Amedeo Modigliani: cosa hanno detto di lui

Modigliani: itinerario artistico di un'avventura critica

Alcuni nudi, vari ritratti .. Non vedremo mai, penso, Modigliani affrontare altri temi.
Ma i ritratti, così come i nudi, che ha buttato giù d'acchito su drappi scelti a caso, bastano a nobilitare la sua arte. Se questa vi colpisce per il cinismo e l'impiego di una tavolozza che egli concentra in due o tre toni trattati alla cieca; se deforma, tutto preso dal desiderio di conseguire la grazia; se sacrifica per creare e se nulla lo interessa tranne la scelta del colore, dopo il ritmo o questa segreta architettura del movimento "che subordina le linee", non restate colpiti dalla vostra lentezza nel cogliere i sottili rapporti fra la sensibilità del pittore e l'oggetto stesso della sua attrazione? Non è in causa il realismo secondo l'accezione normale in pittura, quantunque non mi risulti che si sia mai raggiunta, prima di Modigliani, altrettanta intensità in un viso femminile ..
Ho visto Modigliani disegnare. Il suo senso così acuto della sfumatura lo porta a modellare l'attacco di un braccio, la curva purissima di un giovane seno; concentra strutture complesse in una, appena percettibile, sostiene lieve incurvarsi di un ventre, estende un movimento fino al vivo dell'anima, lo lascia vivere... Vorrei esprimere la mia ammirazione per i disegni di Modigliani; ogni grazia vi si attua in stile, ed è lo stile stesso che ora ritroviamo nei dipinti allorché il pittore fissa sulla tela il proprio sentimento delle cose, la peculiare visione del mondo, dei ritmi e dei colori...
Pittore, non scorda la necessità delle arti di rispettare le convenzioni su cui si basano e che le accomunano. Così, il senso plastico delle forme, da lui determinato tramite valori equilibrati per forza di piani più che di colore, si manifesta in Modigliani già al primo approccio con l'opera sua, e con una forza tale per cui gli è stato possibile mutare i modi espressivi senza turbare in nulla il carattere della propria pittura.
Se un tempo strappava il rilievo tormentato di un viso da fondi bituminosi e densi di volumi; se codesto viso non era, per parte sua, che un oggetto di second'ordine del quale coordinava i tratti essenziali, bisogna riconoscere quanto siano evolute in tal senso le idee di Modigliani.
I fondi si rischiarano; prendono ad animarsi; vengono alimentati da una miriade di sfumature, mentre la loro nobiltà senza artifici partecipa alla vita della composizione. La figura stessa rivela un'anima nuova. La luce, infine, che il nostro pittore voleva uguale pressoché ovunque, fa esplodere la liea, la rende più sensibile e, pur nel rispetto dell'arabesco l'apre a sottigliezze più rare.
Si è potuto sostenere di Modigliani che le sue deformazioni non urtavano più il senso che si aveva della figura umana; non significa affatto che egli abbia rinunziato alle tendenze stesse della propria arte. Semplicemente ha approfondito le risorse che un pittore può ricavare dalla tavolozza e le ha realizzate. Da qui, l'evidente rivoluzione suscitata nella sua pittura; direi, addirittura, l'elevazione di essa.
F. Carco, Modigliani, "L'Eventail", 15 luglio 1919

