinieri il 18/04/2018. Durante questo interrogatorio, Anna Ceroni racconta che all'interno dei raccoglitori in cui suo padre archiviava le foto delle opere che non riteneva attribuibili a Modigliani, ha trovato quelle di quattro opere esposte nella mostra di Genova. Riguardo alle autentiche rilasciate dalla madre Angela Ceroni, a cui si attribuisce una lettera in cui dichiarava l'autenticità del nudo Celine Howard, la figlia giudica falsa sia la firma che la grafia e prosegue «che a me risulti, mia madre non ha mai eseguito autentiche, né tantomeno ha rilasciato delle dichiarazioni con attestazioni di archiviazioni di opere di Modigliani eseguite in precedenza da mio padre Ambrogio Ceroni»..


29/01/2021 ‘Quell’opera è falsa’ Il curatore ‘sapeva e voleva venderla’
Non solo su quel dipinto partì una clamorosa trattativa di vendita su mandato dello stesso curatore della mostra di Palazzo Ducale, mentre l’esposizione era in corso. Ma secondo la Procura di Genova, chi si era attivato personalmente per trovare un compratore del “Ritratto di Chaim Soutine”, ovvero Rudy Chiappini, sapeva che sull’autenticità dell’opera era già arrivata una doppia, illustre stroncatura. Eppure non solo non si fece problemi ad esporre il dipinto a Palazzo Ducale, ma si mosse pure per piazzarlo sul mercato. Come da accordi - è sempre la tesi dell’accusa - con il proprietario. Come riportato nell'articolo precedente sempre di Repubblica, Chiappini il giorno dell’inaugurazione della mostra aveva avvicinato il critico d’arte ligure Alessandro Pernecco, chiedendo se avrebbe potuto trovare qualche collezionista interessato al Ritratto. E Pernecco - che non è coinvolto nell’indagine - aveva pure trovato un potenziale acquirente, pronto a sborsare circa 4 milioni di euro appena finita la mostra. Parole confermate ai carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale, e pronunciate pure davanti alle telecamere del programma d’inchiesta “Falò” della Radiotelevisione Svizzera. Dalle nuove carte agli atti dell’indagine, però, emerge molto di più. Ovvero che Pedrazzini prima che iniziasse la mostra genovese aveva in mano ben due perizie che descrivono l’opera come non attribuibile a Modigliani. Sono entrambe di Marc Restellini, uno dei massimi esperti di Modì, non a caso considerato uno dei grandi accusatori in questo processo. A spiegare la genesi della doppia perizia è lo stesso Pedrazzini. Sentito per rogatoria in Svizzera, ha spiegato ai militari di aver chiesto a Restellini una prima perizia nel 2005, nonostante ne avesse in mano altre tre “favorevoli”: «La mia intenzione - si legge nel verbale - era quella di legittimare la paternità dell’opera con lo studio di quello che era il maggior esperto del settore». Ma le cose non vanno bene: Restellini boccia l’opera. Due anni dopo il dipinto viene sottoposto al critico considerato il grande oppositore di Restellini, Christian Parisot, che invece sembra vederla in modo opposto. Eppure nel 2016 Pedrazzini tira fuori 20mila euro e chiede una nuova perizia a Restellini, «dal momento che volevamo che rivalutasse il quadro alla luce di elementi che non aveva tenuto in considerazione nella perizia del 2005». Ma il risultato non cambia: di fatto, per Restellini quella è una patacca. Il verdetto arriva il 25 gennaio 2017, poche settimane prima della partenza dell’opera per Genova. Qui entra in gioco il curatore della mostra, Rudy Chiappini. Gli inquirenti nel pc sequestrato a Pedrazzini hanno trovato un promemoria di un incontro a Como fra i due e i rispettivi legali, nel quale si scrive come “la perizia Restellini è stata ricevuta dal proprietario all’inizio del 2017, poco prima dell’inizio della mostra di Genova. Chiappini venne subito messo al corrente”. Pedrazzini, che in un primo momento aveva negato di aver detto a Chiappini della stroncatura di Restellini, ha poi fatto una parziale retromarcia: «Può anche darsi che magari ho riferito a Chiappini in un secondo tempo quando il quadro era già partito per la mostra di Genova».

Il processo sulla mostra: su un dipinto in esposizione a Palazzo Ducale c’erano 2 perizie negative del critico Restellini. Il proprietario però lo aveva affidato allo stesso curatore Rudy Chiappini, che per l’accusa ha anche provato a disfarsi