Figura straordinaria, rapinosa, quella di Modighani! Nel corso di un'esistenza delle più disordinate, questo pittore-scultore, questo scultore-pittore riuscì a esprimere nudi meravigliosi e ritratti non meno eletti. Certo, si ripeté sovente; ma, nel complesso, quale assoluta originalità! Per ciò stesso le sue opere conquistano sempre. E che disegno, abile, sottile, d'una maestria folle, d'una qualità unica. Servendosi di un tratto sicuro, senza pentimenti, raffigurò nudi, visi, nei quali seppe imprimere ogni accento, senzacpesantezze,- che dico! - con una delicatezza assolutamente aracnea. Soltanto certi disegni di Lautrec possono star alla pari con questa maestria così esclusiva, così superbamente sfacciata. Eppoi, Modigliani appare più sintetico, più raffinato, più prezioso. Assomma in sé tutte le qualità della sua Italia, nervosa fine esaltata... Senza dubbio, parecchi dei suoi nudi sono troppo uniformemente di quel color albicocca che è stato di moda, e che trasformò tanti visi di ragazze in frutti così caldi e nostalgici; ma non preferite forse questo tono di Estremo Oriente - o patina dell'oppio - al rosa eczematoso che ci propinano tanti pittori?*Del resto, Modigliani ha dipinto anche voi, visi esangui, impalliditi da mali fisiologici o dagli eccessi. E ha rappresentato voi pure, vergini dolenti, dal capo reclino sul lunghissimo collo, fragile come uno stelo.. Mirabile pittore dei dolori. Ma, anche, Modigliani si gettava di colpo nella vita, la vita ardente forte rubizza. Sono molte le tele di questo genere: ragazzi traboccanti di salute, dai visi rossi, le zampe rosse; servette dai capelli neri o gialli, che si incollano come impomatati su fronti da criminali.
G.Coquiot, Les Indépendants, 1920
Fra i moderni non si trova che un solo 'pittore della donna' in senso naturale (e ciò toglie di mezzo Van Dongen): l'italiano Modigliani; un pittore di nudo che sarebbe stato accettato anche meno di Renoir... Da oltre dieci anni Modigliani, che aveva esordito nel gusto borghese, espone con i fauves e i cubisti. Ma se, dopo quello di Renoir, è il caso di proferire un altro nome, direi che, pur fedele alla lezione di Cézanne, egli non si lascia incasellare tanto facilmente. Modigliani è il nostro solo pittore di nudo .. Un giorno un commissario di polizia, o ispettore che fosse delle Belle Arti, fece togliere di mezzo le opere inviate da Modigliani a non so più quale Salon. Eppure, quanta spiritualità si sprigiona da una materia così ricca e bella, pastosa ma raffinata dallo scatto meditato con cui l'artista va in cerca di recondite preziosità; lui, che talvolta mostra di ammirare il candore e le risorse dei pittori-artigiani d'Italia..
André Salmon. L'art vivant, 1920


Il carattere irrequieto del Modigliani, suo ardore contenuto, si rivelano tutti nei suoi quadri. La sua natura si sfoga dipingendo e cerca attraverso linee contorte e tormentate, pennellate radiose e vibranti, la sua via. Temperamento focoso, fa pittura focosa. Anima sensibilissima, subisce l'ambiente che lo circonda pur restando fedele profondamente a sé stesso. L'arte del Modigliani non poteva svilupparsi che nell'atmosfera parigina... Giacché un quadro di Modigliani non può che piacere o urtare. La personalità dell'artista, spiccatamente aggressiva e autoritaria, non ammette accomodamenti. Per comprenderlo è indispensabile che lo spettatore sia dotato di quelle qualità visive e sensitive che facciano riscontro alla potenza emissiva dell'artista. In caso contrario, l'incomprensione è inevitabile... Mirabili soprattutto nell'opera del Modigliani sono i nudi. Essi vanno distinti in due categorie. Nella prima vanno posti quelli in cui si sente come Modigliani avesse davanti a splendide modelle emozioni non solo spirituali ed artistiche, ma appassionate e carnali. Nella seconda categoria vanno posti quelli, dirò così, più musicali e che anche riprodotti non possono in verun modo turbare i sonni del buon borghese. Non conosco 'nudi di pittori moderni che mi diano la sensazione potente dell'intimità spirituale vissuta fra il pittore e la sua creatura, come quelli del Modigliani. Non si tratta qui soltanto della solita bellezza dosata di un certo sensualismo animale: l'artista ha trasfuso in essi il suo godimento estetico, e come un mistico prega davanti all'ignoto, così egli adora la donna e attraverso il suo disegno prezioso, la sua pennellata raffinatissima, ne fa rivivere tutta la dolorosa fragilità. Sicché da taluni suoi nudi (come ad esempio quello dal titolo Nudo rosa) emana un senso assai più religioso ed estatico che da molti celebratissimi Budda di Angkor, di Ceylon, di Giava...
G. Scheiwiller, Amedeo Modigliani (1925), 1927