30/01/2021 La Regione pubblica un articolo in cui viene riportato un particolare importante in questa vicenda emerso dal programma Falò: nell'ottobre del 2016, pochi mesi prima dell'apertura della mostra di Genova, Chiappini aveva comunicato a Skira di non voler più figurare come curatore. Per Skira non era un tentativo di Chiappini di non compromettersi: l'allora direttore dei Servizi culturali di Locarno aveva addotto "problemi di carattere personale". Per giustificare il passo indietro occorreva trovare "un escamotage formalmente corretto e difendibile". Detto fatto: era stato creato un comitato direttivo in cui, con Chiappini, figuravano anche Stefano Zuffi (storico dell'arte e co-curatore) e Dominique Viéville. La retribuzione di Chiappini si sgonfiava così da 50mila euro più bonus (in base al numero di visitatori) a circa 10mila 500 euro. In realtà, Chiappini avrebbe continuato a fungere da curatore unico a compenso pieno, ma, secondo Skira, aveva chiesto che la differenza di onorario gli fosse riconosciuta l'anno successivo, legandola ad altri aspetti della mostra che non riguardassero la curatela. L'ipotesi è che lo abbia fatto per motivi fiscali.
Vengono intervistati due degli indagati: il curatore Chiappini e Pedro Pedrazzini, proprietario del ritratto a Soutine finito sotto sequestro. Questa la dichiarazione di Chiappini: «Per quanto attiene la mostra di Genova, ribadisco la totale correttezza del mio operato e la scelta conservativa di espone opere già più volte pubblicate e esposte in mostre internazionali». L'ex direttore dei Servizi culturali di Locarno di più non aggiunge nel merito della vicenda per cui è sotto processo, ma critica «il modo sfacciato con cui la Rsi ha sposato le tesi dell'accusa». Questo poiché «le controparti sono al momento impossibilitate, per ovvi motivi di riservatezza, a rivelare tutte le proprie carte e i propri documenti, che verranno presentati soltanto nella sede opportuna: la partita non è quindi stata giocata ad armi pari. In ogni caso i dibattimenti avvengono nelle aule, dove esiste il contradditorio, e non in tv». Ma come giustamente evidenzia La Regione, Falò ha correttamente dato spazio anche a più voci in difesa sua e di Pedrazzini, sia tramite l'avvocato di Chiappini (volendo poteva rinunciare a farsi intervistare), sia da Paolo Blendinger, perito ingaggiato da entrambi i soggetti. Comunque, parlando della necessità di equità e neutralità, Chiappini rileva che «se si fa riferimento a una perizia negativa su un'opera occorre, per dare un'informazione corretta, dar conto anche delle perizie positive e presentare anche l'importante storico dell'opera. Questo non è stato fatto. E se si mostrano documenti occorre presentarli nella loro integralità e non soltanto attraverso uno stralcio, soprattutto se questo viene poi interpretato in modo assolutamente errato e fuorviante».
Sulla stessa falsariga è la reazione di Pedro Pedrazzini. Al giornale La Regione, dapprima con toni formali, l'artista premette che «dal servizio di Falò emergono diverse inesattezze, che verranno contestate dai miei legali in sede processuale». Poi però entra nel merito di un tema assolutamente centrale della vicenda: quello delle autentiche, ovverosia delle expertises effettuate sulle opere. «Non ci sono soltanto quelle di Restellini, cui viene attribuita una sorta di patente di infallibilità. Ce ne sono anche altre, altrettanto autorevoli, che dicono cose molto diverse. Il problema sta sempre in quali versioni si vogliono prendere per buone. Spesso nell'arte si generano lotte fra esperti di diverse correnti, e per i non addetti è facile cadere nella confusione». Pedrazzini parla del lavoro di tre esperti che si sono chinati sul "Ritratto di Chaim Soutine": fra essi, «quello che è stato il maestro di Restellini (stupidaggine già sconfessata in questa pagina e da un recente articolo de Il Secolo XIX) ovverosia Christian Parisot, un esperto di Modigliani di caratura internazionale come lo è Restellini. I due non vanno più d'accordo e quel che dice uno viene facilmente confutato dall'altro. lo mi ci sono purtroppo ritrovato in mezzo». Tramite Facebook mi sono sentito di rispondere a Pedro Pedrazzini. Tra i commenti spunta anche una precisazione da parte di una storica dell'arte e restauratrice che risponde al perito di parte Paolo Blendinger secondo il quale dei possibili restauri sulle opere finite sotto sequestro potrebbero aver compromesso l'esito delle analisi scientifiche eseguite dagli esperti incaricati dalla Procura.

L'inchiesta di Falò sui falsi Modigliani di Genova innesca le prime reazioni da parte degli indagati

06/03/2021 Falsi Modigliani, il curatore contrattacca «Una superperizia sulle tele sequestrate»
È stato il difensore di Chiappini, Mario Venco, a chiedere che venga disposta una perizia da parte del giudice. Non solo sui venti dipinti, ma sulla genesi della mostra e il suo allestimento. L'avvocato ha ricordato la possibile assenza di regole e norme precise sul modo di organizzare un'esposizione. Ma che esistono prassi internazionali riconosciute. E vorrebbe che il giudice chiedesse una consulenza proprio per comprendere se queste siano state seguite e se l'organizzazione della mostra di Modigliani sia stata fatta correttamente. Il giudice Massimo Deplano è stato chiaro. Deciderà in base all'analisi dei documenti presentati come prove. Una volta studiati questi e chiarito se accettarli o meno a processo, sceglierà il da farsi per la perizia. Se ne riparlerà fra due settimane.
STOP ALLE INDAGINI DELL'FBI: Fra le tante attività compiute dagli inquirenti in questi anni, c'è stato anche l'interrogatorio di Guttmann, che risiede a New York, ottenuto per rogatoria con la collaborazione dell'FBI. Così come altri accertamenti compiuti oltre oceano dagli agenti del Federal bureau. Ma secondo i legali del collezionista d'arte, Boggio e Sterpi, quegli atti sarebbero stati svolti con modalità non del tutto conformi ai requisiti di legge. E per questo hanno ottenuto di vederli estromessi dal processo. Al contrario degli accertamenti, sempre per rogatoria, compiuti dalle autorità svizzere nei confronti di Chiappini su indicazioni della procura genovese.

Falsi Modigliani, il curatore Chiappini contrattacca «Una superperizia sulle tele sequestrate»

20/03/2021 Dei venti quadri sequestrati dopo la mostra su Modigliani del 2017, tele ritenute false dalla procura, dodici erano state affidate a Palazzo Ducale dal collezionista d'arte americano Joseph Guttmann. Due sono sue. Per gran parte della altre, per le quali Guttmann aveva fatto da collettore, i carabinieri non sono riusciti a ottenere documenti che ne certifichino la provenienza, né ad individuare oppure contattare i reali proprietari. Nessuno, in questi quattro anni in cui le tele sono state sotto sequestro, si è fatto vivo per reclamarle. E' quello che ha raccontato in udienza il luogotenente Mario Vicedomini, l'investigatore del Nucleo tutela patrimonio culturale di Roma che ha seguito l'indagine. «Per diversi quadri messi a disposizione dell'imputato Guttman ma non di sua proprietà, non abbiamo ricevuto documentazione sui percorsi che hanno seguito prima di arrivare a Genova - ha spiegato il luogotenente - e non abbiamo trovato i proprietari. In due casi, ad esempio, si fa riferimento ad Haim Lowenthal, che vive in Israele. Ma la rogatoria internazionale per contattarlo non ha avuto risposte». Non è escluso che, dietro quelli che vengono individuati come sospetti silenzi, vi sia anche una certa riluttanza da parte dei proprietari a comparire pubblicamente. Alla domanda del pubblico ministero sul fatto che questi abbiano mai reclamato i quadri, la risposta dell'investigatore è stata: «No!». Il luogotenente, riguardo a delle tele attribuite anche a Kisling, ha ricordato come sia stata indicata la provenienza dell'opera "L'atelier di Moïse Kisling" nell'importante collezione del russo Sergei Ivanovich Shchukin, ma che al contempo, il nipote di quest'ultimo, André Marc Delocque Fourcard, avesse escluso attraverso una mail inviata ai carabinieri, che il nonno avesse mai posseduto dipinti di Modigliani o Kisling. E che nell'agosto del 1918 questi aveva lasciato il suo paese natale per rifugiarsi a Weimar e poi in Francia. Mentre la sua intera collezione era stata nazionalizzata con un decreto di Lenin del 8 novembre 1918 e ora è esposta nei musei di San Pietroburgo e Mosca.
Era il 28/06/2017 quando Gloria Fossi, una delle storiche dell'arte ad aver accolto l'invito di Carlo Pepi nel prendere posizione sullo scandalo di Genova, negò la possibilità che le opere finite sotto sequestro potessero far parte della collezione Shchukin.

Falsi Modigliani esposti al Ducale: nessuno reclama i quadri contestati
Scandalo Modigliani: nessuno rivuole i 10 quadri. Scomparsi i proprietari

15/05/202 Ascoltati i primi testimoni al processo.

Viene ascoltato un albergatore di Bordighera appassionato di Modigliani sin da quando aveva 13 anni il quale, prima dell'inaugurazione della mostra al Ducale, aveva inviato una mail a Carlo Pepi nella quale esternava i suoi dubbi sull'autenticità di diverse opere che sarebbero state esposte, come "Maria" e il "Nudo disteso" o "Ritratto di Celine Howard". Dubbi confermati dal suo interlocutore: «Pepi mi rispose poco dopo, dicendo che il mio sospetto era fondato. Poi, passati alcuni giorni, mi scrisse che aveva segnalato il caso ai carabinieri». Gli animi si accendono sulla testimonianza di Leo Lecci, ricercatore di storia dell'arte contemporanea dell'Università di Genova e futuro docente associato, oltre che curatore del libro « Modigliani. Dal vero. Testimonianze inedite e rare raccolte e annotate da Enzo Maiolino». «Non ho visto la mostra, perché il catalogo mi è bastato per capire che molti quadri non erano buoni», inoltre sottolineava alcune incongruenze documentali (già espresse dal sottoscritto e riportate in questa pagina) . Ad esempio sulla "Cariatide rossa", che secondo il catalogo della mostra viene citata nel "Ceroni", opera di riferimento degli studiosi di Modigliani: «Sono due quadri diversi». Secondo Lecci poi, è dubbia la scritta «Soutine» sull'omonimo "Ritratto". Ma per i legali, è riemersa dopo un restauro. Le scintille non mancano neppure con Alessandro Pernecco, consulente di una casa d'aste genovese. Chiamato in aula dalla procura perché avrebbe ricevuto da uno degli imputati, Rudy Chiappini, il curatore svizzero della mostra, la richiesta di cercare di vendere un'opera esposta, "Ritratto di Chaim Soutine". «All'inaugurazione stavamo facendo un giro insieme - racconta Pernecco - e Chiappini mi disse che aveva un amico che avrebbe voluto vendere il quadro. Gli spiegai che potevo occuparmene e mi mandò le autentiche. Ci fu un interesse, ma si doveva attendere la fine della mostra per la trattativa. Dopo quello che è successo finì tutto». Fra qualche tentennamento si va avanti. Fino a quando l'avvocato di Chiappini, Mario Venco, insiste: «Conosce i potenziali acquirenti?». Primo «no». Poi spunta la figura di uno o più mediatori. «Può dirci chi sono?». Altro «no». Così è il giudice che sbotta: «Deve dircelo, non c'è segreto professionale». Pernecco, probabilmente desideroso di proteggere la riservatezza dei suoi contatti, spiega che «conosco il mediatore come Galiani. Nome e numero di telefono? Lo comunicherò al tribunale, non li ho con me».