... è propriamente negli studi di nudo che si afferma il genio dell'artista. Questi nudi "di un sol getto" sono delineati con la bella disinvoltura di cui può riuscire capace un artista che domina il soggetto. Mai, in Modigliani, il senso della forma viene contrastato da un particolare anatomico; mai tratto distintivo d'un modello giunge a far deviare il corso o a rompere il ritmo dei suoi poemi plastici. Eppure questi nudi, i più belli che artista abbia mai disegnato dopo Ingres, non risultano arbitrari o astratti; al contrario, appaiono concreti e veri... Se egli stilizza le forme, lo fa in accordo con il loro carattere. I suoi grandi nudi sdraiati, resi mediante il succedersi di linee curve, ondulanti, sono ieratici nella loro semplicità... Gotico, Modigliani lo fu all'inizio, così come lo furono taluni grandi pittori del Trecento, un Barna o un Duccio. Le opere successive, di stile più elegante, fanno invece pensare a qualche quattrocentista, Filippino Lippi o addirittura Botticelli; in nessun momento, però, lo spirito d'analisi che ha indotto un Luca Signorelli o un Paolo Uccello a scorribande investigative nei nuovi dominî della prospettiva o dell'anatomia turba la coscienza del nostro contemporaneo. Drammatica, come avviene soltanto dei primitivi, o meglio, figurativa, l'opera di Modigliani, nata sul suolo di Francia dal contatto d'un genio italiano, tutto quanto imbevuto della tradizione migliore, con le forze vive del genio francese, questo crogiolo magico in cui la pittura mondiale si alimenta di continuo, ha mantenuto i propri caratteri etnici.
W. George, Modigliani, "L'Amour de l'Art", ottobre 1925

Modigliani segnava la fine di una profonda eleganza a Montparnasse, ma non lo sapevamo. Pensavamo invece che quelle lunghe giornate di pose da Kisling, quei disegni da caffè, quei capolavori a cinque franchi, quelle baruffe, quegli abbracci sarebbero durati per sempre.
J. Cocteau, ibid.


Modigliani fu il beneficiario d'un miracolo che preservò la sua pittura da qualunque lordura o bassezza: in essa, nessuna volgarità; al contrario, una distinzione realmente eletta e un'emozione cui è impossibile resistere.
P. Courthion, ibid.

Modigliani, come altri artisti moderni, per amarlo bisogna conoscerlo, vale a dire sorprenderlo nei momenti migliori, là dove la deformazione del vero è una felix culpa, là dove sua tavolozza (spesso un po' sorda) si chiarifica e raggiunge la preziosità dei veri pittori... Qui il pittore tocca l'altezza della poesia : Il sole e la lucerna del Pascoli. E che dire di certi suoi disegni? Si potrebbero paragonare agli etruschi per una semplicità di stile tutta loro particolare e son tuttavia così moderni nello spirito.
F. De Pisis, ibid.

Il suo viso era aperto, bello, di carnagione scura. Aveva il portamento di un gentiluomo, ma vestito di stracci e Picasso diceva che lui solo sapeva abbigliarsi tutto in velluto con camicie da operaio a quadri.
Max Jacob


Quando arrivai nel suo studio, era primavera o estate, lo trovai che lavorava all’aperto. Alcune teste di pietra – forse cinque – stavano sul pavimento di cemento del cortile davanti al suo studio ed egli cercava di adattarle l’una all’altra. Lo vedo come fosse oggi, chino sulle sue teste, assorto a spiegarmi che le aveva concepite tutte come parti di un insieme. Mi sembra che queste teste siano state presentate poco dopo, al Salon d’Automne, disposte a scala come le canne di un organo per meglio esprimere quel senso musicale che egli desiderava.
Jacques Lipchitz

Modigliani, pur bevendo disperatamente, all'alcool non doveva nulla del suo talento; nulla di più, alle diavolerie della farmacopea orientale. Lo asserisce un testimonio; un testimonio sentito tante volte, mai però colto in fallo. Ho detto che Modigliani non fu un ragazzo prodigio? Come d'improvviso, da una notte all'altra, da una notte volgare a una notte incantata, un pittorello diligente e assolutamente saggio, un bravo inquilino di rue Lepic si trasforma in vagabondo di genio. Il caso Modigliani è l'unico letteralmente miracoloso nell'universo dell'arte attuale. Miracolo più certo che quello dell'ignorante Rousseau il Doganiere, o quello di Utrillo...
A. Salmon, Modigliani, sa vie, son oevre, 1926
Gli è che la chiave dell'arte di Modigliani, la ragion d'essere delle deformazioni cui assoggettai suoi modelli - dai volti allungati, inclinati sui colli cilindrici che sostengono le teste quasi a modo di colonna -, il senso di spirituale levità che emana dalle sue opere, godimento che io non so paragonare se non a quello delle armoniose figurazioni d'una danza lenta, hanno un solo nome: arabesco. Per questo mi sembra che Modigliani - in un certo senso, ché il nostro artista resta pur sempre del tempo nostro (quello che viene in linea diretta da Baudelaire e da Rimbaud) è in ciò sta la sua virtù - sia della stessa famiglia dalla quale sono usciti i giapponesi e due italiani che si sono espressi con lo stesso linguaggio pittorico: intendo Simone Martini e Sandro Botticelli. Ma soprattutto al senese mi piace avvicinare Modigliani: a Simone Martini, quando abbandona la narrazione, per farsi pittore decorativo (decorativo, nel senso berensoniano)... Il disegno d'un pittore è come il diario intimo d'un letterato; in esso l'artista ti si rivela schietto, nei suoi caratteri essenziali, senza infingimenti e senza trucchi, che del resto l'aristocratico contrasto del bianco e del nero mal tollererebbe... Di rado vi si ritrovano preoccupazioni chiaroscurali; molto spesso è un segno uguale e sottile, che si snoda filato leggero, con singolare purezza, chiudendo le forme in un ben ritmato giuoco d'arabeschi di una squisita eleganza. Le curve s'intrecciano e si combinano via via con un senso quasi musicale, fra pause e riprese, incroci e sospensioni; suggerendo più che descrivendo, sintetizzando e non analizzando. E come il motivo d'un flauto pastorale evoca con le sue modulate cadenze tutto un mondo nostalgico ideale, così l'arabesco di Modigliani supera la realtà minuta del modello, inalzandolo in un mondo diverso e superiore, dove donne nutrite d'uno strano languore hanno corpi di una virginea purezza.
L. Vitali, Disegni di Modigliani, 1929


Picasso, Modigliani e gli altri giovani artisti di Montmartre e Montparnasse vissero le stesse esperienze artistiche ed emozionali durante i tempestosi anni del cubismo e dell'arte negra, rimanendo tutti, più o meno, coinvolti in questi due importantissimi movimenti. La grandezza di un artista consiste nel particolare grado di reazione agli impulsi del suo tempo, nell'abilità a intenderli e nel disfarsi delle proprie dominanti più tipiche. Mentre si riscontra sia in Picasso sia in Modigliani lo stesso spirito vivificante - lo spirito del genio - l'arte di ciascuno dei due appare del tutto individuale. L'arte di Picasso è visionaria: egli riesce a vedere altrimenti che con una vista normale; e la visionarietà, secondo Webster, è l'atto o la potestà di percepire visioni mentali, come quelle dell'immaginazione. L'arte di Modigliani è una rivelazione, e rivelazione, secondo Webster, è svelare, 'dischiudere'. I ritratti di Modigliani sono brani descrittivi: il suo occhio registra le sembianze con audacia, e una sorta di energia drammatica deriva alla maggior parte di essi proprio dalla semplicità impressionante con cui vengono presentati. Molta di questa gente ci fissa dalle tele, penosamente conscia della propria vita fragile, angusta, malsana, con il proprio terrore, la propria miseria o la morbida sensibilità chiaramente svelati. Ogni personaggio sopraffà l'immagine, e ogni immagine è una sintesi che spesso si rivela spietata, brutale. Modigliani non amò né le anime né i corpi, e dipinse questi ultimi con tale franchezza che le loro anime più o meno infelici attraggono il riguardante anche se aborre. Presumibilmente, nessuno era per lui insignificante o privo di interesse.
M. Dale, Modigliani, 1929


Per poter capire gli impulsi che agirono veramente in Modigliani, bisogna cercar di scordare il milieu parigino e rifarci all'arte italiana del 500, quella che scaturisce dal realismo naif di Giotto, per poi rifugiarsi in una visionarietà delicata. Possiamo discernere nella sottigliezza pensosa dei visi di Modigliani qualcosa di peculiare che l'arte del Botticelli aveva portato nella pittura italiana... Così, l'ascendente di Parigi su Modigliani dovrebbe essere ridotto agli effetti di quella felice atmosfera che raffina i sensi, stimola gli entusiasmi, crea uno spirito di emulazione; e nulla è più vero del fatto che la natura di Modigliani trovò a Parigi gli elementi favorevoli al proprio sviluppo. Ma questo è tutto. La sua emotività si sviluppò a un punto tale che tutto in lui venne spinto agli estremi; e come la sua sensibilità si fece più acuta, crebbe l'intensità delle emozioni. Tale il motivo per cui lo svolgimento delle ultime opere di Modigliani non fa registrare alcuna novità di forma o di tecnica; vi troviamo soltanto mutamenti verso un acume più intenso nelle facoltà percettive di ordine sentimentale, che unisce, fonde definitivamente la composizione, mentre in opere precedenti l'emozione rimaneva spesso localizzata. Possiamo osservare, in questi lavori estremi, una sorta di abbandono all'immediatezza visiva, un abbandono ai fatti impulsivi che vanno oltre qualunque preordinazione e sembrano sottratti ai poteri dello spirito. La rapidità nell'improvvisazione è subentrata alla lentezza derivante dalla riflessione, dal bisogno di sperimentare, dalle difficoltà e dalle speranze. I ritratti e i nudi sono modellati con una rapida calligrafia veloce, come da gesti meccanici, e sono tali felicissimi gesti dell'inconscio a fornire il meglio dell'opera di Modigliani.. La profonda tristezza del suo destino permea tutte le opere di lui, caricandole del loro valore sostanziale. Questa tristezza, infusa nei visi delle donne ritratte, li permea di un ineffabile pathos. Difficilmente si dà un nudo femminile che non abbia il viso marcato dalla malinconia dell'artista: la tristezza dorata o distaccata, che li fa sembrare incomparabilmente casti. L'opera di Modigliani, così intrisa di straordinarie qualità sensitive, ci concede una sorta di diletto difficilmente reperibile fra i migliori pittori dei nostri giorni.
C. Zervos, Catalogo della mostra alla galleria De Hauke & Co., 1929