Ascoltati i primi testimoni al processo dui falsi Modigliani esposti a Palazzo Ducale di Genova

29/05/2021 Nel corso dell'udienza, l'esperta nominata dalla Procura Isabella Quattrocchi riferendosi a "Testa di donna - ritratto di Hanka Zborowska", ha avanzato l'ipotesi che si possa trattare di «un falso postumo», ossia che il quadro «potrebbe essere stato iniziato da Modigliani e finito da pittori diversi». Almeno per il momento non ci è dato sapere quali sarebbero le prove a sostegno di questa ipotesi, la speranza è che tali elementi possano diventare di dominio pubblico in modo da essere verificati. Poi è tornata a parlare, a proposito degli altri quadri, di «firme surreali e pasticciate», «sguardi inespressivi e fissi», tele invecchiate ad arte e con materiali «incompatibili all'epoca di Modigliani». Per i legali degli imputati, tuttavia, l'esperta Quattrocchi non è attendibile e lo dimostrerebbe una sentenza del tribunale di Milano sulla vicenda delle opere dell'artista milanese Eduarda Maino, nota come "Dadamaino". Non sappiamo a cosa si riferisca la difesa ma questo sembra un tentativo di screditare la reputazione di Isabella Quattrocchi con questioni che non hanno niente a che fare con Modigliani.

Affaire Modigliani: adesso spunta un «falso a metà»
Modigliani, spunta il 'falso postumo': «opera iniziata da lui e finita da altri»

10/07/2021 Durante la terza udienza per Isabella Quattrocchi, la consulente della procura ha fatto marcia indietro rispetto al suo giudizio in merito all'illuminazione della mostra volta a mascherare la falsità di certe tele: «E stata una valutazione del momento. Non la confermo», ha detto rispondendo alle domande dell'avvocato Giuseppe Mangiameli, che assiste la società che aveva allestito l'esposizione (Mondo Mostre Skira). È lo stesso giudice Massimo Deplano a riconoscere l'importanza della testimonianza di Quattrocchi. «Le implicazioni di natura economica del processo sono evidenti», spiega, riferendosi alle possibili valutazioni milionarie dei quadri. «Siamo alla seconda fonte di una certa importanza (dopo il sottufficiale dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, che hanno portato avanti le indagini, ndr). Abbiamo ancora fra le cento e le 150 persone da sentire. Non possiamo rischiare di non finire questo processo».

Genova, al processo per i Modigliani contestati retromarcia del perito sulla mostra 'pilotata'

25/10/2021 Processo Modigliani, in aula a Genova l'ex direttore del settore Cultura del Comune: "Quella firma non è mia"

Oggi, venerdì 22 ottobre, in aula è stata ascoltato come testimone Guido Gandino, all'epoca dei fatti direttore del settore Cultura del Comune. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Roma, il 21 febbraio 2017 era stato protocollato in Comune un documento firmato da Gandino, intitolato “Richiesta di temporanea importazione e garanzia di immediata riesportazione”. Così lo aveva descritto lui stesso durante le indagini ai militari: «Un documento di routine, parte integrante della procedura per l’importazione delle opere da esporre in mostra, richiesto da personale incaricato di Palazzo Ducale che poi ne curava l’inoltro ai competenti uffici». Gli inquirenti ne avevano però trovato una seconda versione. Una traduzione inglese che non era stata protocollata, inviata al collezionista americano Joseph Guttmann, ora imputato, per convincerlo a prestare le sue tele (alcune poi sequestrate). Per i carabinieri, si era trattato di un falso, costruito con il logo del Comune e la firma apocrifa di Gandino. Confezionato secondo le accuse da altri due imputati, Nicolò Sponzilli e Rosa Fasan, direttore e dipendente di Mondo Mostre Skira, società che aveva organizzato l’esposizione su Modigliani. Gandino, incalzato in aula dai difensori di Guttmann, ha ribadito che la firma sul documento inglese "sembra molto diversa dalla mia abituale". E alla domanda del procuratore D'Ovidio sul fatto di aver mai firmato documenti in inglese, la sua risposta è stata "no". Stessa risposta per un'altra domanda, quella sul fatto di aver o meno firmato altri documenti del Comune simili a quello al centro dell'udienza. Il giudice Massimo Deplano poi ha multato con un'ammenda da 100 euro altri due testimoni, assenti ma, secondo il magistrato, senza un legittimo impedimento corroborato da documentazione valida. Nella prossima udienza sarà ascoltato come testimone Carlo Pepi, critico d’arte livornese e conoscitore di Modigliani, che fornì la prima segnalazione ai carabinieri sulle tele ritenute sospette all'esposizione di Palazzo Ducale (quest'ultimo estraneo alle accuse). E sempre per giovedì prossimo è previsto come testimone anche Christian Parisot, ex presidente degli Archivi Modigliani.