Botticelli moderno, tutto bruciato dal fuoco dello spirito, che rende esili, quasi immateriali le sue creature, per lasciarne meglio trasparire lo spirito meditativo e gentilmente malinconico.
M. Sarfatti, Storia della pittura moderna, 1930

Tutto è riflesso nella sua arte, la grandezza e la generosità come la violenza sensuale. Ma, poiché si tratta di arte, la sua virtù e i suoi vizi non sono più riducibili a positivo e negativo come nella vita morale. A creare il fantasma artistico hanno concorso tanto le aspirazioni ideali, quanto le deviazioni sensuali, anzi la loro coesistenza ha prodotto quello che oggi si comprende come l'equilibrio mirabile dell'arte sua. Davanti ai nudi di Modigliani ho udito i pareri più discordi: chi si commuove per la loro castità e chi sembra inorridire per la loro spudoratezza. Eppure non sono mai suscettibili di un giudizio di costume, perché né sono pezzi di natura, né sono associati con particolari nature, anzi per via parallela giungono alla realtà fantastica delle forme e dei colori. Se poi quel fantasma è pervaso di senso, vuol dire che l'arte di Modigliani non è fantasiosa, ma vibrante di vita concreta... Cézanne gli aveva insegnato a costruire in profondità, ma la linea amata per se stessa portava necessariamente verso la decorazione; l'architettura fantastica di masse e volumi allontanava dalla bellezza obiettiva, dalla grazia, dall'eleganza, e la linea rimetteva in valore tutti codesti ideali, ma disfaceva naturalmente l'architettura e riportava l'immagine alla superficie. Modigliani sentiva la necessità di non rinunziare alla terza dimensione e di seguire tuttavia la linea sulla superficie; tracciava la bella curva, ma occupava con la sua curva parecchi piani sovrapposti; dava la sensazione simultanea di una zona di colore distesa e di una massa di volume; accentuava un colore puro e subito lo accompagnava con una zona neutra per suggerire l'accordo tonale; occupava spazio e subito ribaltava l'immagine alla superficie; contorceva non la posa ma la forma dell'immagine. Oggi a noi sembra che, data la premessa cézanniana, egli non potesse in altro modo giungere alla grazia decorativa. Se avesse mantenuto le proporzioni misurate, la linea poteva svilupparsi separatamente in profondità o in superficie, ma non abbracciare simultaneamente tutte e tre dimensioni. Se la sua linea decorativa si fosse aggiunta alla costruzione in profondità, l'effetto sarebbe stato quello di una consueta accademia. Perché, anzi che aggiunta, nascesse insieme con la massa pittorica, la linea doveva non essere contorno, doveva sommuovere le masse verso un nuovo ordine e una nuova proporzione. Perciò il prolungamento dell'immagine di Modigliani, eccessivo di fronte alle misure naturali, è stato la necessità essenziale di un gusto che conteneva in sé l'antitesi della profondità e della superficie, del costruttivo e del decorativo, dell'ideale conoscitivo della realtà e del puro fantasma della grazia. Nell'età in cui Modigliani è vissuto, affiorarono al di qua delle trincee tutte le antitesi, le frammentarietà e le disarmonie morali: e anch'egli ne sofferse. Pure seppe allontanarsi dal gusto che lo attorniava, e soprattutto dalle artificiali e glaciali astrazioni del cubismo e del futurismo. La sua sensualità stessa lo tenne lontano da ogni schema e lo immerse nella natura. Ne risorse talvolta nei suoi momenti migliori, per lasciare scaturire una vena di sentimento tanto più pura, quanto più aspro n'era stato il passaggio fra le rocce.
L. Venturi, in Catalogo della Biennale di Venezia, 1930