Processo Modigliani, in aula a Genova l'ex direttore del settore Cultura del Comune: Quella firma non è mia

28/10/2021 Carlo Pepi: 'tremende porcherie, copiate malamente da chi non sa disegnare , non hanno nulla di Modì, del suo Dna, delle sue atmosfere'
Alcune delle opere di Modigliani sequestrate nel 2017 a Genova durante una mostra a Palazzo Ducale perché ritenute false sono "tremende porcherie", "copiate malamente da chi non sa disegnare", "non hanno nulla di Modì, del suo Dna, delle sue atmosfere". A dirlo è Carlo Pepi, il critico d'arte e collezionista toscano, sentito oggi come teste nel processo con sei persone accusate di truffa, falso e contraffazione di opere. Pepi è stato però contestato dai legali degli imputati che non lo riconoscono come esperto in senso stretto. I difensori hanno sottolineato come i giudizi espressi dal collezionista fossero basati solo su impressioni avute guardando foto su cataloghi. Dopo Pepi, è stato sentito Christian Parisot, ex presidente degli Archivi Modigliani. Parisot ha spiegato di avere visitato la mostra di Genova e di avere avuto "momenti di difficoltà su alcune opere restaurate in maniera troppo intensiva, ma anche su alcune che il figlio di Kisling (pittore e amico di Modigliani) aveva indicato come false". L'ipotesi degli inquirenti è che l'esposizione a Genova delle opere ritenute false servisse ad attestarne veridicità e a farne lievitare il valore economico. Ecco perché il pm D'Ovidio si sofferma su due documenti che, per l'accusa, testimonierebbero l'intenzione di Parisot e dell'imputato Pedro Pedrazzini di vendere il quadro di cui quest'ultimo è proprietario, Ritratto di Chaim Soutine. Per Parisot è stato« restaurato in maniera artigianale, ma l'opera corrisponde a quella negli Archivi». il magistrato legge una scheda di prestito, in fondo c'è un'aggiunta nella quale si dice che in caso di vendita prima della fine della mostra di Genova, il prestito non sarebbe garantito. Per L'accusa, è firmato da Pedrazzini e Parisot, segno che il progetto di vendita esisteva. Per la difesa, la firma di Parisot sarebbe stata apposta durante il sequestro del documento in casa sua. C'è poi una mail, nella quale Parisot scrive a Pedrazzini riferendosi alla cessione di una tela. In aula, Parisot risponde: «Mai venduto opere».
Un mio punto di vista su questo articolo.

Carlo Pepi: 'tremende porcherie, copiate malamente da chi non sa disegnare , non hanno nulla di Modì, del suo Dna, delle sue atmosfere'

19/11/2021 Processo falsi Modigliani: in aula c'è Marc Restellini
Genova - Quello di Marc Restellini è un ruolo centrale nell'inchiesta - e ora nel processo - sui venti dipinti e disegni ritenuti falsi e che erano stati esposti a Palazzo Ducale nel 2017, nell'ambito della mostra dedicata al pittore Amedeo Modigliani. Centrale perché è stato lui, assieme a Carlo Pepi, a segnalare ai carabinieri e alla Procura di Genova la presenza di falsi nell'esposizione genovese. Restellini, fra i massimi esperti del lavoro di Modigliani, è stato sentito in aula come testimone nel processo davanti al giudice Massimo Deplano. Prima interrogato dal procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio, che ha coordinato l'inchiesta seguita dai militari del Nucleo tutela patrimonio culturale di Roma. E poi controinterrogato dai difensori dei sei imputati. Due udienze (ieri giovedì 18 e oggi venerdì 19 novembre) in cui non sono mancati momenti di confronto serrato. Nella prima seduta, il giudice Deplano, prima ha minacciato di allontanare dall'aula l'interprete personale di Marc Restellini dopo che egli era intervenuto per far notare che la traduzione dell'interprete messo a disposizione dal tribunale di Genova non rifletteva assolutamente le risposte date dall'esperto francese; in un secondo momento il giudice allontanava dall'aula un'altra collaboratrice dell'Institut Restellini per lo stesso motivo, salvo riammetterla poco dopo, essendosi reso conto che in effetti i due collaboratori avevano ragione e vi era un vero problema di traduzione. Al contrario di quanto avvenuto nella seconda udienza. Restellini ha ribadito i motivi secondo i quali ha sempre ritenuto quei quadri e quei disegni impossibili da ascrivere alla mano di Modigliani e a quella di Moïse Kisling, pittore e amico di Modì che con lui avrebbe realizzato alcune di quelle tele. Gli avvocati difensori degli imputati, invece, hanno a lungo cercato di minare la credibilità di Restellini.

Genova, al processo per i Modigliani contestati viene ascoltato Marc Restellini

4/02/2022 Livia Lombardi, capitano ed esperta del RIS di Roma, ha spiegato in modo convincente perché sarebbero false molte delle opere sequestrate dalla mostra di Modigliani del 2017 a Palazzo Ducale. In molti dei 21 quadri sequestrati è stata riscontrata la presenza di bianco di titanio, pigmento mai identificato negli strati pittorici di opere certamente originali di Modì, e di altri «pigmenti non coerenti con il periodo storico nel quale l'opera in esame dovrebbe essere stata realizzata», come un tipo di rosso e un tipo di blu. Gli esami del Ris hanno evidenziato inoltre la «presenza di residui di carta incollata lungo i bordi» di un dipinto che secondo i carabinieri diretti da Livia Lombardi «trattasi di una tipica tecnica di confezionamento delle stampe artistiche su tela». Per le difese queste "anomalie" sarebbero dovute a diverse opere di restauro realizzate nel corso del tempo su originali di Modigliani (eventuali restauri sono facilmente riscontrabili attraverso la diagnostica e le analisi chimico-fisiche, metodo sicuramente usato sulle tele dai RIS). Secondo le difese inoltre, la tecnica usata per analizzare i dipinti che si chiama spettroscopia "Raman" e che sfrutta radiazioni elettromagnetiche, non permetterebbe di ripetere l'esame nello stesso identico modo. E allora, sempre in base a quanto sostenuto dalle difese, anche i consulenti degli imputati avrebbero dovuto partecipare alle analisi durante le indagini. Dove si voglia andare a parare è evidente: l'inutilizzabilità di analisi che altrimenti sarebbero un colpo molto pesante per gli imputati. Peccato però che la spettroscopia Raman sia universalmente riconosciuta come la tecnica di analisi molecolare più precisa tra quelle attualmente disponibili per l'analisi dei beni culturali inoltre, contrariamente a quanto asserito dalle difese, si tratta di un esame ripetibile. Ansa - ArtsLife - SKYtg24

Modigliani, il RIS conferma i falsi

Modigliani, colori fasulli rilevati dai RIS

1/04/2022 Viene sentito in aula l'ex presidente di Palazzo Ducale Luca Borzani: «La mia fiducia in MondoMostre Skira è sempre stata totale. E quando è scoppiata la polemica sui dipinti di Modigliani, prima ancora dei sequestri, la stessa Skira mi ha ribadito come tutte le opere in mostra a Genova fossero già state presentate in altre esposizioni, così come peraltro indicava il catalogo. Tanto che un nudo di "Modì" offertoci dalla famiglia Mantovani (ex patron della Sampdoria) era stato scartato, proprio perché non era mai stato esposto in precedenza».
Appare chiaro che questo aneddoto sia stato confezionato per provare a dimostrare che esisteva un attento controllo sull'autenticità delle opere da esporre, come giustamente ha rilevato il pubblico ministero Paolo D'Ovidio il quale, giustamente, osserva che il fatto che «un'opera fosse stata scartata non presuppone certo che tutte quelle in esposizione fossero autentiche. Così come, secondo l'accusa, il prestigio e il curriculum degli organizzatori dell'evento genovese non posso automaticamente fungere da garanzia». Oltre a questo va anche detto che un'opera falsa rimane tale a prescindere del luogo e/o dalle volte che viene esposta..

Borzani: alla mostra di Genova scartato un Modigliani offerto da Mantovani

Borzani: non spettava a Palazzo Ducale il giudizio sull'autenticità delle opere

17/03/2023 Falsi Modigliani al Ducale la Procura vuole la condanna per curatore e proprietari. «In questo processo è emerso lo stridere tra quello che dovrebbe essere l'arte, ovvero bellezza, incanto, sorpresa, meraviglia, e quello che invece si è rivelata. Un mondo sommerso dove regnano l'inganno e i sotterfugi, e domina il rendiconto personale. E dove le truffe avvengono nei confronti degli appassionati. Non è un caso, allora, che il dibattimento sia nato proprio dalla ribellione degli appassionati». Il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio ci ha messo poco più di due ore per fare le sue richieste di condanna nel processo.
La pena più severa è stata richiesta al giudice Massimo Deplano per Rudy Chiappini: 6 anni di reclusione e 5mila euro di multa; per Joseph Guttmann: 5 anni e 5mila euro di multa; per Nicolò Sponzilli e Rosa Fasan, rispettivamente 8 mesi di reclusione ciascuno; infine per Pedro Pedrazzini 6 mesi e 2mila euro di multa. Per tutti è stata proposta la concessione delle attenuanti generiche. Il procuratore aggiunto D'Ovidio ha chiesto invece l'assoluzione di Massimo Vitta Zelman, organizzatore della mostra ed editore della Mondo Mostre Skira per non aver commesso il fatto, ma in 'forma dubitativa', come ha spiegato il pubblico ministero facendo riferimento
alla norma che prevede l'assoluzione se 'manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova'. Parallelamente il PM ha chiesto la confisca dei quadri di Guttmann, da affidare ai carabinieri. E la restituzione delle altre opere ai rispettivi proprietari, ma non prima di aver apposto sul retro di ognuna
un'attestazione di falsità. Ora toccherà ai legali delle parti civili esporre le proprie conclusioni, per poi lasciare spazio alle difese.

Falsi Modigliani al Ducale la Procura vuole la condanna per curatore e proprietari