Sensibile, delicato, di razza, talento di formazione eminentemente estetica, si afferma come disegnatore nato, e predestinato soprattutto alla scultura. Ma, pur in mancanza di elevate doti coloristiche, in pittura seppe valersi di un gioco di contrasti sempre coordinati con felicità per conferire scatto e tono al risultato. I suo talento, non sprovvisto di malizia, si colloca così fra i più accattivanti della pittura moderna.
A. Basler, Modigliani, 1931


Di notte soleva porre delle candele sopra ognuna delle sue sculture e l’effetto era quello di un tempio primitivo.
Jacob Epstein


Enfin j’allumai une bougie et lui proposais de rester diner avec nous. Il prenait plaisir à prendre ses repas chez nous et mon invitation arriva à le calmer. Pendant que je préparais le diner, il me demanda de relever la tête quelques instants, et, à la lueur de la bougie, il esquissa un admirable dessin, sur lequel il écrivit: “La vita è un dono: dei pochi ai molti: di Coloro che Sanno e che hanno a Coloro che non Sanno e che non hanno”.
Lunia Czechowska


Modigliani amava di notte errare per Parigi e spesso, ascoltando i suoi passi nel silenzio assonnato della via, mi avvicinavo alla finestra, e, attraverso la gelosia, seguivo la sua ombra, che indugiava sotto le mie finestre. […] Una volta non fummo chiari nel darci appuntamento, ed io passando da lui non lo trovai a casa. Decisi allora di aspettarlo qualche minuto. Tenevo tra le braccia un mazzo di rose rosse. La finestra sulle porte chiuse era aperta. Non sapendo che fare, mi misi a gettare rose nell’atelier. Poi, senza aspettare Modigliani, me ne andai. Quando ci incontrammo, egli mi manifestò il suo stupore: come avevo potuto penetrare nella stanza chiusa, se la chiave l’aveva lui? Gli spiegai quello che avevo fatto: “Non è possibile, erano sparse così bene”.
Anna Achmatova

... poeta ardente e pittore grande fra i grandi Passò come una meteora; tutto grazia, tutto collera, tutto sprezzo. La sua anima altera di aristocratico aleggiò a lungo fra noi nei riflessi cangianti dei suoi begli stracci versicolori.
P. Guillaume, ibid.

L'arte dell'ultimo Modigliani va ben oltre la percezione del pulviscolo cromatico nel quale si è dissolta l'esperienza integrale del primo impressionismo: in essa è sovente perfetto l'equilibrio tra l'angelica e decaduta poesia interiore dell'artista, e i colori, le forme, le linee soprattutto che ce ne restituiscono un 'correlativo' di cristallina obiettività. Quanto prima, quanta storia consumata. quanto carico di tempo e di errori in quest'arte! Pittura d'oggi come poche altre, e perciò appunto, è facile prevederlo, pittura di sempre.
E. Montale, ibid.


... un'arte assolutamente del nostro tempo e di razza, d'una sensibilità straordinaria.
A. Dunoyer De Segonzac, ibid.


... era un grande artista, e la sua opera ne è la testimonianza più piena. Tele improntate a un'alta elezione; la volgarità, la banalità, la grossolanità rimangono escluse.
M. Vlaminck, ibid.


Fu uno degli amici superstiti di Apollinaire, ma non partecipò ai movimenti dei contemporanei Né ebbe interesse al cubismo, se non per un momento brevissimo; e quando questo si esaurì, anziché passare come Picasso e altri all'italianismo incoraggiato da Diaghilev, egli si isolò in un pungente pseudo-primitivismo, più consono alla sua materia. .. Codesta ieraticità, in lui come nel Greco - ma rinunziamo ad accostarlo al Greco per qualunque altro motivo -, doveva condurlo ad allontanarsi dal Rinascimento. Però l'arte di lui si qualifica soprattutto per la refrattarietà a ogni dipendenza, tanto contemporanea quanto mediata da contemporanei ... Anche l'etichetta di fauve, di 'selvaggio', non gli conviene, benché a Montparnasse lo si sia sentito ruggire: c'è troppa sicurezza, troppo tenero rispetto nel suo mestiere. Piuttosto lo paragonerei ai primitivi giapponesi, che così spesso sembrano richiamati dai primitivi toscani.
C.-A. Cingria, Catalogo della mostra alla Kunsthalle di Basilea, 1934


... voglio dimostrare che egli dipingesse in trance riuscendo a moltiplicare la sua anima e a farla sortire fuori di sé, in estasi. Io credo che egli vedesse, nella sua tela, le cose prima che vi fossero disegnate e dipinte. E, di materiale atto, stando in trance, non doveva fare altro se non passare sopra alla sua visione; con segni, dapprima; e riempimenti di spazi di colore, dopo. Colore che sparso, in un primo tempo, a fiocchi sopra la tela, veniva ad intensificarsi grado grado che la visione cedeva posto alla realizzata immagine.. Egli, nel ritrovarsi in stato di grazia, era un santo amoroso; era un santo di cui non ritrovo qui per qui, riscontro; e né nella storia dei miti, né in quella della chiesa cristiana. Ma egli era, sì, un santo (come san Luca, pittore); Modigliani era un santo, e, se io possedessi denari, proporrei, alle sante congregazioni religiose, la sua beatificazione; accanto ai già beati Benedetto da Norcia, e Filippo Neri. Ché in quanto ai miti pagani, il santo a cui più di tutti Modigliani assomiglia è Apollo. Certo, le figure di Modigliani sono pure, come quelle dei pittori greci e romani. Il suo disegno è quanto quello delle Giocatrici di astragali (pittura ercolanense monocroma). Vale a dire che Modigliani è uguale al più bel disegno, che c'è rimasto, di mano degli antichi. Dopo gli antichissimi, soltanto Giambellino e Pisanello o Antonio Pollaiolo, o Hans Holbein disegnarono chiaro quanto Modigliani; ma nessuno disegnò più chiaro di lui. E, del nostro primo Rinascimento, lo stesso Piero della Francesca, l'istessissimo Masaccio gli sono inferiori. Piero della Francesca, è, rispetto a lui, duro, tagliente, spigolato, con rifiniture accademiche; adopera cose inutili; prende posizioni troppo ragionate a freddo. A freddo; come, poi, ragionò quasi sempre, nelle opere, ed anche nei disegni per l'Elogio della Pazzia di Erasmo, Hans Holbein.
L. Bartolini, Modí, 1938


Ce ne sono stati tanti prima: con più genio, con più sapienza, con più resistenza, con più speranza. Ce ne sono stati tanti che sono andati più in là prima e dopo. Ma Modigliani è uno. Modigliani è indivisibile. La sua storia comincia e finisce con lui. E anche la sua pittura. Modigliani è l'unità dell'anima. Era un peccatore rovinoso, di quelli che bruciano e tutto consumano per arrivare al centro dell'anima. Il colore era l'emanazione di questo centro: la sua radice e la sua estasi. Quando s'è voluto teorizzare sulle sue gamme ne è venuto fuori un riassunto da laboratorio. Per raggiungere l'ansietà dei rossi Modigliani ha vissuto sul bruciato. Ha peccato. Ha espiato. Ha peccato ancora. Come santa Caterina cercava il suo rosso. Era un presentimento e una vocazione. Le donne erano fuoco. La pittura era fuoco. Parigi come Babilonia la capitale del male. La vedeva rossa come i senesi la città del demonio. E rosse le facce delle donne dai cui occhi l'anima dipartita alitava nell'aria arrossandola. Quando Modigliani consumò l'ultimo rosso morì... Della Scuola di Parigi non ha la variabilità degli stili né l'intemperanza. Non si affanna dietro i sistemi. Non ha un sistema. Non ha idee da imporre né da servire. Non è come Picasso un panorama. E' un isolato come Rouault di cui ha lo stesso amore per le tonalità calde. Ma il suo bruciato non proviene da avventure luministiche. Non è una mano erudita come Derain... L'espressione monodica è fondamentale nello stile di Modigliani. Al fondo del suo essere c'è qualcosa di orientale non soltanto per l'origine semitica. La tendenza al simbolo e al motivo, la ripetizione, la forma chiusa e il colore. Quel ritmare e cadenzare. L'eleganza del segno ininterrotto che quasi raggiunge la stilizzazione. Quel caricare la linea e duttilizzarla sino alle curve più melodiose. La stessa insistenza di alcune effusioni. La puntualità dei ritorni e lo stretto numero del suo repertorio ridotto a una tipologia unica e facilmente riconoscibile. La fedeltà alla figura umana elevata a immagine. E questa immagine sempre ardente e piena di grazia che varia e si riproduce nella medesima fissità. La linea è intangibile. La struttura del corpo umano è l'orizzonte sensibile di questo orientale temperato in Toscana.
R. Carrieri, Amedeo Modigliani, 1950