Falsi Modigliani: la Procura vuole la condanna per curatore e proprietari

01/04/2023 Caso Modigliani, la truffa resta Il Ducale presenta la querela. La fine di marzo si era trasformata in una sorta di ultimatum per l'accusa dell'affaire Modigliani: la Fondazione Palazzo Ducale avrebbe dovuto presentare querela per il reato di truffa nei confronti dei sei imputati, entro la conclusione del mese, oppure questa contestazione specifica già mossa dalla Procura sarebbe uscita di scena dal processo. Perché dopo l'entrata in vigore della riforma Cartabia, la truffa non può più essere contestata d ufficio ma, appunto, serve la querela della vittima. Ieri la Fondazione Palazzo Ducale, parte civile attraverso gli avvocati Cesare e Francesca Manzitti, ha annunciato di aver depositato la denuncia. Rimane quindi integro l'impianto accusatorio della Procura, compreso il reato di truffa. E così la possibilità, per la Fondazione, di accedere a un risarcimento, chiesto dagli avvocati, qualora il giudice Massimo Deplano lo stabilisse. Ma la posizione della parte civile Palazzo Ducale, ieri, Ë stata più complessa di quanto la richiesta di un ristoro per i danni patiti possa fare immaginare. «Non si può nascondere che se i quadri fossero riconosciuti come veri, di fatto sarebbe un vantaggio per la Fondazione, perché sarebbe ristabilita la bontà dell'intero evento ospitato - ha spiegato l avvocato Manzitti - Da quanto è emerso nel dibattimento, i dubbi sulla falsità o meno delle opere non sono stati sciolti. Così come quelli sul dolo da parte degli imputati. E anche un elemento che si pensava potesse essere oggettivo per la valutazione delle tele, la presenza o meno del colore bianco di titanio, non è risultato così dirimente». Ieri è toccato ai primi difensori discutere. A cominciare dall'avvocato Giuseppe Mangiameli, che assiste la Mondo Mostre Skira, a processo come responsabile civile. Ha attaccato la consulente della Procura, la professoressa Isabella Quattrocchi, accusando la sua relazione di contenere «un sacco di fesserie». E contestato «la presenza in questo processo della Mondo Mostre Skira, perché Sponzilli e Fasan erano collaboratori, non dipendenti». Proprio per Fasan ha discusso l'avvocata Elisa Moratti: «Manca il documento originale su cui si basa l accusa di falso. Non Ë stato trovato. Ma anche se ragionassimo per assurdo, come fossimo al tavolo con Alice e lo Stregatto e pensassimo di averlo, si tratterebbe di una traduzione letterale di un documento che invece possediamo ed è stato definito genuino. Allora dovremmo indagare anche il traduttore». Sulla stessa lunghezza d'onda il difensore di Sponzilli, l'avvocato Gregorio Gitti: «Manca il corpo del reato. La firma ritenuta falsa è una semplice sigla che, per la grafologa, non è di Sponzilli. Il quale non aveva responsabilità nella Mondo Mostre Skira, neppure per la mostra Modigliani. Il mio assistito è imputato per un attività che non ha svolto».

Caso Modigliani, la truffa resta
Il Ducale presenta la querela

06/05/2023 Falsi Modigliani: la sentenza è attesa entro l'estate. Gli indagati si sono difesi da tutte le accuse e, naturalmente, proclamati innocenti. Hanno tirato in ballo, ancora una volta, la disputa fra i due grandi esperti mondiali di Modigliani: da una parte Marc Restellini, dall’altra Christian Parisot, ex presidente degli archivi legali Modigliani già condannato in Italia e in Francia per falso e truffa (!!!!).

Falsi Modigliani: la sentenza entro l'estate

Falsi Modigliani: la sentenza entro l'estate

20/05/2023 Falsi Modigliani: la [solita] difesa di Guttman.«Tutte le opere prestate da Guttmann a Genova erano state già esposte in altre mostre in giro per il mondo prima di arrivare a Palazzo Ducale. E sono tutte dotate di autentica. Il fatto è che questo processo non nasce dal nulla, ma si inserisce in una battaglia lunga fra pretesi esperti di Modigliani, che da anni utilizzano le aule di giustizia per affermare il primato esclusivo nel riconoscimento delle opere dell’artista. È una battaglia senza esclusione di colpi e qualcuno ne ha approfittato per regolare faide personali». Questa, in sintesi, è stata la difesa degli avvocati difensori di Joseph Guttmann, Il riferimento è, ancora una volta, all'inesistente e, semmai, non pertinente ai fini del processo, guerra tra Marc Restellini e Christian Parisot.

Guttman: processo nato su faide tra presunti esperti di Modì

Guttman 'attacca' Pepi

17/06/2023 Mostra Modigliani 2017, tutti assolti. Ma per il giudice otto opere sono false.

Imputati assolti, ma i Modigliani sono falsi. Il giudice di Genova, Massimo Deplano, ha assolto tutti e sei gli imputati del processo, perché, nella sostanza, è stata riconosciuta la buona fede degli imputati. Cioè non sapevano che i quadri (otto di quelli sequestrati) sono fasulli.

Il caso Guttmann

Giovedì, all’ultima udienza del processo, si è saputo che il mercante è deceduto qualche giorno fa, a 81 anni. I suoi difensori, gli avvocati Massimo Boggio e Massimo Sterpi, hanno chiesto comunque l’assoluzione: «Per onorare la memoria e ricostruire la sua reputazione», hanno sottolineato. Obiettivo raggiunto, ma solo in parte. Per alcuni reati, fra cui la contraffazione e il commercio di opere false, il giudice ha infatti dichiarato il «non doversi procedere con riguardo alle opere Cariatide Rossa/Les Epoux, Giovane Donna seduta, Kiki, L’atelier di Moise Kisling, relativamente alle sole parti attribuite al Modigliani, perché i reati sono estinti per avvenuto decesso del Guttmann». Per gli altri reati ha ritenuto di assolverlo: «Il fatto non costituisce reato per mancanza del necessario elemento psicologico». Mancanza di consapevolezza, che poi è la formula con la quale il tribunale ha assolto anche Chiappini e Zelman. Per Pedrazzini, Fasan e Sponzilli, invece, «il fatto non sussiste».