... era lungi dall'essere soltanto un realista. Al contrario, egli risolse ripetutamente uno dei problemi più difficili della ritrattistica moderna: come esprimere la realtà oggettiva in rapporto con la segreta costrizione esercitata dall'artista. Il vigore del suo stile estingue la realtà puntuale, e di fatto le sue figure hanno a volte il fascino dei pupazzi dei ventriloqui: sono credibili e assolutamente dotate di carattere, ma sarebbero scialbe, inconcepibili senza l'animazione formale.
J. Thrall Soby, Catalogo della mostra all'Art Museum di Cleveland e al Museum of Moder Art di New York, 1951


... un giorno scopre l'arte negra; ma mentre Picasso vi ritroverà lo spirito dei primitivi catalani, in quelle statuette - che amava - Modigliani non sarebbe riuscito a scorgere nulla di toscano. La passione per l'arte negra lo risolve a farsi scultore... Nessuno però ha capito perché di colpo egli abbandoni la scultura dopo i primi risultati importanti; perché l'abbandoni per ritornare alla pittura. Dalla scultura aveva ottenuto ciò che con tanta ansia cercava da anni: gli aveva rivelato se stesso, l'aveva restituito a un'Italia purificata dal suo italianismo, un'Italia vera, nobile, popolare e piena di grazia. Sull'importanza del disegno in questa pittura, che forse non sarà geniale ma è schietta, viva, densa di risonanze, sull'eleganza manierata del suo arabesco quasi botticelliano è stato detto tutto. Invece, raramente si è chiarito quanto la pittura di Modigliani debba alla scultura, specie per la modellazione delle figure: il collo lungo, la sua attaccatura alle mascelle, l'ovale del viso, il profilo sottile del naso e gli occhi a mandorla, mezzo vuoti, sono caratteristiche della scultura, particolarmente di quella in legno. Pittura manierata, certo, ma sensibile, umana in un mondo dove l'arte tendeva sempre più a disumanizzarsi, seguendo e precedendo gli esempi della vita. Pittura manierata, cioè meditata, l'ultima che rifletta ancora la poesia esistenziale, la dignità della condizione umana. Quanto all'eleganza espressiva delle figure, non si trattava d'altro che dell'eleganza eletta e armoniosa dell'arte toscana. Già, perché grazie a Modigliani l'Italia era presente a Parigi, soprattutto nei ritratti nei quali, anche con le deformazioni espressioniste, Modigliani non manca mai di rispetto alla figura umana...
G. Di San Lazzaro, Modigliani - Portraits, 1957


La carriera di Modigliani è la storia d'una lunga riflessione del e sul viso umano. I suoi capolavori ispirano lo stesso rispetto che si prova dinanzi all'abside dorata della cattedrale di Torcello, là dove si allunga e s'inchina al di sopra dei fedeli la Vergine col Bambino, oppure dinanzi alle Madonne senesi. Amedeo Modigliani traspone nell'universo profano del quadro di cavalletto la visione sensibile dei maestri da lui studiati e amati: nel cuore di una Babele cosmopolita reinventa una Bisanzio intima, ed egli stesso è il modesto basileus della vita privata dell'aldilà, il fra' Amedeo degli angeli decaduti. Attraverso strade apparentemente fuori mano, sapendo benissimo - da Lautrec a Cézanne, dall'arte negra ai senesi - scegliere il meglio ovunque si nascondesse, Modigliani riscopre senza la menoma traccia di 'museo' o di reminiscenza ossessiva, la pura tradizione della figura condotta al massimo dell'esaltazione, che va da Bisanzio ai senesi, dai Lorenzetti a Botticelli... Così una delle opere più fieramente silenziose di quel tempo è stata conclusa da un giovane che viveva nel centro stesso del tumulto... Una fra le opere più umane è stata pensata negli anni d'uno fra i maggiori scompigli dell'umanità che la storia abbia conosciuto.
C. Roy, Modigliani, 1958


Caratteri come il suo non possono essere modificati, influenzati, né si può indurli a condurre una vita più ordinata. […] Non aveva mai nulla, perché era incapace di conservare qualcosa. […] Aveva quotidianamente preoccupazioni e difficoltà, ma questo non turbava la sua estrosa allegria. Amava troppo la vita, che fioriva allora ancora in un alone romantico.
Ludwig Meidner