I dubbi dell’accusa

«Attenderemo le motivazioni della sentenza (previste entro 35 giorni) e decideremo il da farsi. Viene comunque da chiedersi se è davvero possibile che tutti fossero in buona fede se alcune opere sono false». Qualcuno di impunito rimane: gli autori dei falsi, chi li ha commissionati e li ha messi sul mercato. Chi sono costoro? Stiamo parlando di opere d’arte di grande valore, esposte in giro per il mondo, Roma, Seul, Bonn, Mosca, Lugano. Secondo l’accusa esisteva un sistema di diffusione di opere mai realizzate da Modigliani che utilizzava le mostre per accreditare i falsi agli occhi della comunità artistica. Venendo ai dipinti “condannati”, oltre a quelli portati da Guttmann, figurano il Ritratto di Moricand (Modigliani, 1915, olio su tela), Natura morta con ritratto di Moise Kisling (Modigliani/Kisling, 1918 circa, olio su tela), Cariatide (Modigliani 1914, tempera su carta) e Ritratto femminile (Modigliani, 1917, dipinto a olio). Tutte le tele saranno restituite ai proprietari, ma quelle non autentiche verranno marchiate con un bollino nero: «Scrittura indelebile e caratteri ben visibili, sul retro sarà riportata la frase: Opera falsa non attribuibile ad Amedeo Modigliani», ha concluso il giudice. Per i proprietari di questi Modì, un dramma.


Mostra Modigliani 2017, tutti assolti. Ma per il giudice otto opere sono false

Mostra Modigliani 2017, tutti assolti. Ma per il giudice otto opere sono false

20/05/2023 Falsi Modigliani, dopo le assoluzioni i proprietari chiedono i risarcimenti

Se è vero che la sentenza letta due giorni fa dal giudice Massimo Deplano ha assolto tutti i sei imputati a processo per truffa e altri reati, e dunque ognuno di loro esce pulito da una bufera durata sei anni (e siamo solo al primo grado), è altrettanto vero che adesso ci sono otto opere un tempo attribuite al grande artista livornese e a Moise Kisling, il cui valore adesso è crollato. Secondo sentenza, sulle opere dovrà essere apposta «con scrittura indelebile e con caratteri ben visibili sul retro delle stesse la frase “Opera falsa non attribuibile ad Amedeo Modigliani”».

E così adesso sono non pochi fra soggetti pubblici e privati ad aspettare che vengano depositate le motivazioni della sentenza (il giudice si è preso 35 giorni) per affilare le armi ed eventualmente consegnarle ad affermati studi legali, per valutare congrue richieste di risarcimento danni. Insomma se è vero che rispetto all’impostazione iniziale dell’accusa il quadro finale è fortemente ridimensionato — a mostra ancora in corso furono sequestrati 21 quadri e il pm al processo aveva chiesto pene anche di 5 e 6 anni — un piccolo terremoto nel mondo dell’arte si è verificato e tornare indietro sarà molto difficile.
Anche perché l’intenzione del procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio è quello di impugnare la sentenza. Dopo il pronunciamento del tribunale, in aula il pubblico ministero aveva dichiarato: «È stato dimostrato che alcune opere siano false. Sull’elemento soggettivo, cioè sulla non consapevolezza da parte degli imputati di ritrovarsi fra le mani delle opere non autentiche, non pensiamo sia così».

Prima, al momento di formulare le richieste di condanna, aveva usato parole più forti: «In questo processo è emerso lo stridere tra quello che dovrebbe essere l’arte, ovvero bellezza, incanto, sorpresa, meraviglia, e quello che invece si è rivelata. Un mondo sommerso dove regnano l’inganno e i sotterfugi, e domina il rendiconto personale. E dove le truffe avvengono nei confronti degli appassionati. Non è un caso, allora, che il dibattimento sia nato proprio dalla ribellione degli appassionati». In particolare, come ricostruito dai carabinieri durante le indagini, «tutto nasce dalla segnalazione del signor Sasso Michele, imprenditore di Bordighera, appassionato autodidatta dell’opera del maestro Amedeo Modigliani». Titolare di un B&B nel ponente ligure, Sasso si era insospettito dopo aver visto alcune opere e aveva inoltrato tutto all’esperto toscano Carlo Pepi, che a sua volta aveva contattato i carabinieri.
Dunque a meno di colpi di scena legati alle motivazioni, si andrà avanti e la palla, dopo il ricorso, passerà alla Procura Generale. Fra chi adesso dovrà valutare il da farsi c’è naturalmente anche la Fondazione Palazzo Ducale. Che ha subìto un danno d’immagine enorme dall’inchiesta, ma che ora non ha soggetti ritenuti responsabili penalmente a cui chiedere un risarcimento del danno.

È vero che la posizione della Fondazione è sempre stata piuttosto cauta, tanto che nel dibattimento, nella posizione di parte civile, pur avendo sporto querela (passaggio obbligato vista l’entrata in vigore della riforma Cartabia) si è ben guardata dal puntare il dito contro gli imputati: «Per pronunciare una sentenza di condanna occorrono certezze. In questo dibattimento non mi sembra ne siano emerse», le parole del legale di Palazzo Ducale Cesare Manzitti.


Falsi Modigliani, dopo le assoluzioni i proprietari chiedono i risarcimenti

Falsi Modigliani, scelta dei pm: pronti a fare ricorso - Ora via alle cause civili sulle tele giudicate false

ultimo aggiornamento: 18/06/2023

Maurizio Bellandi